[ ɪ ] --- ∫ m o d e r n A U ﹐ -- Elsa\ Anna ∫

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La giovane ragazza ventenne era appena entrata nel mondo del lavoro, ma era dura, davvero dura.
Aveva trovato una modesta casa in periferia dove non pagava molto ed era lontana dal caos della città. Odiava il rumore fastidioso che producevano le automobili, lo smog, la confusione che trovava giornalmente sui marciapiedi, la criminalità. Tutte quelle cose tipiche di una città.
Ma aveva bisogno di quei soldi per mantenersi da sola, e quando poteva aiutava anche la sorella come meglio poteva.
Da qualche mese aveva trovato un lavoretto come barista ma non era andato molto bene, era frequentato da cattiva gente; molte volte si era lamentata con il proprietario di alcuni uomini che le impedivano di fare il suo lavoro.
Così dopo poco si licenziò.
La sua grande fortuna fu quella di trovare un piccolo impiego in un ospedale, non che facesse l'inserviente o prendeva il posto di un dottore, si occupava solo dei pazienti meno gravi.
Le piaceva quel lavoro e lo svolgeva piuttosto bene, nessuno si era mai lamentato di lei. La paga non era molta, ma le bastava.
Quella mattina aveva il giorno libero ed aveva ricevuto un messaggio dalla sorella Anna, sarebbe passata da casa sua per salutarla.
Non si vedevano molto a causa del suo lavoro ed Anna frequentava ancora la scuola, poteva raggiungerla per le vacanze o i weekend.
Avrebbe preso un autobus che l'accompagnava quasi di fronte casa sua, così Elsa si preparò ed uscì di casa per andare a raggiungerla.
Anna era già arrivata, così affretto il passo per raggiungerla ed abbracciarla.
‹‹ Anna! Spero che tu abbia fatto un buon viaggio. ››


Quando la sorella maggiore si trasferì in periferia a causa del suo nuovo lavoro, Anna decise di rimanere nella casa dove avevano vissuto insieme fino ad allora.

Era un'abitazione molto carina, che non molte persone potevano permettersi, aveva un grande giardino e molte stanze; era rimasto a loro dopo la perdita dei genitori ed Anna, non intendeva andarsene. Anche perché nella grande città dove viveva, c'era la scuola che stava frequentando, dove intraprendeva degli studi che, tra qualche anno o più, le avrebbero dato una spinta in più verso la sua futura carriera.
Le piaceva tanto la sua città, la sua casa, il modo in cui stava gestendo la sua vita.
Era normale però che molto spesso, si chiedeva che cosa stesse facendo Elsa o dove si trovasse di preciso. Non si sentivano abbastanza, erano entrambe troppo impegnate e prese dalle proprie cose e finiva infatti che non si riuscivano a vedere per periodi troppo lunghi.
Era invece bello quando riuscivano finalmente a trovare un giorno libero che coincidesse per entrambe.
Quel giorno, era stato così.
Anna aveva proposto di andare fino a casa della sorella Elsa e, con sua grande gioia, Elsa era d'accordo.
Dopo scuola quindi, passò da casa per posare i libri e prendere una semplice torta che aveva preparato e per portarla con lei dalla sorella.
Era sicura che, dato il lavoro che faceva non aveva molto tempo per cucinare cose del genere. Ma, anche volendo, non era mai stata tanto brava a cucinare.
Anna invece si dedicava spesso a piccoli hobby del genere ed era anche piuttosto brava.
Si affrettò a recarsi alla fermata dell'autobus. Era spesso in ritardo e a volte li perdeva, ma questa volta, non era stato così.
Il viaggio durò meno di quando pensasse, e poco dopo si ritrovò dove previsto.
Appena scesa, trovò la sorella che le venne incontro, e fu molto felice di rivederla.
‹‹ Oh, non preoccuparti per il viaggio, è andato molto bene, anzi pensavo fosso più lungo, sarebbe stato ancora meglio se non fosse per il fatto che un vecchio signore si era preso metà del mio sedile e stava per -- Aspetta, che? ... Non è meglio se andiamo?! Ho preparato una cosa per te! ››
Le fece  un sorriso a trentadue denti e le porse la torta che era arrotolata in un lenzuolo ricamato con dei piccoli cristalli di neve blu.


‹‹ Oh Anna che pensiero gentile! ››

Esclamò non appena prese tra le mani quel caldo dolce che le aveva preparato la sorella.
Lei non aveva mai il tempo per mettersi ai fornelli e cucinare qualcosa, mangiava sempre cibo da fast food, o a volte ordinava qualcosa e se la faceva portare direttamente a casa.
Portò il naso verso il vassoio e un buon odore salì, aveva parecchio appetito e non vedeva l'ora di consumarlo con la sorella.
‹‹ Vieni andiamo a casa, Fiocco ti aspetta. ››
Anna andava matta per la sua gattina bianca come la neve, ogni volta che veniva a farle visita giocava sempre con il suo gattino, anche Fiocco si era affezionata e ogni volta che la vedeva arrivare la riempiva di feste e fusa.
‹‹ Sarai affamata. Purtroppo non ho niente da mangiare pronto, ma possiamo andare a fare la spesa o mangiamo fuori. ››
Sorrise incamminandosi verso la stradina che portava a casa sua.
Era un posto abbastanza silenzioso e non aveva vicini di casa, ma Elsa non dispiaceva mai stare da sola.
Prese le chiavi dalla tasca e aprì il portone.
‹‹ Sai già per quanto tempo resterai? Devi raccontarmi assolutamente tutto, intesi? ››
Le fece l'occhiolino mentre si dirigeva verso la sala da pranzo e la cucina.
Come previsto il suo gatto iniziò a strusciarsi sui piedi della sorella.
‹‹ Oh su, lasciala in pace Fiocco. ››
Disse scherzosamente mentre riponeva il vassoio sul tavolo.
Raggiunse poi la Anna e l'aiutò con i bagagli troppo pesanti per lei.
Fortunatamente ogni volta che Anna veniva a trovarla si sentiva proprio come a casa sua e non un'estranea.
Elsa avrebbe tanto voluto che fosse così sempre.


Anna non vedeva l'ora di arrivare a casa della sorella, era molto impaziente perché era sempre un gran piacere per lei. Soprattutto quando ad accoglierla era il gattino Fiocco, che adorava e che, quando poteva, si prendeva cura di lui viziandolo con tante coccole,  dolcetti e regali.

‹‹ In realtà non molto, però possiamo comunque andare a prendere qualcosa dove vuoi! ››
Disse subito in risposta alla domanda della sorella.
Seguì Elsa verso un delizioso sentiero pieno di fiori colorati. Si guardò in torno, non era assolutamente come stare in città e se ne stupiva ogni volta. Su tutto in torno a lei, regnava una tale quiete e silenzio che dalla sue parti era impossibile creare un'atmosfera simile. Si sentiva soltanto il fruscio del vento sugli alberi e gli uccellini che canticchiavano felici. Era perfino raro vedere qualche veicolo che passava per strada.
Arrivati davanti la porta, come sempre, Anna si concedette un attimo per guardare la casa dall'esterno: era accogliente e molto piacevole, come ogni volta.
‹‹ In realtà non lo so nello specifico per quando tempo mi intratterrò, però posso restare fino a quando non mi iniziano di nuovo i corsi a scuola, non è un periodo molto lungo ma dobbiamo accontentarci... E comunque, anche tu dovresti raccontarmi un sacco di cose, mi avevi accennato che ti sei trovata un lavoro stabile, ma non mi hai ancora detto niente...››
Abbassò lo sguardo e vide il micetto Fiocco che la stava già accogliendo calorosamente. Si abbasso subito per prendere il gattino in braccio come per salutarlo, mentre gli parlava amorevolmente e lo stritolava come se fosse un morbido peluche.
Nel frattempo la sorella stava portando i bagli nell'altra stanza. Ripose Ficco per terra e andò verso Elsa.
‹‹ Aspetta, ti aiuto! ››
Ebbero il tempo di sistemare insieme le valigie di Anna e poi fermarsi un po' a riposare.
‹‹ Allora, che facciamo adesso? Hai qualche idea? ››


‹‹ Beh, per quanto riguarda il mio lavoro non c'è molto da dire. Mi trovo bene all'ospedale. Il mio capo, Viktor, mi aiuta molto, forse perché ci sta provando con me...è la terza volta questa settimana che mi chiede di uscire, anche se..››

Alzò le spalle, portando gli occhi al cielo. Ripensare alla giornata che aveva avuto ieri le metteva quasi i brividi.
‹‹ E' venuto un paziente, si chiama Jack. CI fa letteralmente uscire matti! Ha sempre voglia di scherzare, non lo trovi mai quando lo cerchi e..››
Preferì non continuare il discorso o spiegare il motivo per cui si trovasse lì. Era una storia tragica e molto triste, non voleva spaventare la sorella o infondere tristezza.
In ospedale aveva imparato che ci sono sempre storie tristi dietro una malattia o un paziente che sta male.
SI sedette sul letto della stanza dove adesso avrebbe dovuto starci Anna.
‹‹ Sei cresciuta parecchio dall'ultima volta che ti ho visto, sai? ››
Le sorrise, spostandole con l'indice una ciocca di frangia vicino l'occhio.
Se sei stanca puoi dormire un po', invece se ti va di uscire per vedere Storibroke e il famoso orologio che non cammina, possiamo anche andarci.››
Si stese un attimo su quel lettino, era abbastanza stanca a causa del suo lavoro, ma fortunatamente aveva tutto il resto della giornata libera, grazie al suo capo.
Voleva passarla esclusivamente con la sorella, doveva essere tutto perfetto per lei, doveva solo divertirsi.

The Big Four StoryWhere stories live. Discover now