19 (Parte II/II)

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Una volta sorpassato il Torii d'entrata al palazzo della regina, Nobu intravide subito la figura di Kyoden seduta contro la superficie di pietra che si ergeva oltre i cinque scalini davanti a sé.

Il giovane s'impose di restare in silenzio, osservando il padre perso in una calma che lui aveva sempre definito letale.

Avrebbe voluto parlargli, ma temeva che fosse arrabbiato con lui dopo l'orrendo comportamento che gli aveva riservato solo pochi giorni prima. Trascorsero pochi minuti, poi l'uomo si sollevò dalla sua postazione e si mise a camminare lungo il perimetro delle mura basse che circondavano la pagoda gialla e rosa.

I Kawaakari non si curarono di lui, e nemmeno di Nobu, quando quest'ultimo cominciò a dirigersi nella stessa direzione imboccata dal padre.

Più di una volta Nobu provò ad aprire la bocca per chiamarlo ma, quando ci provava, avvertiva le parole bloccarsi all'interno della gola.

Si maledisse mentalmente, prima di voltare l'angolo creato dalla costruzione e notare suo padre fermo innanzi a una parete di foglie e petali. Il giovane aggrottò le sopracciglia e spalancò gli occhi quando lo vide oltrepassare quella coltre come se non avesse nulla da temere, come se non ci fossero stati dei massi a bloccare la sua avanzata, coperti semplicemente dalla bellezza della natura. Gli bastò realizzare il modo in cui Kyoden fosse scomparso per fargli intendere che, in realtà, oltre quel muro non ci fosse la benché minima pietra. Decise quindi di imitarlo, perdendo il controllo dei suoi passi del suo respiro, gettandosi in quel muro di foglie per ritrovarsi all'interno dello spiazzo in cui il palazzo si ergeva.

Il giovane non ebbe nemmeno il tempo di rallegrarsi, che si trovò la punta della Katana del padre premere leggermente contro la giugulare.

"Quante volte ti ho detto di fare attenzione al modo in cui ti muovi e respiri?" Gli domandò Kyoden, prima di abbassare la spada e riporla nel fodero.

Nobu si morse con forza il labbro inferiore, nervoso. Il padre doveva essere ancora molto arrabbiato con lui e non c'era assolutamente da sorprendersi. Da quando Mei se ne era andata, il loro rapporto sembrava aver toccato il fondo di quel baratro in cui lo avevano entrambi lasciato cadere da tempo.

"Avevate capito fin dall'inizio che vi stessi seguendo?" Domandò il giovane, scrollandosi le vesti dai petali di peonie che gli si erano appiccicati addosso.

"No, non dall'inizio." Ammise il Ronin. "Dopo aver oltrepassato questo muro, ho avvertito il rumore dei tuoi passi e il tuo respiro affannoso."

"Allora non sono un completo fallimento." Sorrise il ragazzo. "Quando ero un bambino, riconoscevate immediatamente il suono della mia camminata."

"Eri inconfondibile, sempre pronto a fare rumore e a gettare qualche teiera sul pavimento." L'ombra di un sorriso passò sul volto dell'uomo. "Sarei venuto a cercarti dopo essere stato da tua madre. Dovevo parlarti."

"A proposito di cosa?" Gli domandò Nobu, con il tono di voce più addolcito grazie a quel ricordo che il padre aveva ripescato dai meandri della sua memoria. Evidentemente, il conflitto era passato in secondo piano.

"A proposito di Shiba." Gli rispose l'uomo, avanzando verso la scalinata marmorea della pagoda. "Abbiamo parlato questa mattina. Mi ha proposto di far parte del suo piano per spodestare Hideaki e io ho accettato."

Il suo primogenito spalancò le palpebre davanti quelle parole. "Perché lo avete fatto?"

"Perché sono sicuro che tutta questa situazione potrebbe protrarsi sino al peggioramento. Hideaki non ci lascerà mai andare via di qui. Ci ha tolto la libertà, Nobu, e ha segregato tua madre all'interno di questo palazzo senza degnarsi nemmeno di spiegarci il motivo. Se un domani osasse ucciderla, o torcerti anche solo un capello, io non risponderei delle mie azioni..." Nonostante il tono usato dal padre fosse calmo, Nobu riuscì a percepire una nota di preoccupazione presente nella sua voce.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒حيث تعيش القصص. اكتشف الآن