18 (Parte II/II)

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Kotori, Nobu, Ichiro e Kosaki avevano avvertito il dolce suono del Koto riempire le loro orecchie nello stesso istante in cui avevano oltrepassato un'apertura circolare, al centro delle mura bianche.

I quattro arrivarono all'interno del Giardino Chie, il cui nome era contrassegnato da Kanji dorati impressi a fuoco sua tavola di legno, soprastante l'entrata rotonda.

Lo spazio rettangolare che si apriva davanti i loro occhi era composto da gatti che si accingevano a saltare fra i rami ossuti degli alberi e sulle alture del grande tempio che si innalzava al centro del giardino. Quest'ultimo era abbellito da alberi d'arancio in piena fioritura, che espandevano un profumo dolce nell'aria.

La struttura religiosa, però, rappresentava la vera bellezza di quel luogo. Si trattava di una piccola pagoda a tre piani, dalle pareti dipinte di giallo e le tegole di rosso. Si ergeva su un piedistallo bianco, dove molti dei gatti si erano fermati a riposare in attesa di veder arrivare una pioggia che non accennava a lasciare il cielo.

Da una delle grandi finestre, ricadeva un arazzo con lo stemma dei Kajitani ricamato al di sopra: Un crisantemo viola, cucito sopra uno sfondo nero.

"Quanti felini." Sorrise Nobu, inginocchiandosi di fronte un micino dal pelo bianco e gli occhi verdi. "Ne è passato di tempo dall'ultima volta che ho visto un gatto."

"Puoi ben dirlo, vedevo più volpi che gatti..." Mormorò Kosaki, inginocchiandosi accanto a lui per osservarlo mentre passava le proprie dita lungo il corpo di quel piccolo animale.

Kotori puntò il suo sguardo verso un gatto che le stava camminando incontro, con aria svogliata e il corto pelo nero sospinto dal vento. La giovane si inginocchiò davanti a lui e gli carezzò dolcemente la testa, osservandolo mentre chiudeva gli occhi e agitava sempre più lentamente la propria coda sotto il suo tocco. "Guarda Ichiro, penso di piacergli!"

"Dirai la stessa cosa quando troverai le stoffe del tuo Kimono piene dei suoi peli?" Gli domandò il giovane, osservandola con un sorriso dolce impresso sul volto quasi sempre duro.

"Come facevi a conoscere questo posto?" Domandò Nobu, sollevandosi da terra insieme a Kosaki, per poi cominciare a camminare in direzione dei fratelli.

"Una persona me ne ha parlato, le avevo promesso che sarei venuto a vederlo..." Mormorò Ichiro, accorgendosi che il gattino che Nobu aveva accarezzato era ancora lì e non accennava a volersi staccare dalle sue caviglie. "A quanto pare hai fatto colpo."

Kosaki ridacchiò leggermente. "Penso sia una lei, fai colpo anche sulle gatte, Nobu-kun. Il tuo fascino non conosce limiti."

Nobu fece per risponderle, ma la sua voce venne subito interrotta dall'esclamazione acuta che arrivò qualche metro dietro di loro. Oltre la pagoda, rumori di lotta si confondevano a quelli dolci della musica.

"Non è giusto! Io mi impegno, ma non sembra cambiare niente! E poi, fa un male cane!" Esclamò un uomo, poco distante da loro. Il suo tono era un misto fra esasperazione e nervosismo, il che portò Kotori ad avanzare verso la prima curva delimitata dal piedistallo, seguita dal resto del gruppo.

"Io l'ho già sentita questa voce..." Mormorò la giovane, senza rendersi conto dell'assenza del fratello maggiore.

"Smettila di lamentarti, perdi solo tempo." Un'altra voce si unì al coro, fredda e gelida, che tutti riuscirono a riconoscere. "Ritenta."

Kotori intravide immediatamente la figura di Shiori inginocchiata al di sotto della veranda, fasciata dalla consueta divisa da Kawaakari, con lo sguardo più serio del mondo rivolto verso Momo.

"Shiori-san..." Borbottò lui, sollevandosi a malapena da terra. Aveva gli occhi gonfi e il corpo dolorante. "Non è che potremmo mangiare qualcosa prima di continuare l'allenamento?"

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz