Capitolo Ventisettesimo

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Cammino velocemente verso la classe di astronomia, cercando disperatamente nella mia borsa il libro che mi serve per questa lezione, sperando di averlo. Sospiro quando lo trovo e torno a guardare la strada, superando la porta per entrare nell'aula.

Cerco Michael con lo sguardo nelle file a metà classe, dove di solito ci sediamo per non essere sentiti mentre chiacchieriamo, ma non lo trovo. Aggrotto la fronte, rallentando il passo mentre mi dirigo verso il mio posto. È strano, di solito quando arrivo a lezione lui è già qui, a scarabocchiare qualcosa sul suo quadernone o a canticchiare una canzone a bassa voce. Ora che ci penso, però, non l'ho sentito durante il week-end e tutte le volte che sono andata nel nostro posto di Paradiso non l'ho trovato. Non lo vedo da quando siamo tornati da casa mia.

Mi siedo al mio banco, tirando fuori il libro ed il quaderno tenendo sempre d'occhio la porta per vedere Michael. Gli studenti del corso entrano, superando la soglia uno ad uno, ma manca una testa dai capelli verdi con un paio di occhi del medesimo colore.

Non entra. La lezione inizia e lui non c'è. Il banco vuoto e freddo accanto al mio rimane tale, e sento la sua assenza più di quanto mi sarei aspettata.

«Benson?» chiama il professore, scrutando la folla di ragazzi fino a fermarsi sulla mano alzata della ragazza. Ha iniziato l'appello, come al solito, e se Michael non arriva prima del suo nome, che e proprio il prossimo, si prenderà un'assenza. Niente di così tanto grave, ma vorrei fosse qui.

«Clifford?» alza lo sguardo, fissandolo sul solito posto del ragazzo. Io e lui siamo gli unici che restiamo quasi sempre nello stesso posto, gli altri lo cambiano continuamente.

Il professore aggrotta la fronte, non trovandolo al mio fianco «Signorina Creek? Sa per caso dov'è Clifford?» mi domanda, e io scuoto la testa.

«No, mi dispiace, non lo vedo da qualche giorno purtroppo» borbotto e gli occhi del professore rimangono per un attimo fissati su di me, prima di abbassarsi nuovamente per segnare l'assenza di Clifford e la mia presenza. Nel registro vengo subito dopo Michael.

L'appello continua e, appena il prof posa il registro sulla cattedra per iniziare a spiegare, la porta dell'aula si apre facendo filtrare la luce del sole splendente di oggi. Perdo un battito vedendo la sua felpa rossa, inopportuna per questa giornata soleggiata.

«È in ritardo signor Clifford» lo rimprovera il professore. Michael si passa una mano tra i capelli e mormora delle scuse, iniziando a camminare verso il suo posto. Una volta che il prof segna sul registro il comportamento del ragazzo, ricomincia a spiegare.

Michael si siede nel posto accanto al mio, ignorando deliberatamente il mio sguardo e prendendo i suoi libri. Una volta sistemato decide di incrociare i nostri occhi, sussurrando «Ciao Beth»

«Perché sei in ritardo?» domando, sistemandomi e voltandomi verso di lui. Scrolla le spalle, estraendo una penna dal suo astuccio.

«Ehi, cosa succede? Non ti ho mai trovato quando andavo in Paradiso» allungo una mano verso la sua e sfiorandogli la pelle fredda.

«Niente, va tutto bene. La sveglia è solo suonata tardi» scusa poco plausibile visto che sono le dieci del mattino. Io ho avuto un'altra lezione prima di questa.

«Non ti vedo da quando siamo tornati al campus» mi lamento e i suoi occhi tornano nei miei. Vorrei dirgli che speravo con tutto il cuore che arrivasse, che fosse seduto proprio dov'è seduto adesso, ma lui mi prende la mano nella sua e mi stringe le dita.

«Calmati Beth, ok? Non devi essere preoccupata, non penso di essere un bambino» mi sorride, ma posso chiaramente vedere quanto quel sorriso sia forzato «Facciamo così: ora ascoltiamo la lezione e oggi pomeriggio ci vediamo in Paradiso. Voglio farti vedere una cosa»

Multicolor || Michael CliffordWhere stories live. Discover now