Capitolo Sesto

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Ieri, nell'ora di letteratura, mi sono premurata di raccontare a Calum cosa il suo pazzo amico ha fatto durante scienze. Non ha potuto fare a meno di scoppiare a ridere, promettendo che gli avrebbe parlato. Ma non avrei mai pensato l'avrebbe fatto a pranzo. Con me presente.

«L'ho invitato a mangiare con noi» mi ha detto sedendosi al fianco di Molly al bar. Non c'è stato bisogno di specificare di chi stava parlando.

«No che non l'hai fatto» ho risposto io, guardandolo male.

«Certo che l'ho fatto» mi ha sorriso, fingendo di essere un angioletto innocente. Certo, come no «Sarà qui tra qualche minuto»

E, qualche minuto dopo, quel biondino è entrato nel locale e si è seduto accanto a me, esordendo con «Ciao. Scusa, ma ho perso il mio orsacchiotto, non è che posso dormire con te questa notte?»

Talmente tanto terribile che non sono riuscita a guardarlo in faccia per tutto il resto del pranzo. Anche se, devo ammettere, ridacchiavo di tanto in tanto ripensandoci.

Penso a tutto questo mentre passeggio dal corso di matematica a quello di astrologia. C'è un sole strepitoso oggi e stare sotto di esso mi scioglie, così sospiro e mi sistemo meglio la borsa a tracolla, passandomi una mano sulla fronte per eliminare il sottile strato di sudore.

Quando finalmente arrivo all'aula designata ringrazio il cielo che dentro faccia molto più fresco che fuori, se no potevano scavarmi direttamente la fossa.

Scruto i pochi alunni che sono già in classe e che chiacchierano o ridono, fino ad arrivare al soggetto delle mie attenzioni. Stringo la cinghia della mia borsa, nervosa, perché non so se quello che sto per fare sia la cosa giusta. Magari ha ragione Molly, vuole stare da solo... E io sono d'intralcio.

Ma sto già camminando verso di lui che, come l'ultima volta, non mi nota finché non sono al suo fianco, così chiedo «Posso sedermi qui?»

Accenna un piccolo sorriso prima di annuire. Mi siedo accanto a lui e torno a guardarlo: ha ancora il cappuccio sulla testa e il quadernone sul banco collegato alla sedia. Indossa dei jeans neri e la felpa è rossa. Beh, se voleva non essere notato non ha avuto fortuna.

«Michael?» lo chiamo. Aspetto che mi guardi con i suoi occhi verdognoli «Perché non ti togli il cappuccio?» propongo con un piccolo sorriso «Sai, non è che faccia freddo e solo a guardarti muoio di caldo. Poi sei tutto rosso» spero di sembrare amichevole e non un'impicciona. Però che diavolo! Sono solo io che ho caldo?

«Oh, io...» si guarda le maniche rosse e non sembra capire quale sia il problema.

«Hai freddo?» chiedo mezzo stupita. Si morde il labbro e scuote la testa. Si tira su le maniche fino al gomito e si tira indietro il cappuccio della felpa. Si passa una mano fra i capelli azzurri e sospira, tornando a guardarmi.

Mi fissa, come per chiedermi se così va meglio, ma io sono troppo presa dall'osservarlo per dire qualcosa. I capelli azzurri sono più belli di quanto mi sarei aspettata, non avevo visto il colore la scorsa lezione. Poi quando abbasso lo sguardo sulle sue braccia posso notare un tatuaggio poco sotto il gomito: non credevo fosse tipo da tatuaggi.

«Oh, sì, ok...» balbetto un attimo e lui continua a guardarmi «Mi piacciono i tuoi capelli. Qualche volta ho pensato anch'io di volermeli tingere»

«Grazie» risponde e torna timido, come la prima volta. Penso che se continuerà a guardarmi così arrossirò fino a diventare del colore della sua felpa.

Mi volto e tiro fuori i miei libri, anche se credo sia già troppo tardi per non arrossire. Mi verrebbe da voltarmi ancora verso Michael e chiedergli perché non parla, ma penso di avergli già fatto troppe pressioni.

Dopo poco il professore entra in classe e spegne tutte le luci, accendendo il proiettore e facendo comparire un cielo stellato.

«Bene ragazzi» inizia prendendo dei fogli per poi distribuirli «Ora vi darò queste mappe del cielo stellato, che sono solo una parte di quello presente là, sulla schermo multimediale. Come potete vedere la mappa di riferimento contiene il nome delle costellazioni principali e voi dovete capire quali avete sul vostro foglio e trascriverle» arriva fino a noi e ci tende le schede, guardando prima me e poi Michael «Capito Clifford? Mi piacerebbe se tu non giocassi e, per una volta, facessi le cose seriamente» gli lascia uno sguardo eloquente e poi torna alla cattedra.

Fisso incuriosita Michael ma lui non sembra volermi dare la soddisfazione di una risposta, così mi metto ad osservare il foglio che ci ha dato il professore. Una marea di puntini scuri, chi più grandi chi di meno, si staglia sul foglio di carta e non sembra esserci una posizione corretta, la carta potrebbe essere messa in verticale come in orizzontale, non sembra esserci differenza.

«Ma il foglio è in orizzontale o in verticale?» domanda appunto una studentessa.

Il professore sorride e la indica «È questo il bello. Dovete individuare la posizione giusta del foglio sulla mappa di riferimento ma non si sa se il foglio sarà in verticale o in orizzontale. Ho stampato le vostre mappe affinché alla fine, tutte insieme, formeranno l'intera mappa, quindi, di conseguenza, ognuna è diversa dall'altra. Avete capito? Usate le matite» ci raccomanda alla fine. È tipo un puzzle?

Inizio a setacciare la mappa proiettata dal professore, e in principio non trovo nulla, né un punto di riferimento né niente. Finalmente, dopo dieci minuti, penso di aver finalmente trovato una stella che mi darà una mano a cercare tutte le altre.

E quando Michael mi dice «Guarda che non è così» mi viene seriamente voglia di ucciderlo di botte.

Mi volto verso di lui, infastidita e quasi totalmente convinta di avere ragione, ma la sua espressione concentrata verso il mio foglio mi convince a non urlargli contro.

«Perché?» chiedo a questo punto.

Porta una mano sul foglio, sporgendosi contemporaneamente su di me, e indica una sequenza di stelle verticali a lato del foglio «Vedi questa linea di stelle?» mormora.

«Sì»

«L'area in cui credevi fosse questo foglio non ha questa sequenza» mi spiega e io alzo lo sguardo, puntandolo sulla mappa di riferimento. La stella su cui mi stavo basando non ha la sequenza di stella affianco, ha ragione «E nemmeno queste due» borbotta indicando due stelle.

Mi volto verso di lui trovando i suoi occhi verdi straordinariamente belli e anche vicini «Non dovevi fare la tua di scheda?»

Si allontana respirando profondamente e distogliendo lo sguardo. E quando guardo il suo foglio lo vedo coperto dalle scritte delle stelle e delle costellazioni. Ha già finito.

«Michael, come hai fatto a finire così in fretta?» domando stupita.

"Ma allora è un nerd" mi ritornano in mente le parole di Molly, ma non so perché cerco di respingere quest'ipotesi.

Scrolla le spalle, non degnandomi di una vera risposta e io continuo a fissare sbalordita il suo foglio.

La lezione finisce in fretta e il professore ritira i nostri fogli, completando il puzzle stellare. Michael ritira velocemente tutte le sue cose mormorando un saluto veloce e io mi affretto a seguirlo, ma è a metà aula quando inizio a corrergli dietro.

«Michael! Aspetta un attimo» o non mi sente o mi ignora, fatto sta che esce dalla stanza e quando anch'io vengo colpita dal sole non lo vedo più. È sparito.


Ecco, spero di aver scritto benino e che questo secondo incontro con Michael sia stato di vostro gradimento. Secondo voi cosa è successo a Michael tanto da provocare l'antipatia del professore? E le scorse volte mi sono scordata di chiedervi cosa ne pensate dei personaggi, quindi... Molly? Calum? Luke? Ashton? Ovviamente per i ragazzi mi riferisco al carattere in questa storia, visto che li conosciamo già tutti, ma nel caso abbiate voglia di fangirlare un po' su di loro i commenti sono ben accetti ;-) Beh, ho parlato troppo. Lasciate una stellina per favore. Alla prossima <3

Multicolor || Michael CliffordWhere stories live. Discover now