H o g s m e a d e - Stamberga Strillante - James Hawkins/ Milo Thach

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  « È la cosa più pericolosa che avresti potuto ideare. Mi piace. »
« Lo so, lo so, è folle. Ma è l'unico modo per entrare in quella stamberga! Si dice che è il posto più spaventoso e infestato di fantasmi dell'Inghilterra. Stupendo, no? »
Sorrise tutto contento mentre studiava ancora una volta il suo brillante piano per riuscire a infiltrarsi in quel posto. Non era pazzo, era solo curioso.
Secondo le sue ricerche doveva esserci un passaggio sotterraneo per riuscire ad entrare, ma sulla mappa non specificava dove si trovava, e questo era un problema.
« Non chiedermi ancora una volta come faremo ad entrare, perché non lo so! »
Sbuffò sospirando. Faceva parecchio freddo, la neve gli stava congelando i piedi e non si sentiva più il naso. Tirò su gli occhiali, ammirando ancora una volta quel posto da dietro la recinzione.


Jim era un ragazzo spericolato, senza regole, gli piaceva l'avventura, e faceva tutto ciò che gli passava per la testa, senza badare alle conseguenze.Qualsiasi cosa anche solo minimamente pericolosa, lo attraeva, lui e il pericolo erano come due calamite. Così, non esitò neanche un secondo quando Milo gli raccontò che c'era un modo per entrare nella stamberga.Certo che, un passaggio sotterraneo non era facile da trovare e, se qualcuno li avesse scoperti, sarebbero finiti nei guai. Stettero qualche momento davanti la recinzione a osservare ancora una volta la stamberga, in silenzio, aspettando una soluzione a quell'enigma.
Quel silenzio, accompagnato dalla gelida temperatura che aveva portato la neve, fu interrotto dalle parole di Jim .
« Allora, potremmo cercare questo passaggio, se non c'è altro modo di andarla a vedere almeno un po' più da vicino... »
Aveva un tono pensieroso mentre diceva quelle parole. Infatti, si portò le dita alla fronte , poi si girò verso l'amico.
« Ameno che, tu non sia così coraggioso da volermi accompagnare ad entrare sul serio lì dentro.»
Adesso aveva un tono di sfida, con un sorrisetto in viso e un sopracciglio inarcato.  


  « C-cosa? Senza prima accertarci che ci sia realmente un passaggio segreto che ci conduca lì dentro? »
Un brivido gli scese lungo tutta la schiena. Solo lui aveva letto delle leggende che si raccontavano su quella stamberga.
« Si dice che--di notte, si sentono delle urla inumane provenire da lì... »
Defluì, allargando un po' la sciarpa che gli avvolgeva il collo.
« E tu vorresti varcare la recinzione che ci separa per andare a dare un'occhiata in quel posto? »
Guardò il Grifondoro con gli occhi sbarrati, incredulo che fosse così convinto di quel pessimo piano che lui stesso gli aveva accennato.
« Ammetto che anch'io ero curioso di scoprire questo misterioso passaggio segreto, ma non avevo la minima intenzione di entrarvici dentro! »
Indietreggiò di qualche passo, mentre balbettava appena.


   « Senti, o troviamo un passaggio segreto, o ci andiamo scavalcando la recisione, semplice no? »

Guardava di nuovo verso la stamberga, ma quando si rigirò verso l'amico, notò subito un'espressione pressoché preoccupata di quella folle idea.
« Che c'è? Hai paura di quella vecchia baracca? »
Aveva assunto un tono di superiorità, con sfumature sarcastiche.
Si divertiva a stuzzicarlo di tanto in tanto, non lo faceva per cattiveria, era solo per staccarsi dal monotono e scherzarci su. Il suo senso dell'umorismo era parecchio alto e lo usava anche troppe volte.
« Eh dai Milo, non dirmi che non vorresti vedere cosa c'è lì dentro, sarà divertente. »
Continuò a scrutalo con quel sorrisino maligno, sicuro di sé. E, prima che potesse rispondere, lo interruppe per aggiungere qualcos'altro, mantenendo costante il suo sarcasmo.
« Allora, preferisci ritornare al castello? »


  A braccia incrociate lo guardava, completamente contrario alla sua idea. Non era un Grifondoro coraggioso e pronto all'avventura, era solamente un povero Corvonero amante del sapere e desideroso di stare lontano dai guai.

« Che tu sei dannato Jimbo! »
Esclamò poi, quando non aveva più scuse da sottoporgli. Tecnicamente, era proibito scavalcare la recinzione. Quella stamberga era stata chiusa e isolata molti anni prima, e probabilmente un motivo c'era, si chiese.
Si sgranchì le gambe, fece schioccare le dita, a modo suo stava riscaldando il suo corpo. Non era molto atletico, lui e il movimento fisico, così come lo sport, era due mondi paralleli.
Mise un piede in una piccola sporgenza, poi mise l'altro in una più su. Strinse forte i pugni, tenendosi ben saldo. Ma quando stava per sollevare la gamba per oltrepassarla, l'altro piede si ingarbugliò in qualcosa che non capì.
Cadde facendo un rotolone all'indietro, atterrando sulla candida neve a testa in giù, seguito da un gemito di dolore.


   « Che tu sia dannato Jimbo! »

Ripeté le parole del corvonero goffamente.
Poi iniziò ad aggrapparsi alla recinzione per scavalcarla.
Nel frattempo vide Milo che si preparava a salire con dei movimenti tutt'altro che spontanei. Fece una risata il più silenziosa possibile per non farsi notare.
E mentre si era distratto distogliendo lo sguardo, la sua attenzione fu subito riconquistata da un sordo tonfo che aveva fatto l'amico cadendo per terra.
Jim si era quasi imbarazzato per il ragazzo e stavolta non riuscì a trattenere le risate vedendolo a testa in giù. Lo raggiunse, pur avendo le mani sui fianchi dalle risate.
« Su, rialzati. Ti sei fatto tanto male? »
Gli porse la mano una volta calmo aspettando la presa del ragazzo, non sembrava che non si fosse fatto nulla, affatto; il suo viso era violaceo e non si capiva se lo era per l'imbarazzo, il dolore, o il fatto che fosse a testa i giù.
« Vuoi che ti accompagni in infermeria? »


  Era completamente immerso nella neve, aveva il corpo gelato. Provò a rimettersi in piedi ma le braccia e le gambe gli facevano un male tremendo.
« Arg--»
Si lamentò mentre si girava di schiena, ancora coricato sulla neve. Aveva il viso completamente ricoperto di neve, gli occhiali gli ricadevano sul mento.
Molto lentamente si rimise in piedi, ripulendosi dalla neve e reggendosi con la staccionata.
« Non è stata una buona idea...»
Esclamò con un filo di voce mentre riprendeva fiato.
Aveva un occhi nero e la mano destra gli sanguinava. Tirò su col naso asciugandosi una goccia di sangue che gli fuoriusciva.
« SI, sarebbe meglio andare in infermeria. Ho la sensazione di essermi rotto qualcosa. »
Provò a fare due passi, ma le sue gambe si afflosciarono. Sentiva dolore in tutto il corpo.
Decisamente non era fatto per questo genere di cose.


  « E invece sì che è stata una buona idea, perché abbiamo capito che non si supera la recinzione se non sai farlo. Potevi anche chiedere a me! » 

Disse ironicamente prendendolo in giro. Mentre metteva il braccio del ragazzo sulle sue spalle.
« Guarda come ti sei conciato, adesso cosa diremo che hai fatto una volta arrivati lì, vorranno spiegazioni suppongo... »
Si stavano incamminando molto lentamente verso la scuola, con tutta quella neve non era facile camminare, c'era il rischio di scivolare e non era il massimo dopo le condizioni del compagno, finire di nuovo per terra.
« Magari, potrei farti vedere da un mio amico, lui se ne intende di queste cose, e così non spiegheremo niente in infermeria e non finiremo nei guai.»
Quella di Jim non era una buona idea, era la prima cosa che gli era passata in mente. Tutte quelle ferite sicuramente non potevano essere guarite da un ragazzino della loro età... Ma nonostante lo sapesse, guardò Milo in attesa di una risposta, con un sorrisetto speranzoso.


   « Buona idea. La migliore di oggi,direi! »

Affermò ironico, cercando di sorridere, ma quasi tutta la faccia era dolorante. Si sentiva come se l'avessero preso a pugni in faccia, e non era una bella sensazione.
Cercò di aggrapparsi alla spalla di Jim, cercando allo stesso tempo di non farlo stancare troppo.
La strada per il ritorno era tutta in salita e lui riusciva a malapena a muovere le gambe.
« Ma chi sarebbe questo tuo amico? Sai, non vorrei stare peggio di come sto già...»
Le idee che venivano a Jim erano, per la maggior parte, strane e assurde. Non voleva neanche immaginare a quale amico si sarebbe affidato per le sue cure, ma se doveva essere sincero era leggermente preoccupato.
L'idea di andare in infermeria era la migliore, ma non voleva far perdere punti alla sua casata dicendo che si era ferito cercando di oltrepassare la staccionata della Stamberga Strillante, che tra l'altro era proibito avvicinarsi.  


  


The Big Four StoryWhere stories live. Discover now