Capitolo 8

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- Jesse;

"Dovresti andare a lavorare!" Urla mia madre mentre apro svogliatamente il frigo per mangiare qualcosa. Lavoro? Ah se solo sapesse.

"Mamma sai che oggi ho la giornata libera, non preoccuparti". Dico chiudendo il frigo prendendo del latte.

"E com'è che fai sempre il turno di sera?" Domanda un po' sospetta, guardandomi mentre prendo una tazza e verso il latte.

"Perché lo decide il mio capo, oh andiamo mamma non preoccuparti!" Dico e mi siedo.

"Mi da solo fastidio il fatto che torni così tardi, ti ho sentita la scorsa notte. E sei sicura che tu lavori o ti vedi con qualcuno e io non so nulla?" Dice mentre mi guarda ancora. Quando fa così non la sopporto! Dubita sempre di me e sembra che non abbia un briciolo di fiducia in me. Ma d'altronde, anche se non lavoro davvero in un supermercato, dovrebbe mostrare sicurezza e fiducia verso sua figlia.

"Mamma, torno tardi ma stai tranquilla! Perché ti fai sempre questi strani pensieri!" Dico nervosa mentre metto un po' di cereali nella tazza.

"Signorina, anche io ho avuto vent'anni e sapevo perfettamente come mentire ai miei genitori e filarmela liscia! Se c'è qualcosa che devi dirmi fallo ora! Perché non mi convince per niente il fatto che torni così tardi". Dice e si siede anche lei guardandomi come se stesse aspettando che io gli dica qualcosa. Basta, mi mette un ansia terribile, ma cosa dovrei dirgli? "Faccio la prostituta per guadagnarmi qualcosa"? Devo inventarmi una scusa plausibile per i miei ritardi ogni notte, sennò continuerà così in eterno.

"Mamma... torno così tardi perché ho scelto io di fare il turno serale. E sai perché? Perché si guadagna di più!" Dico alla fine guardandola. Mi guarda, per poi fare un sospiro di sollievo.

"Bene, allora se è così ti chiedo scusa. È che ultimamente ti vedo molto strana e volevo solo sapere. Ma probabilmente è stanchezza per questo tuo turno serale". Dice per poi  accarezzarmi la spalla. Decido di alzarmi senza neanche lasciarle il tempo di dirmi dove stessi andando.

Proprio così, mia madre non sa che faccio quelle cose per lavorare e avere soldi. Non l'ha mai saputo, sa che lavoro in un supermercato aperto ventiquattro ore su ventiquattro, non voglio dirle una cosa del genere, rimarrebbe delusa. Ma purtroppo ad Amsterdam non c'è lavoro e non posso muovermi da qui neanche per cercarlo altrove. Vado in camera mia per poi prendere i cinquecento euro che quel mostro mi ha dato ieri sera e torno da mia madre.

"Dove eri andata?" Domanda curiosa. Faccio un sospiro e appoggio i soldi sul tavolo.

"Questo è una parte di stipendio che ho preso ieri. E niente, volevo farti vedere che lavorando di sera prendo molto di più". Dico facendo un sorriso falso guardandola. Resta lì a fissarli con un espressione strana ma già vista.

Si alza e mi abbraccia e sento che sta piangendo, ciò mi spezza il cuore e ricambio stringendola altrettanto.
Mia madre che piange è una delle cose più tristi che io possa vedere, ci portiamo dietro un passato abbastanza brutto, e al ricordo di quel passato non solo a lei viene quell'angoscia, ma anche a me.

Alza la testa e mi guarda, e come pensavo ha qualche lacrima che le scende sul viso. Mi si spezza ancora di più il cuore vedendo il viso di mia madre, con qualche ruga accennata, piangere. Voglio tanto rivederla sorridere come una volta, e giuro su me stessa che farò di tutto per renderla felice.

"Jesse, sono tanto orgogliosa di te. Quei soldi significano tanto per noi, lo sai. Ma significano ancora di più i tuoi sacrifici e il tuo impegno che stai mettendo in tutto ciò per dar da vivere sia a me che a te. Sono tanto orgogliosa di te perché stai facendo tanti sforzi che nessuna madre dovrebbe far fare alla propria figlia, che dovrebbe solo godersi i suoi vent'anni e sperimentare il mondo, l'amore e gli ostacoli della vita. Non sono mai stata così orgogliosa di te, e sono sicura che tuo fratello Kenny ci guarda da lassù, anche lui fiero di te e di quello che stai facendo. E ti prometto che anche per noi arriverà il momento di sorridere, cercherò anche io lavoro. Ma ti giuro Jesse, mi dai così tanto orgoglio che nemmeno puoi immaginare, ti voglio bene figlia mia". Dice piangendo, abbracciandomi di nuovo. 

E in tutto ciò, piango anche io. Non avevo mai sentito parole del genere da mia madre, e sono così tanto orgogliosa di me, l'unica persona che mi rimane in questa vita è lei.

𝐨𝐨𝐩𝐬 ; 𝐦𝐚𝐫𝐭𝐢𝐧 𝐠𝐚𝐫𝐫𝐢𝐱Where stories live. Discover now