Capitolo 13 - Delusione, pentimento, rivincita.

17.5K 592 49
                                    

«Davvero credi di potermi sfuggire?» urlò Kyle mentre mi inseguiva per tutto il campus.

Io correvo che più non potevo, mentre ridevo a crepapelle nel vederlo interamente zuppo a causa del mio dispetto appena fatto.

Lo scherzo della bottiglietta d'acqua non falliva mai.

«Non sottovalutarmi», gridai di rimando, mentre i nostri amici ci guardavano divertiti e, voltandomi indietro verso di lui, vidi che mi stava raggiungendo.

Venni scossa dal panico, all'idea di cosa avrebbe potuto farne di me una volta avermi acciuffata.

Così continuai a correre senza guardare avanti fino a quando andai a sbattere contro qualcosa di duro e solido.

Mi voltai di scatto per lo spavento e la botta appena presa e mi ritrovai un paio di occhi castani osservarmi severi.

Will era davanti a me, con la maglia della sua confraternita, lui sempre fedele ad essa.

Era bello, come ogni giorno, e una malinconia improvvisa si impossessò di me.

Non lo amavo, ma era diventato una figura costante nella mia vita e mi mancava.

Un po' per abitudine, un po' perché gli volevo bene davvero nonostante tutto.

Ed era inutile dire che non avessi ancora digerito tutto ciò che era accaduto, erano passati soltanto quattro giorni ed era la prima volta che lo rivedevo dopo, beh, quella sera.

«Allison», mormorò lui, mentre i suoi occhi si facevano lucidi.

Non riuscii a mantenere il contatto visivo, così abbassai lo sguardo per terra, sull'erba lucida e ancora bagnata della notte prima a causa degli irrigatori.

«Mi manchi così tanto... ho bisogno di parlarti, di spiegarti, ti prego», continuò lui velocemente, come se fossero battute scritte su un copione e poi recitate.

Non riuscii a ribattere niente che le voci di Trevor e Kyle fecero capolineo dietro di me, arrivandomi alle orecchie.

«Andiamo via, Ally», disse brusco il mio migliore amico, circondandomi le spalle con un braccio.

«Trevor, devo parlare con lei, per favore!», supplicò Will.

Sentivo un buco al centro del petto, come se mi avessero staccato il cuore ancora una volta.

La parte emotiva di me voleva sentire ciò che aveva da dirmi poiché sembrava davvero pentito di ciò che aveva fatto ma quella ragionevole, orgogliosa e giusta - ovvero la più grande - diceva che era meglio di no, che era meglio lasciar perdere per sempre, che non meritava neppure un secondo del mio tempo.

«Ti consiglio di andartene, amico», sbottò Kyle.

Will rise amaramente. «Aspettavi solo il momento giusto, vero? Per portarmela via», ribatté.

Kyle strinse le mani in pugni, mentre le braccia muscolose erano tese verso il basso, serrò la mascella, delineando ancora di più il suo meraviglioso volto e socchiuse le palpebre in modo minaccioso.

«Sì, aspettavo. Ma per mia fortuna ci hai pensato tu a fare tutto da solo», rispose in tono provocatorio.

Will si incamminò verso di lui, fino a quando i loro visi non furono separati soltanto da una manciata di centimetri.

«Non ti azzardare a toccarla o ti spacco la faccia!», minacciò.

Kyle alzò di poco il mento. «Ah, davvero?»

Io, allora, che ero rimasta in silenzio osservando la scena, senza proferire parola, mi intromisi.

Mi posizioni tra loro due, dando le spalle al mio ex ragazzo e guardando Kyle dritto negli occhi.

STORM HEARTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora