XIII

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C'era di nuovo lui nei miei pensieri, era bastato vederlo un minuto. Lui era lì, a modo suo mi aveva fatto capire che nonostante gli anni che erano trascorsi non mi aveva dimenticata. Non aveva più il mio numero di cellulare, Facebook a quei tempi c'era ma non era ancora così diffuso, e l'unico modo per farsi vivo era quello. Pensai.
Era stato coraggioso, aveva messo da parte il suo orgoglio [in quanto ad orgoglio nessuno dei due scherzava], si era messo in gioco, non sapendo quale poteva essere la mia reazione.
Io l'amavo ancora, forse più di prima. Mi autoconvincevo a credere di averlo dimenticato, parlavo di lui a kekka, la mia migliore amica, come un ricordo, un dolce ricordo. Ma la verità è che lo pensavo spesso, mi giravo fra la folla se sentivo pronunciare il suo nome, in ogni coppia vedevo noi, io e lui mano nella mano. Per cui se in quel momento lo avevo implorato ad andare via, avevo già in mente come avrei potuto rivederlo.
Così il giorno dopo, nel primo pomeriggio, mi vestii e truccai come mai avevo fatto in quegli anni, o almeno non così accuratamente. Tutto era perfetto, avevo curato ogni particolare, un paio di jeans attillati con dentro una canotta bianca in modo da mettere in evidenzia il mio bel decoltè ( almeno di una cosa madre natura mi aveva graziata ahahah), e sopra una giacca nera di quelle più lunghette, le mitiche all star e un trucco impeccabile, ed ero pronta per andarmi a riprendere l'amore della mia vita.
Uscii di casa destando non pochi sospetti, d'altronde così in tiro non mi avevano quasi mai vista, ma mi  giustificai dicendo di andare ad una presentazione di un libro a scuola.
Era un pomeriggio fresco, tirava vento ma si stava bene, io m'incamminai verso la piazza del paese, dove ero sicura di trovare lui.
E non mi sbagliavo. Arrivata in piazza, lo vidi. Era seduto su di una panchina con due suoi amici, e aveva la vespa parcheggiata a pochi passi da lui. Tutto il coraggio e la determinazione nel voler vederlo e riprendermelo, che avevo fino ad un attimo prima, era andata a farsi fottere, per cui feci finta di niente ed entrai in un negozio. L'unico negozio che c'era in piazza, vendeva cose per sarte. Cosa avrei potuto mai comprare lì dentro? Non lo sapevo nemmeno cosa avrei potuto chiedere alla commessa, per cui me ne uscii con la cosa più banale: due gomitoli di lana rossa. [ sicuramente la ragazza dietro al bancone mi avrà presa per scema ma poco importava ahahah]. Quando poi uscii dal negozio, col mio bottino di cui non potevo far a meno, speravo con tutta me stessa che lui mi avesse vista, altrimenti tanta fatica per niente. Ma per fortuna il tempo di uscire dal negozio, che vidi lui avvicinarsi. Iniziavo a sentire il suo profumo, quello che avevo annusato per due anni e che non risentivo da tre. Quando si avvicinò, non ci furono parole in grado di uscire dalle nostre bocche, parlavano solo i nostri cuori. I suoi occhi parlavano da soli, ed io ero ancora l'unica che li riuscivo a comprendere. L'abbracciai con tutta la forza che avevo in corpo, fu uno degli abbracci più sentiti. Stringerlo e sentire ancora una volta il suo respiro sul mio collo era una sensazione bellissima.
Era cambiato tanto. Era più alto, più grosso, gli era cresciuta la barba. Iniziava ad assumere le sembianze di un uomo. E a me piaceva ancora di più, mi faceva sentire protetta. Con lui, fra le sue braccia ero al sicuro.
Continuava a guardarmi come se non mi avesse mai vista, mi fissava senza pronunciar parola, era stupito dal modo in cui anch'io ero cambiata. Mi prese per mano, fiero e soprattutto felice. Mi fece salire sulla sua vespa e decise di riaccompagnarmi a casa lui, come un tempo.

Io e Te, il resto non conta ❤ Where stories live. Discover now