Capitolo 42 - Una bomba ad orologeria.

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"«Sembri proprio una bambina», affermò ridacchiando.
Puntai i miei occhi dentro ai suoi e mi accigliai, poiché non capivo il motivo di quella frase.
Ma, quando allungò la mano e passò il pollice sul mio labbro, togliendo alcuni residui del gelato che stavo mangiando felicemente, per poi infilarlo appena tra le sue labbra, capii.
Quel gesto, inutile dirlo, bastò per farmi infuocare.
Abbassai lo sguardo, un po' intimidita dal suo, penetrante e serio come sempre.
«Non sono una bambina», borbottai in tutta risposta, prendendo poi un'altra cucchiaiata del mio gelato al gusto di cioccolato.
Lui sorrise, ed era un sorriso diverso rispetto a quelli che mi riservava di solito, sembrava sincero e intenerito forse dal mio comportamento.
Un attimo dopo, si allungò da sopra il tavolo, mi prese il viso tra le sue mani calde e grandi, e incollò le sue labbra alle mie.
Quel contatto riuscì a farmi accendere, a suscitare in me tutte quelle emozioni che non credevo, fino a poco tempo prima, di riuscire a provare. Specialmente per lui.
Era proprio vero che l'odio non si scaccia con l'odio, ma con l'amore.
Ed io, ahimé, mi ero perdutamente innamorata di lui.
A primo impatto, sembrava tutto quello da cui sarei dovuta stare lontana, emanava pericolo allo stato grezzo.
Ed era pericoloso per davvero, in un certo senso. Lui mi metteva una paura fottuta, perché sapevo bene che tutto ciò che si amava finiva poi con il distruggerti.
Eppure in quel momento lasciai perdere l'idea di scappare che solitamente colpiva la mia mente.
Non importava nulla, importavamo solo noi.
Importava il mio cuore vivo, felice, che pompava sangue nelle vene più velocemente; importava il brivido che percorreva la mia pelle ogni volta che lui mi sfiorava; importavano le forti emozioni che mi trasmettevano i suoi occhi, rispecchiando forse ciò che si celava dentro ai miei.
E importava il sorriso che nacque sui nostri visi, durante il bacio che ci stavamo scambiando. Un sorriso talmente bello e sincero, talmente grande e incontenibile che perfino i nostri denti si sfiorarono.
Ed era stupendo: baciare i nostri sorrisi era stupendo.
Quando ci staccammo, lui poggiò la sua fronte sulla mia e i nostri occhi, talmente diversi ma che rispecchiavano le nostre anime tanto uguali, si incatenarono di nuovo.
«Sei la fonte di vita più potente che c'è», sussurrò.
Ed il mio cuore sussultò.
Perché per una volta mi sentii nel posto giusto, e al momento giusto.
Perché, anche lui, era la mia fonte di vita."

Ripensavo a ciò che era accaduto, il giorno prima, e sorridevo.

Sorridevo perché mi risultava impossibile non farlo, perché se solo avessi potuto sarei tornata indietro nel tempo, per rivivere quegli istanti all'infinito. Ancora e ancora, senza averne mai abbastanza.

Era stato stupendo e avrei voluto fosse sempre così, ma si sa che i sogni son soltanto desideri, che non durano mai a lungo.

Si sa che, la felicità, è solo un intervallo tra un male e un altro.

Infatti, una voce mi fece ritornare alla realtà, ricordandomi che il peggio non aveva mai fine, o almeno per quanto mi riguardava era così.

«Ally! Allison! Aspetta!», lo sentii esclamare ed io, immediatamente, velocizzai il passo, che da lento e spensierato divenne frettoloso e impaurito.

Ma lui, per mia sfortuna, era più veloce di me, tanto che riuscì a fermarmi affermandomi per il gomito.

Un flashback trapassò la mia mente ed io sentii il fiato mancarmi.

"«Mi prenderò di nuovo ciò che mi appartiene, non importa come»".

Sbattei le palpebre varie volte, mentre l'ansia e quei ricordi orribili tornavano a farmi visita.

Mi divincolai, ma non riuscivo a vedere più alla perfezione, dato che i miei occhi si erano fatti lucidi, riempiendosi di odiose lacrime che minacciavano di fuoriuscire ad ogni secondo che passava.

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