Capitolo Trentatreesimo

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È bello giocare con le sue dita, soprattutto se lui ricambia giocando con le mie. E le stelle... Ci sono un sacco di stelle questa sera, belle come diamanti incastonati nel cielo. Mi capita raramente di pensare alle stelle come sono davvero, delle enormi palle infuocate nel bel mezzo del cosmo, solo durante le lezioni di astronomia ragiono in quei termini. Ma quando le guardo, come adesso, non posso non pensare che alla loro bizzarra bellezza.

Volto il viso verso Michael, sdraiato accanto a me a contemplare le stelle. Mi piacerebbe sapere quanto anche lui le trova meravigliose, mi piacerebbe sapere cosa pensa «Sono felice» gli sussurro ad un certo punto. Le sue dita mi stringono di più, mentre si volta anche lui verso di me.

«Anch'io» risponde. Non posso fare a meno di rimanere incantata nei suoi occhi verdi, sfortunatamente mal illuminati dalla poca luce che fornisce la luna. Ma sono belli, splendidi. Mi sposto un po' di più, avvicinandomi al lui.

Michael torna a guardare il cielo, accarezzandomi il dorso della mano con le dita «Beth?»

«Dimmi» faccio. Si lecca leggermente le labbra, prima di allungare l'altra mano verso l'alto.

«La vedi quella stella, poco luminosa, in mezzo alle tre più splendenti?» chiede. La cerco con lo sguardo, prendendo i pochi punti di riferimento che trovo. Ci metto qualche minuto, nei quali Michael abbassa il braccio, ma alla fine riesco a trovare il puntino poco luminoso.

«Sì, la vedo, forse» lui ridacchia.

«Secondo te che stella è?» domanda poi. Aggrotto la fronte, girandomi verso di lui.

«Non posso rispondere a questa domanda, Michael. Come faccio a sapere che stella è?» rispondo.
Lui sospira, quasi divertito «È poco luminosa come stella, ma in effetti non significa nulla, potrebbe essere talmente tanto distante che la luce fatica ad arrivarci. È questo il punto: noi, senza niente che ci aiuti, non possiamo sapere se è una piccola nana rossa abbastanza vicina oppure una supergigante blu talmente lontana che la sua luce ci arriva affievolita»

Aspetto, forse che continui, forse che mi guardi, forse che mi dica cosa intende, ma resta solo in silenzio. Torno a guardare il cielo, fissando la stella a cui Michael è interessato così tanto. Ma sono curiosa «Cosa mi stai dicendo, Mickey? Perché quella stella?»

Attimi, attimi in cui lui tiene la bocca chiusa «Lei è la mia stella segreta» dice «È una stella splendida, e io sono convinto che tutti la sottovalutino solo perché è poco visibile nel cielo» si gira verso di me «Sai che stella è secondo me?»

«No. Che stella?» rispondo.

«Una stella media gialla, come il Sole, e io penso che possa essere importante. È piccola, poco luminosa da qui ma splendida da lì. E nessuno la guarda, una stella così bella sottovalutata da tutti. Io la conosco, e la amo per quello che è» mi guarda, sospirando tremante. Sorrido e mi giro su un fianco, carezzandogli la guancia con le dita.

«Perché mi stai dicendo tutto questo?» gli domando. Vedo i suoi occhi scrutare il mio volto, come se non fosse sicuro delle parole che sta per dire.

«Perché per me è importante, quella stella segreta è importante. Volevo solo parlartene» mormora piano. Un sorriso mi increspa le labbra e una voglia matta di baciarlo mi investe. Mi avvicino di più, arrivando quasi a sfiorargli le labbra con le mie, ma lui si tira un po' indietro.

«Beth, io non credo...» dice improvvisamente insicuro. Mi muovo meglio, sciogliendo la mano dalla sua e portandogliele entrambe sul volto.

«Cosa?» chiedo con un sorriso. Arrivo a baciarlo, premendo le mie labbra sulle sue e stringendogli il volto tra le mani. Michael mi ricambia, arrivando a prendermi i fianchi e a tirarmi più a lui. Sorrido mentre continuo a baciarlo.

Multicolor || Michael CliffordWhere stories live. Discover now