Capitolo Trentaduesimo

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«Ho capito! Ho capito» dico io ridendo e trattenendomi dal buttare la testa all'indietro per le troppe risate «Ma un giorno verrò a saperlo, sappilo» lo minaccio continuando a mantenere il sorriso sulle labbra.

Non riesco a non essere felice da quando, due ore fa circa, Michael è passato per chiedermi di uscire. Velocemente e super eccitata mi sono vestita, con tutti i consigli dei tre idioti che erano in camera (Luke che optava per quei pochi vestiti super scollati e Calum che diceva che dovevo vestirmi di più per farmi desiderare) alla fine ho indossato un semplice vestito azzurro che mi arriva a metà polpaccio e che è stato approvato da tutti, da Luke compreso per lo spacco che ha sulla gonna.

E poi Michael è arrivato... Santo cielo, era ed è stupendo a dir poco, ed io ero la persona più felice del mondo quando ha cercato di fare il galantuomo offrendomi il braccio. Ho appoggiato la testa contro il suo braccio per nascondere la risatina e il rossore.

Mi ha portato in un ristorante, addirittura troppo elegante per una persone come me, e mi ha letteralmente trattato come una principessa per tutta la serata, chiacchierando e arrossendo ogni qual volta gli facessi un complimento sulla camicia blu che porta. Io ho fatto lo stesso, sorridendo imbarazzata quando commentava il colore uguale dei nostri vestiti, quando mi diceva che ero assolutamente più bella della donna appena entrata nel locale (bugia) e quando elogiava i miei occhi banalmente color del cioccolato.

Da poco ha iniziato a parlare di quando, da bambino, finiva sempre con il giocare nel fango nel giardino dietro a casa sua «Mia mamma mi sgridò troppo quella volta» ride lui, ignorando la mia affermazione «E comunque non verresti mai a sapere niente. Vorresti andare a chiedere a mia mamma perché avevo delle lumache addosso? Non credo»

Mi appoggio alla mano, spostando alcune briciole di pane «Potrei, lei lo saprà sicuramente»

Mi fissa un secondo, intensamente e mezzo stupito, poi distoglie lo sguardo con un sorrisetto sulle labbra. Sospira «C'era questo ragazzino che scavalcava sempre la staccionata che divide casa mia dal giardino affianco. Giocavamo insieme molte volte e quel giorno si era portato dietro una busta piena di lumache, e sì, era piuttosto disgustoso» ridacchio, continuando a guardarlo «Comunque dopo aver giocato un po' ha improvvisamente deciso che era ora di utilizzarle, quindi mi ha tolto la maglietta sporca e mi ha attaccato più di una decina di lumache sul petto e sulla schiena»

«Michael!» dico ridendo e coprendomi gli occhi con le mani «È fantastico! Avessi avuto io un amico così» ironizzo continuando a ridacchiare.

«Se fai così io non te le racconto più queste cose» minaccia lui, scherzando ovviamente. Sospira, guarda l'ora e si alza dal tavolo, puntando lo sguardo sulla sala vuota intorno a noi «Mi sa che è l'ora di andare» mi porge la mano, facendo finta di essere ancora una volta il cavaliere di turno. Mi alzo e insieme andiamo alla cassa, dove non faccio in tempo a prendere il portafoglio dalla borsa che Michael ha già dato due banconote al cassiere.

«Che stai facendo?» gli chiedo con il cipiglio sul volto. Lui si gira, mi sorride e scrolla le spalle.

«Pago»

«Facciamo a metà» protesto ma lui mi fa rimettere il portafoglio nella borsa prima di trascinarmi fuori, salutando velocemente.

«Ti ricordi la prima nostra uscita?» domanda iniziando a farmi strada nel buio della sera «Hai portato tu i panini che abbiamo mangiato, questo è il mio gesto per ricompensarti. E poi ti avevo promesso che sarei stato il primo ad offrirti una cena, non ricordi?»

Mi volto a guardarlo, commossa. Si ricorda ancora la promessa che mi ha fatto verso l'inizio della scuola? Gli prendo una mano e lo faccio fermare, prima di mettermi in punta di piedi e baciarlo.

Sorrido, restando a poca distanza da lui «Grazie» sussurro.

Un respiro quasi tremante esce dalle sue labbra prima che mi allontani e mi dica «Andiamo, la serata non è ancora finita»


Dopo il giretto in macchina, tranquillo e che è servito a lui per rilassarsi dopo il mio bacio (perché sì, dopo che l'ho baciato si è agitato) arriviamo al parcheggio del campus dove Michael parcheggia e mi fa scendere.

«Andiamo in Paradiso, vero?» dico.

Mi prende la mano e inizia a guidarmi della direzione giusta «Vero» risponde.

Guardo i suoi capelli verdi sfumati, il suo profilo e il suo piercing, guardo il modo in cui arriccia le labbra quando è concentrato e come le sue ciglia sfarfallino sotto il lieve tocco del vento, guardo come le labbra si stiano trattenendo dal sorridere. La sua mano stringe la mia e io non posso far altro che sperare che questo momento duri per sempre.


Forse avrei dovuto aggiornare prima, mi spiace, ma ecco qui il capitolo. Alla fine ho deciso che era meglio dividere in due e lasciare la parte saliente nel prossimo, mi dispiace. Sono consapevole che sia corto e che succeda ben poco, ma vorrei solamente far presente che il gesto di Michael non è semplicemente un gesto così, tanto per fare, ma è importante sia per Bethany che per lui. Per specificare un pizzico di più: è proprio una cosa speciale. Se andate a leggere nel capitolo in cui escono la prima volta lei dice che nessuno le ha mai offerto niente e che lei non si è mai fatta offrire niente, quindi quello che permette di fare a Michael è unico. Quello che Michael e Bethany condividono in questo capitolo io lo trovo molto importante, e vorrei che lo notaste anche voi <3 Spero vi sia piaciuto, alla prossima. (Arriviamo ad almeno 7 stelline?) <3

Multicolor || Michael CliffordWhere stories live. Discover now