Capitolo 30 - Bastava poco.

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"Sollevò le mani per afferrargli la nuca e avvicinare il suo viso a quello di lui che la teneva stretta; lui, a sua volta, coprendola di frenetiche carezze, diceva concitamente:
«Mi fai comprendere ora quanto sei stata crudele - crudele e falsa. Perché mi hai disprezzato? Perché hai tradito il tuo stesso cuore, Cathy? Non ho una sola parola di conforto; tutto questo lo hai meritato. Ti sei uccisa. Sì, baciami pure e piangi, e strappami in cambio baci e lacrime. Ti distruggeranno, ti danneranno. Mi amavi... quali diritti avevi dunque di lasciarmi? Quale diritto - rispondimi - per il povero capriccio che ti ispirava Linton? Poiché né la sofferenza, la degradazione, la morte, nulla che Dio o Satana potessero farci ci avrebbe separato, tu, di tua volontà, lo hai fatto. Non io ho spezzato il tuo cuore, tu lo hai spezzato, e nel farlo hai spezzato il mio. Ma io purtroppo sono forte. Credi che voglia vivere? Che vita sarà la mia quando tu... Vivresti, tu, quando la tua anima è nella tomba?»"

Dei colpi alla porta mi costrinsero a sollevare gli occhi dal mio libro preferito, quello che avevo riletto talmente tante volte da impararlo quasi a memoria, lo stesso che non mi sarei mai stancata di leggere.

Avevo letto molti libri, in vita mia, poiché li amavo davvero tanto, ma nessuno di essi era stato in grado di farmi innamorare come quest'ultimo.

Il modo con il quale la storia d'amore tra i protagonisti, Heathcliff e Catherine, si svolgeva, mi coinvolgeva in modo impressionante.

E la fine, Dio, era qualcosa di eccezionale. Mi venivano i brividi soltanto a pensarci.

Quell'amore devastante, distruttore, ma terribilmente affascinante, era diventato parte della mia vita.

Ricordo che il libro era di mia madre, l'avevo trovato da bambina tra alcuni scatoloni in soffitta, così semplice, con la copertina rigida di un color bianco sporco.

Non si capiva nulla, non vi si trovava nessuna trama scritta. Così, cominciai a leggerlo, una notte, per puro caso.

E, per puro caso, me ne innamorai perdutamente.

Così come del personaggio. Insomma, non poteva esistere alcuna donna che non avesse letto quel romanzo che non lo amasse.

I colpi alla porta non cessarono, così, dopo aver riposato con cura il libro sul mio comodino, andai ad aprire.

Davanti la soglia si trovavano i miei due migliori amici: sapevo già cosa volevano.

Si precipitarono all'interno della stanza e si catapultarono sul mio letto.

«Ancora con Cime Tempestose?» osservò Trevor, che lo aveva notato.

Annuii e incrociai le braccia al petto, in attesa di qualche commento che però non arrivò.

Sapeva che perdevo ogni controllo su me stessa quando si parlava male di quel libro, o semplicemente si faceva qualche battutina ironica su esso.

Intoccabile, ecco cos'era.

«Beh, è una cosa positiva. Manca meno di un'ora al tuo fatidico appuntamento con David e ancora sei in pigiama... vuol dire che non t'interessa», disse in tono scherzoso Sharon.

Scossi la testa. «Non ci ho nemmeno fatto caso», risposi ed era la verità.

Mi immergevo talmente tanto nella lettura che non mi accorgevo mai di niente, nemmeno delle cose che capitavano sotto al mio naso.

«Se non ti interessa perché ci esci?» chiese Trevor sbuffando.

«Perché sembra un bravo ragazzo, Trev, e vorrei dargli una possibilità. Che c'è di male?» replicai.

Scrollò le spalle. «Non lo so, ma non mi piace, non lo vedo adatto a te».

Ridacchiai. Era sempre il solito.

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