Capitolo 2: California

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Era difficile guardare gli occhi azzurri di Grace e vederli così tristi. Mi faceva male il cuore a vedere il suo visino arrossato, senza avere la possibilità di ammirare il suo sorriso vivace e solare.

" Se sta con me allora posso parlargli quando voglio, vero Hayley?" chiese Grace, mentre si asciugava nuovamente il viso dalle lacrime.

Mi sforzai di sorriderle e le accarezzai delicatamente la guancia arrossata e calda. Per tutto il tempo Rachel ci aveva osservate con gli occhi lucidi e stracolmi di lacrime che, a quel punto, iniziavo a dubitare avrebbero mai smesso di ricaderle sulle gote.

" Sì Gracie, puoi parlargli tutte le volte che vuoi" replicai, scompigliandole amichevolmente i capelli come era solito fare Scott e riuscendo così a strapparle una risata che, con mia grande sorpresa, fu in grado di riscaldarmi il cuore per un secondo.

" Grazie Hayley, tu sei l'angelo più bello che io abbia mai visto" disse Grace, prima di sorridermi un'altra volta e di prendere sua madre per mano, conducendola verso la tomba di Scott.

Dì lì a poco fui raggiunta da mio padre e la prima cosa che notai quando ebbi il suo viso dinnanzi al mio, fu la stanchezza che lo delineava. Aveva gli occhi leggermente arrossati ed ero sicura che avesse pianto, perché durante il mio discorso lo avevo visto estrarre dalla tasca della sua giacca un candido fazzoletto di stoffa.
Mio padre persisteva ad osservarmi come se temesse che crollassi ed era un tipo di sguardo che avevo sempre detestato, nonostante mi fosse stato rivolto in più di un'occasione. Mi guardava come se fossi stata fatta di vetro.

" Hai intenzione di non piangere nemmeno questa volta, vero?" chiese, il tono di voce chiaramente irrequieto.

Detestavo vedere quell'espressione preoccupata sul suo viso, perciò rivolsi il mio sguardo alle sue spalle dove ero in grado di scorgere in lontananza un uomo anziano che, a passi lenti, attraversava il cimitero. Tra le mani dell'anziano vi era un mazzo di fiori rosa che si distinguevano tra il grigiore delle lapidi.

" Già " ammisi, portandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio e sentendo lo sguardo di Aiden su di me.

" Hayley non ti fa bene far finta che tutto vada bene. Puoi concederti di piangere, ti assicuro che questo non farà di te una persona meno forte di quella che sei" disse mio papà, per poi stringermi in un forte abbraccio.

La sicurezza che trovai tra le braccia di mio padre era di un tipo diverso da quella che provavo tra quelle di Aiden. Infatti, la mia figura paterna mi stringeva a se come se fossi stata un creatura piccola e fragile. Invece Aiden mi abbracciava sempre con vigore e trasporto, lui pareva non avere la ben che minima preoccupazione che potessi frantumarmi in mille pezzi tra le sue braccia, e quello era uno dei motivi principali per cui stretta tra le sue braccia mi sentissi invincibile ed inattaccabile.
Mi sembrava paradossale che mio padre considerasse proprio me: l'uragano distruttivo denominato Hayley, come una creatura fragile.

" Non hai nulla di cui preoccuparti, io non sto fingendo. Sto bene, davvero. È solo che ho paura che se mi concedessi di essere debole, anche solo per un secondo, poi non saprei più come rimettermi in piedi. Ho come la sensazione che se versassi anche solo una lacrima, poi non sarei più in grado di smettere. Lo capisci questo?" risposi, mentre scioglievo l'abbraccio tra me e mio padre.

Confessai ciò che sentivo e l'uomo che possedeva gli occhi simili ai miei annuì con un'espressione seria dipinta sul viso.

"Papà devi stare tranquillo, okay? Comunque ora devo andare in un posto, ci vediamo quando tornerò a casa" dissi, lasciando un bacio sulla guancia di mio padre.

" Aiden puoi venire con me per favore?" continuai, rivolgendomi al mio ragazzo che, tra l'altro, per tutto quel lasso di tempo non aveva proferito alcuna parola.

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