Capitolo Dodicesimo

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La musica del Colossal si sente fin da fuori, inoltre molte coppie stanno appiccicate contro il muro dell'edificio. Faccio qualche passo, forse barcollando un po', per vedere in che direzione è andato Michael e, come mi aspettavo, ha già superato la soglia del campus.

Inizio ad incamminarmi nella stessa direzione mentre sento ancora la frenesia del bacio dato ad Ashton. Non mi pare vero che sia successo realmente. Poi, devo ammetterlo, bacia veramente da Dio! Le sue labbra sono morbide da far impazzire e questa sera sapeva di rum-cola, oltre ad un vago retrogusto di menta.

Non riesco a correre, sento che se lo facessi cadrei faccia a terra e non sarei affatto in grado di seguire Michael. E non voglio nemmeno urlare il suo nome, mi prenderebbe per più pazza di quanto gli abbia già fatto credere perseguitandolo durante le lezioni e fuori. Quindi mi limito a seguirlo da lontano, cercando di mantenere l'equilibrio e di non fare troppo rumore per non farmi sorprendere da lui. Per fortuna c'è qualche lampione in giro che mi permette di non inciampare sui miei passi.

Dopo qualche minuto di camminata, nei quali mi sento una stalker maldestra e goffa, Michael svolta puntando verso le siepi che circondano i giardini del college, al che aggrotto la fronte confusa pensando "Ma che diavolo ci va a fare vicino alle siepi?"

Ma poi lui si avvicina, sposta qualche ramo e ci passa attraverso, lasciandomi di stucco. Sono talmente tanto ubriaca da vedere la gente sparire tra le foglie delle siepi?

Mi avvicino esitante al punto in cui Michael è sparito, e tentenno un secondo, pensando se debba veramente seguirlo oppure no. Cosa ci va a fare dietro a delle siepi? E se si incontra con qualcuno? Magari una ragazza. Poi mi ricordo l'ora e il fatto che si sarebbero potuti incontrare al bar e mi sento di escludere questa ipotesi. E se è un drogato? Gli spacciatori preferiscono non farsi vedere per strada e un posto così nascosto potrebbe far comodo. Tendo l'orecchio per cercare di cogliere qualche voce, ma oltre le foglie non c'è altro che silenzio.

Cosa starà facendo? Magari è un piromane, lì c'è molta sterpaglia a cui dare fuoco se si vuole. O magari sta facendo degli strani riti propiziatori e gli serve quiete e isolamento.

Resto qualche minuto a pensare e ad ascoltare, ma c'è il silenzio sia nella mia testa che dall'altra parte del mure di foglie. Cosa mi resta da fare?

Sposto qualche ramo e, a fatica, riesco a passare attraverso la siepe. C'è molto buio senza i lampioni che illuminano la strada, ma è anche tutto calmo.

«Michael?» chiamo. Sento qualcuno sobbalzare e cadere da qualcosa di legno, al che mi spavento e mi guardo intorno. I miei occhi si abituano, a poco a poco, alla poca luce e riesco a distinguere la figura del ragazzo alzarsi.

«Bethany?» dice stupito. Una torcia si accende, accecandomi dato che quell'imbecille me la punta in faccia. Mi riparo con una mano.

«Sì stupido, sono io, toglimi quella luce dalla faccia che mi accechi» abbassa la luce, che ora vedo provenire dal telefono, verso il terreno così io torno a guardarlo.

«Cosa ci fai qui?» domanda lui. Vedo poco o niente, e l'unica parte perfettamente illuminata è il cerchio di foglie e erba su cui Michael sta puntando la luce.

«Potrei domandartelo io» ribatto facendo un passo verso di lui «Ti ho visto venire qui e mi sono incuriosita» sorrido, ancora con la mente un po' annebbiata.

«Mi hai seguito?» borbotta stupito. Non riesco a vedere bene il suo viso, però.

«No, figurati» sbuffo ridacchiando, cercando di sembrare ironica per nascondere l'imbarazzo.

«Ehm...» borbotta incerto lui «Sei per caso ubriaca?»

«No, figurati» dico ancora, sbuffando e ridendo nello stesso modo di prima. Faccio qualche passo verso di lui e riesco ad appoggiarmi alla sua spalla prima che possa ritrarsi «Il tuo biglietto è stato molto carino, Mickey»

Multicolor || Michael CliffordWhere stories live. Discover now