Capitolo Ventunesimo

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È passata una settimana da quando il biondo e il riccio hanno fatto pace, e il fatto che Luke non voglia assolutamente lasciarmi andare questa sera mi fa impazzire. Si è giustificato dicendo che voleva ringraziarmi per avermi fatto fare pace con Ashton e adesso sono nel bar fuori dall'università a guardare Luke ubriacarsi e provarci spudoratamente con tutti gli esseri viventi in questo posto.

Mi sono fatta offrire qualche paio di shot da dei ragazzi che ci provavano con me. Una cosa positiva è che questi ragazzi non hanno per niente pazienza: arrivano, già ubriachi, mi offrono da bere e pretendono immediatamente di saltarmi addosso, ma quando capiscono che da me non avranno assolutamente niente se ne vanno, cercando di rimorchiare altrove.

Solo che ora io mi sto annoiando. Hemmings è restato con me per la prima ora, dove era ancora sobrio, ma poi mi ha chiesto scusa e se ne è andato a cercare altre ragazze con cui passare la notte, lasciandomi sola al bancone. Molly e Calum non sono voluti venire, Ashton doveva fare il turno di sera o qualcosa del genere, e ho provato a mandare un messaggio a Michael chiedendogli di venire, ma non ha nemmeno risposto. Sono sola.

«Bellezza» singhiozza un ragazzo, facendomi ridere quando capisco quanto è ubriaco «Sarei l'uomo più fortunato del mondo se tu accettassi di venire a casa con me» si appoggia pesantemente al bancone e butta il capo all'indietro, lasciandosi andare ad una risata terribilmente lunga e sbronza.

«Sei troppo ubriaco per riuscire a portarti a letto una?» gli chiedo ridacchiando e quando lui annuisce facendo oscillare la testa come un pendolo non riesco a trattenermi dallo scuotere la testa con disappunto.

Il braccio di Luke scivola sul bancone scivoloso per i drink e lui cade a terra, sbattendo forte la schiena e la testa. Ora non sono più divertita.

«Luke! Santo cielo, come ti senti?» mi chino subito per terra su di lui, sollevandogli la testa dal pavimento mentre le sue mani arrivano alle mie.

«Una merda» risponde con un grugnito «Ti prego, torniamo a casa»

«Certo» faccio io. Gli prendo le braccia e per puro miracolo riesco a farlo alzare dal pavimento. Reggendosi alle mie spalle lo trascino fuori dal locale, inciampando per il suo peso e per l'effetto dell'alcol nel mio corpo. Non posso riuscire a sostenerlo fino alla sua stanza.

Riesco a portarlo fino alle soglie del campus, ma poi devo lasciarlo accasciare un minuto a terra. Respiro l'aria fresca della notte sentendomi lo stomaco rivoltarsi un poco, ma quello che vomita è Luke. A gattoni arriva fino alla siepe che fa da recinto ai giardini del college e rigetta tutti gli shot che si è bevuto questa sera. I capelli sudati gli si appicciano sulla fronte e sono abbastanza lunghi da coprirgli gli occhi. Mi avvicino a lui e glieli tiro indietro, lasciandolo fare, anche se ad essere così vicina a lui viene da vomitare anche a me.

«Fai schifo» borbotto, non pensando nemmeno mi senta.

«Lo so» risponde lui «Ma grazie comunque di esserci»

«Sei un pirla, ma ti voglio bene» aspetto che l'ultimo conato lo colga prima di chiedergli «Riesci a camminare?»

«Sì» ma non è vero. Una volta che ci siamo alzati si lascia quasi completamente cadere su di me e io lo devo tirare affinché cammini. Devo chiamare qualcuno.

Faccio sedere nuovamente Luke per terra, per paura che cada, e compongo il numero di Calum ma, come mi aspettavo, non suona nemmeno. Ci aveva avvertiti che non voleva essere disturbato questa sera con Molly, e anche lei ha il telefono spento.

Provo a chiamare Ashton, ma squilla a vuoto visto che sicuramente l'avrà lasciato nel retro insieme al resto delle sue cose. L'ultima mia spiaggia è Michael e sono quasi disperata quando gli telefono.

Multicolor || Michael CliffordWhere stories live. Discover now