14 (Parte I/II)

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Isao era deserta di prima mattina

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Isao era deserta di prima mattina. Il freddo pungente costringeva gli abitanti a rintanarsi sotto i piumoni del futon, e solo alcuni vecchi arzilli e uomini provenienti dal quartiere di Soju camminavano per il Viale dei Reali, pronti ad andare a lavorare.

Kosaki si sfregò le mani l'una contro l'altra, guardandosi intorno alla ricerca di Nobu che, come predetto da Mei, trovò in fondo a quel corridoio di monumenti.

Stava appoggiato di schiena al grosso piedistallo su cui si ergeva la statua di suo padre, mentre il suo sguardo era rivolto verso l'elegante e imponente figura di Minari che si innalzava in tutta la sua bellezza verso il cielo.

Kosaki incrociò le braccia sotto il seno, avanzando lentamente verso il ragazzo che solo il giorno prima aveva cercato di ammaliarla. Quest'ultimo si stava torturando nervosamente le dita con la punta di uno spillone dorato, il suo corpo era percorso da evidenti segni rossastri e i suoi capelli erano scompigliati.

"Nobu-kun?" Lo chiamò, facendolo voltare verso di sé.

Lui aveva le sopracciglia aggrottate, le labbra gonfie, corrucciate, e gli occhi socchiusi. Sembrava quasi che si stesse sforzando di decifrare il suo viso, che gli appariva tanto confuso a causa dell'alcool ancora in circolo nelle sue vene.

"Otousama?" Biascicò, facendo scoppiare Kosaki in una risata nervosa.

"Non penso proprio d'avere le sembianze di un uomo, Nobu-kun, men che meno quelle di tuo padre." Gli disse, camminandogli incontro e appoggiandosi di schiena al piedistallo, accanto a lui. "Sono Kosaki."

"Ah, Kosaki-chan." La chiamò lui, ironico. "Hai finalmente deciso di donarti a me?"

"Ti piacerebbe." Asserì lei, sentendosi sollevata nell'avvertire la risata assonata di Nobu. "Mi ha mandato tua madre, in verità. È davvero molto preoccupata per te."

Quella risata, immediatamente, si spense. Lo Shinigami serrò le labbra e ritornò a osservare la statua di Minari, con tristezza.

"Dille che Nobu è cresciuto e non ha bisogno di sentinelle o messaggeri. Tornerò a casa quando... quando..." Lo Shinigami si voltò in quell'istante e incrociò lo sguardo della ragazza, che lo fissava arrabbiata. Trovò quell'espressione estremamente buffa, tanto da farlo ridere di nuovo. "Che c'è? Temi che le mie parole la faranno piangere? Beh, meglio così. Magari smette di essere ossessiva."

"Come puoi dire una cosa simile di tua madre?!" Lo sgridò Kosaki, conficcando talmente tanto le unghie nei palmi delle mani da sentire una scarica di dolore percorrerle il corpo. "Quella donna ti ama così tanto..."

"Da risultare soffocante." La interruppe Nobu, facendo scivolare il Komorebi nella tasca dei pantaloni. Gli bastò ricordare di dover fronteggiare Kyoden una volta tornato a casa, per farlo sbuffare.

"Soffocante, dici?" chiese Kosaki, aggiustandosi la crocchia scombinata che si era fatta quella mattina. "Se mia madre fosse stata soffocante come Mei sarei stata senza dubbio una ragazza molto più felice."

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒Where stories live. Discover now