Capitolo 15 - Una mamma per amica.

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Era passata una settimana esatta dalla litigata con Kyle e le cose andavano avanti, in modo strano, ma io andavo avanti sempre.

Definire la parola strano, in questo caso, era abbastanza complicato.

Poiché io stessa, azzarderei dicendo, non mi sentivo più io.

Non stavo più in compagnia dei ragazzi per il semplice fatto che sapevo ci sarebbe stato pure lui e non mi andava, perché si creava attorno a noi un'atmosfera poco piacevole.

Le uniche persone che vedevo abitualmente, ogni giorno, erano i miei migliori amici e - ahimè - anche il mio ex ragazzo Will Blade che non faceva altro che darmi il tormento.

Non lo consideravo più di tanto e non mi mancava la sua presenza nella mia vita, era assurda la velocità con la quale una persona che per anni era stata importante poteva diventare quasi nulla.

Eppure era accaduto, il suo carattere non mi era ancora chiaro, proprio per niente, e non riuscivo a capire con chi fossi stata fidanzata per tutto quel tempo.

Non faceva altro che parlare di un noi che oramai non esisteva più e di Kyle: erano gli unici argomenti che toccava.

Ed io, beh, tentavo di evitarlo in tutti i modi possibili.

Pure quando quel fine settimana mi chiese di partecipare ad un'altra delle tante festicciole organizzate nella sua confraternita a cui, però, mi rifiutai categoricamente di andarmene.

Il motivo? Non mi andava, non ero dell'umore giusto.

Ma la spiegazione principale partiva dal fatto che quel sabato sarebbe venuta mia madre a trovarmi e avevo deciso di passare tutta la serata con lei, mi mancava moltissimo.

Dopo aver rifiutato l'offerta di Will scappai in camera mia per prepararmi all'arrivo della mamma che sarebbe dovuta arrivare a momenti.

Dopo essermi concessa una lunghissima doccia rilassante ed essermi vestita in modo molto casual - poiché conoscevo mia madre e non saremmo mai andate a finire dentro ad un ristorante di lusso che, per la cronaca, entrambe odiavamo - la porta della mia camera si spalancò.

Vi entrò una Sharon con un sorrisone dipinto in faccia che mi lasciò a dir poco sorpresa.

Talmente era immersa nel suo mondo che non si accorse, inizialmente, nemmeno della mia presenza.

«Quale buona notizia mi porta, signorina?» scherzai, sedendomi ai piedi del suo letto e accavallando le gambe.

Lei scoppiò a ridere, era una di quelle classiche risate da ragazzine isteriche alla loro prima cotta, non so se rendo l'idea.

Si gettò sul suo letto a peso morto, con la paccia in giù e rischiò di colpirmi con un piede.

«Dio, morirò prima o poi! Non puoi capire quanto mi piace», esclamò con voce acuta.

Arricciai le labbra. «Di chi stai parlando? Potresti illuminarmi? Sai, dato che non mi racconti più niente», finsi d'essere offesa.

Lei si voltò di colpo, quasi colpendomi ancora una volta ed io la guardai male.

«Non è vero che non ti racconto niente! Bugiarda! Solo che... non so neppure cosa dire! È successo oggi, tutto... beh, io ero già infatuata dal primo giorno ma questo lui non lo sa», cominciò a blaterare, gesticolando animatamente.

«Cosa?! Sharon Evans, ti concedo tre secondi per chiarirmi le idee. Sono parecchio confusa», dissi ferma.

Lei alzò gli occhi al cielo. «Paul mi ha chiesto di andare alla festa con lui, questa sera!», urlò poi, coprendosi la faccia con il cuscino.

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