13(Parte II/II)

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La luce della mezza luna trapelava dalle persiane abbassate della stanza, illuminando il viso preoccupato di Kotori che, nonostante la stanchezza, non riusciva a chiudere occhio e riposare

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La luce della mezza luna trapelava dalle persiane abbassate della stanza, illuminando il viso preoccupato di Kotori che, nonostante la stanchezza, non riusciva a chiudere occhio e riposare.

La Shinigami si sollevò dal futon, lentamente. A ogni minimo movimento, avvertiva i muscoli dolere e la testa girare, ma non poteva fare nulla se non assecondare i propri pensieri. Era in pena per Ryo, che non si era ancora svegliato, provato da quell'esorcismo che aveva lasciato un marchio indelebile sulla sua pelle.

Il Kanji della tigre spiccava al centro del suo petto, come un marchio impresso a fuoco sul suo corpo che lo avrebbe etichettato per sempre come un mezzodemone.

Kotori aprì le porte della camera, sapendo che non sarebbe riuscita a dormire se prima non fosse andata a controllarlo. Però, invece di procedere in direzione della camera del ragazzo, il suo corpo si mosse lungo il corridoio dell'ampia Buke-Zukuri.

Le sue mani si chiusero sul lucido pomello della camera matrimoniale condivisa da Mei e Kyoden, venendo attirata da singhiozzi provenienti dall'interno.

Singhiozzi che era sicura appartenessero alla donna.

Con il cuore in gola aprì le ante, notando immediatamente il corpo di Mei rannicchiato su se stesso, le mani sul viso pallido e dolci lacrime che le ricadevano sulle guance.

Kotori sentì il cuore sprofondare, nel vederla in quelle condizioni. Non quella donna almeno, che le era sempre parsa chiusa nella sua aura di serenità da cui nessuno era mai riuscita a strapparla.

"Mei!" Esclamò, inginocchiandosi al suolo e afferrandole le mani. "Perché piangete? È per Nobu, non è così?" Le domando, scoprendo il suo viso che, alla luce calda delle candele, sembrava quasi essere fatto di porcellana.

La donna annuì lentamente, asciugandosi le lacrime con la stoffa bianca della camicia da notte che indossava. "Temo di essere troppo morbosa, mi preoccupo così tanto che..."

"È normale, lo avete cresciuto come fosse vostro figlio." La rassicurò Kotori, carezzandole le nocche.

"Hai ragione, ma... ho paura che possa capitargli qualcosa di brutto, è più forte di me." Ammise, lasciando che la mente la riportasse ai suoi giorni trascorsi in Cina.

"Perché? So che non lo fate solo per semplice preoccupazione." Disse la ragazza, lasciandole andare la mano e ricercando i suoi occhi profondi come il cielo di sera. "So anche che, molto probabilmente, non verreste mai a raccontarmi i vostri problemi, siete troppo premurosa per sovraccaricare qualcuno con le vostre afflizioni ma... voi mi siete rimasta accanto quando ne avevo bisogno, vorrei ricambiare in qualche modo la vostra dolcezza. Non sopporto di vedervi stare così male."

Mei sorrise, cercando di mascherare quella curva con i propri capelli. Si sentiva lusingata, ma non avrebbe mai potuto raccontare a Kotori cosa le era successo. Non avrebbe mai voluto riempire il suo cuore, ferito e sanguinante, con le proprie cicatrici.

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒Where stories live. Discover now