Capitolo 18 - Amica mia.

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Era passata più di una settimana ed io non avevo fatto altro che tentare di evitare Kyle e le sue domande insistenti.

Avevo tentato io, per prima cosa, di dimenticare ciò che era accaduto quella notte.

Era difficile, molto, ma andava fatto.

Mi dovevo liberare di certi pensieri che ogni tanto attraversavano la mia mente, pensieri pericolosi e per niente corretti.

Dovevo liberarmene il prima possibile, ma con lui a darmi il tormento non era così semplice.

E quel giorno era uno di quelli, ero appena uscita dall'aula di letteratura inglese e avevo deciso di dirigermi al bar del campus per prendermi qualcosa da bere, qualsiasi cosa che contenesse della caffeina, poiché mi sentivo terribilmente stanca dato che ultimamente non dormivo molto, anzi quasi niente.

Non appena varcai la soglia notai Brian e Alex seduti ad un tavolino, perciò dopo aver preso un caffé grande con panna, mi unii a loro.

«Buongiorno tigre», mi salutarono in coro.

Ormai era diventato il mio soprannome, quello.

All'inizio non mi sembrava molto appropiato, ma con il tempo ci feci l'abitudine.

«Buongiorno ragazzi», risposi.

«Hai finito le lezioni per oggi?» mi domandò Alex dopo aver addentato la sua ciambella con la glassa al cioccolato.

Scossi la testa. «Ho due ore buche, poi psicologia alle dodici», risposi.

Bevvi un sorso del mio caffé ancora bollente, scottandomi la lingua.

Mi salirono le lacrime agli occhi inevitabilmente e i ragazzi ridacchiarono, divertiti dalla mia espressione sofferente.

«Sei sempre la solita», commentò Brian ridendo.

Lo trafissi con lo sguardo e si scusò alzando le mani in alto, in segno di resa.

«Tieni un po' d'acqua», disse Alex porgendomi la sua bottiglietta che io accettai volentieri.

Quando il liquido fresco mi finì in bocca, scendendo poi giù per la gola, sospirai di sollievo e mi ripresi quasi immediatamente.

«Comunque, questo venerdì sera volevamo andare al cinema, quindi non prendere impegni», mi avvisò Brian.

Poggiai i gomiti sul tavolino. «Quale film volete vedervi?» domandai curiosa.

Se c'era un'altra cosa che amavo fare era andare al cinema.

Mi piaceva guardare tutti i tipi di film: da quelli strappalacrime a quelli d'azione, da quelli di fantascienza a quelli romantici, dai thriller alle commedie.

L'unico genere, e dico l'unico, che non mi piaceva guardare era...

«Un horror», rispose Alex entusiasta.

La mandibola quasi mi si staccò dal resto della faccia, toccando terra.

«Ah...» fu la mia risposta.

I due fratelli si guardarono quasi confusi, poi puntarono di nuovo i loro occhi su di me.

«Non dirmi che anche tu, come Sharon, ti spaventi», osservò Brian.

Io scossi la testa forse troppo in fretta e deglutii. «No, io? Per niente!», ribattei.

Non mi spaventavo più di tanto mentre li guardavo... era solo che, una volta terminato, poi venivo inseguita da incubi e un'ansia terribile mi si attaccava addosso.

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