3(Parte I/II)

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Il pomeriggio passò velocemente davanti agli occhi di Nobu, che, alle prime luci del tramonto, decise di salutare sia Yori che Shiori per dirigersi fuori dal palazzo

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Il pomeriggio passò velocemente davanti agli occhi di Nobu, che, alle prime luci del tramonto, decise di salutare sia Yori che Shiori per dirigersi fuori dal palazzo.

Doveva ancora riunirsi ai suoi genitori, non stare a indugiare.

Così, dopo essersene andato senza avvisare nessuno, il ragazzo cominciò a dirigersi verso il Viale dei Reali. Era il luogo in cui si aspettava di trovare suo padre, visto che da poco era stata eretta la sua statua, insieme a quella degli altri eletti.

Durante la sua camminata, Nobu si fermò a riflettere sulla possibilità di cui era venuto a conoscenza poche ore prima. Un'opportunità impossibile da raggiungere, luminosa come una stella ma altrettanto lontana: diventare Imperatore.

Avrebbe significato molto per lui, come riuscire a riscattarsi dalla sua nomina di bastardo e dimostrare al padre tutto il suo valore. Ciononostante, il giovane sapeva che quelle non fossero altro che mere illusioni. Non aveva senso pensarci, d'altra parte quella sera Kajitani Shiba sarebbe salito al trono e, anche se fosse morto, prima di Kyoden ci sarebbe stato Hideaki pronto a sedersi su quello scranno.

Già, Hideaki, un uomo che stava cercando con tutto se stesso di tenere lontano dalla mente. Gli bastava pensare a ciò che aveva fatto a Minari, alla sua vera madre, per sentire la rabbia impossessarsi del suo corpo. Una rabbia strana, leggera, mista a un'indifferenza che riusciva a fargli male.

Quando il ragazzo giunse al Viale dei Reali, ebbe difficoltà nell'attraversarlo. Continuava a guardarsi intorno, a osservare quelle statue inflessibili, come se temesse di essere giudicato.

Gli Shinigami Reali erano uomini e donne che non sarebbero mai stati dimenticati, e Nobu era felice che suo padre fosse riuscito a raggiungere quella vetta con le sue sole forze. Infatti, nel momento in cui vide la sua statua, sorrise di cuore, invidiandolo persino. Poi, però, quando i suoi occhi screziati di verde si posarono sul corpo dorato e imponente di Minari, sentì l'aria mancare e il senso di colpa posarsi sulle sue spalle.

Perché continuava a non sentire nulla? Perché non era riuscito a piangere quando l'aveva vista morire? Perché non l'aveva amata come lei era riuscita a fare, in silenzio?

Tutte quelle domande si accumularono nella sua testa, portandolo a stringere i pugni e a respirare malamente. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella figura integerrima, che attraverso occhiate colme d'amore e gesti affettuosi, non gli aveva mai chiesto nulla.

Minari era sempre stata consapevole della sua mancanza, eppure Nobu non era mai riuscito a perdonarla davvero, forse, per paura di fare un torto a Mei. Era lei l'unica donna che il giovane riuscisse a considerare come madre.

«Nobu?» la voce di quest'ultima risuonò nelle orecchie del ragazzo, quieta e melodiosa come lo scorrere di un ruscello. Lui però non si voltò a fissarla, sapeva che se lo avesse fatto sarebbe scoppiato in lacrime. «Cosa ti prende? Vieni qui.»

𝐋𝐀𝐌𝐄 𝐃𝐈 𝐒𝐀𝐍𝐆𝐔𝐄 - 𝐶𝑒𝑛𝑒𝑟𝑒Where stories live. Discover now