Capitolo 51 - Io e te.

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Mi sentivo bene.

Per la prima volta in vita mia mi sentivo davvero bene.

Per la prima volta in vita mia sentivo che non mi mancava niente, che tutto era finalmente andato al suo posto, che tutti i pezzi del puzzle che credevo di aver perso per strada erano stati ritrovati e posizionati correttamente.

Per la prima volta in vita mia mi sentivo indistruttibile, che nemmeno il male peggiore avrebbe potuto togliermi il sorriso che mi ritrovavo stampato perennemente sul viso da qualche settimana a questa parte.

Per la prima volta mi sentivo completa, forte e, soprattutto, mi sentivo felice.

Ma la cosa che sentivo più di ogni altra era l'amore infinito che provavo verso il ragazzo che, ahimè, mi aveva rubato il cuore.

Verso il ragazzo che ora era mio e che, come quasi ogni mattina, dormiva profondamente al mio fianco.

Mi concessi qualche minuto del mio tempo per osservarlo in tutta la sua bellezza, perché bello lo era da morire.

Era anche terribile, certo, aveva tantissimi difetti.

Era lunatico da morire, romantico raramente, a volte si chiudeva in sé stesso quando aveva troppi pensieri che gli frullavano in quella testolina e non mi raccontava mai nulla di sua spontanea volontà, se non perché io, iperprotettiva e ficcanaso come ero, insistevo fino ad estorcergli qualche informazione.

Russava tantissimo e non mi diceva quasi mai di amarmi, anche se io sapevo che era così.

Di notte scalciava e si prendeva tutte le coperte, ma a me andava bene lo stesso.

Mi ero innamorata di lui conoscendo prima i suoi difetti, mi sono innamorata principalmente di quelli, e mi bastava. Mi bastava lui.

Mi bastava il suono della sua risata, il suo sorriso tutto fossette, i suoi occhi che mi guardavano come se fossi la creatura più fragile di questo modo, e le sue mani che mi sfioravano nello stesso modo.

Mi bastava sentire la scia del suo profumo sul mio cuscino, sulla mia pelle.

Mi bastava sentire il sapore dei suoi baci e il suono della sua voce ancora impastata di sonno al mattino.

Mi bastava che fosse al mio fianco.

Mi bastava il nostro amore.

Scossi la testa, perché ero davvero dipendente da questo ragazzo e me ne stavo rendendo conto sempre di più, ad ogni giorno che passava.

Ed era un guaio, davvero un bel guaio.

«Smettila di fissarmi, angelo», lo sentii borbottare e quasi saltai in aria, presa totalmente alla sprovvista.

«Non ti stavo fissando, cretino», replicai, mentendo.

Perché lo stavo fissando eccome.

«Certo, certo», mormorò, per poi tirarmi verso di sé e stamparmi un dolce bacio sulle labbra.

Sorrisi e lui sembrò cogliere quel segnale al volo.

Mi strinse i fianchi e mi sollevò, facendo in modo che mi ritrovassi a cavalcioni su di lui.

Il bacio presto si fece passionale e i miei fianchi cominciarono ad ondeggiare da soli.

I respiri si facevano sempre più affannati, le mani vagavano in ogni direzione.

Sapevamo entrambi dove volevamo arrivare e non vedevamo l'ora.

Perché scopare era un conto, ma fare l'amore con la persona che ami era tutt'altra storia.

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