Ora come allora

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Hermione Jean Granger


Fine Agosto 2027


"Senti, vita mia, io sono convinto che se tu me li lasciassi torturare solo qualche minuto..."


Hermione ruppe la punta della piuma sulla pergamena che stava firmando e rimase a fissare la macchia scura di inchiostro che si estendeva sul foglio solo un secondo, prima di girarsi verso Ron e dedicargli il più glaciale degli sguardi. Estrasse la bacchetta senza una sola parola, compiendo il movimento per l'incantesimo non verbale di Gratta e Netta, e chiamò un'altra piuma, che andò ad intingere solertemente nel calamaio.

"Ti ho già detto di non affibbiarmi quello stupido nomignolo, Ronald", sibilò, mentre apponeva la propria firma sul documento ufficiale e lo mandava a ripiegarsi ordinatamente insieme agli altri.


Era passata ora di cena da parecchio, e loro due si ritrovavano ancora rinchiusi nell'ufficio di Hermione a prendersi cura delle scartoffie. A dirla tutta, era Hermione a doversene occupare, ma Ron appena finito il suo lavoro era piombato direttamente nel suo ufficio, iniziando una manfrina di lamentele esasperante e finendo con l'aiutarla ben poco nel lavoro.

In pratica, si disse Hermione, Ron non solo non si stava rendendo utile, ma si stava anche rendendo responsabile della sua incombente emicrania. Ed Hermione non era molto accondiscendente quando le veniva l'emicrania. A voler essere proprio del tutto sinceri, Hermione peccava di inflessibilità già al normale, con l'emicrania semplicemente peggiorava. Molto.


"Non rispondi mai alle mie domande", piagnucolò l'uomo, incastrando la piuma tra il labbro superiore e il naso, mentre si teneva in equilibrio sulle gambe posteriori della sedia su cui stava seduto. Aveva accavallato i piedi sulla scrivania di Hermione, dall'altra parte rispetto a lei, e incrociato le braccia dietro la testa. Si dondolava avanti e dietro, ottenendo occhiatacce silenziose dalla donna, ogni minuto più irritata del precedente.


"Perché non meriti risposta", disse, e non fece in tempo a finire di dirgli di non dondolarsi che Ron si diede una spinta troppo forte e cadde all'indietro con un tonfo.

Hermione alzò lo sguardo dal foglio solo per intingere nuovamente la punta della piuma.

"Te lo sei spaccato il cranio?"

E Ron balzò in piedi, piagnucolando di nuovo, questa volta per lamentarsi della sua insensibilità. La donna sollevò le spalle senza degnarlo di un solo sguardo, e si limitò a commentare: "Quando ti romperai l'osso del collo sarà sempre troppo tardi."


Il giorno dopo la battaglia della Camera, Hugo aveva fatto presente ai genitori che Monica aveva sentito una voce di donna al momento del rapimento, che però negava di aver risentito durante la prigionia nella camera. Come aveva giustamente pensato suo figlio, la donna poteva essere effettivamente la chiave di svolta delle loro ricerche, ma a un mese da quegli eventi, gli auror si ritrovavano con un pugno di mosche e niente più. Leggendo i verbali delle interrogazioni condotte dalla squadra di assalto di Ron, Hermione continuava a non trovare alcun tipo di indizio utile sul proprietario di quella voce, sui piani del gruppo o su qualsiasi cosa a riguardo. E lei si sentiva irritata e messa all'angolo. I giorni passavano lenti e ogni ora che perdevano le sembrava che si stessero avvicinando sempre di più alla catastrofe. Come se non bastasse, aveva la netta sensazione che tutti si stessero cullando sugli allori, sottovalutando il problema.

Scorpius Hyperion Malfoy - L'anello del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora