XII

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La scuola mi teneva occupata parecchio, quell'anno poi, il terzo fu il più duro. Avevo una nuova prof di filosofia, la cui preparazione in filosofia era enorme, ecco enorme quanto la sua cazzimma. Ricordo le serate intere in cui versavo il sangue sui libri ( si letteralmente versavo sangue), era esigente e severa, ma faceva anche tante preferenze e così chi non era fra le preferite doveva penare per prendere un misero 7. Ed io, #maiunagioia come stile di vita, non ero la sua preferita.
Un giorno dovevamo riunirci a casa di un'amica per allestire un cartellone, quel giorno non lo dimenticherò mai (e non per il cartellone, al diavolo lei è i suoi fottuti cartelloni), non potevo esserci con loro, di pomeriggio lavoravo, o direttamente a scuola o mi portavo il lavoro a casa, dunque non potei raggiungere fisicamente le mie amiche. Ero presente però con loro telefonicamente, avevamo messo la chiamata in vivavoce e così anch'io virtualmente partecipavo. Mentre parlavamo di come impostare il cartellone, io che ero a casa mia seduta vicino al tavolo che raggruppavo le schede didattiche per la scuola materna, sentivo un clacson. Il suono di questo clacson si faceva man mano più insistente, tanto che le mie amiche dall'altra parte del telefono, mi incitarono ad affacciarmi.
Quel giorno, dopo tanti anni, il mio cuore riprese a battere seguendo un ritmo cardiaco comune solo ad un'altra persona. Dopo quasi 3 anni e mezzo, dopo tutta l'acqua che era passata sotto al ponte, Francesco era giù, sotto casa mia. Appresi che aveva nel frattempo, preso il patentino (o almeno lo speravo),in quanto era su di una vespa bianca. Bello come non mai. Il mio cuore si fermò per un minuto per poi ritornare a battere come prima, come 3 anni prima. Le ragazze dall'altro lato del cellulare chiedevano cosa stesse succedendo, così con filo di voce gli rappresentai la scena.
Nonostante però la felicità, con un'orgoglio enorme, che da sempre mi contraddistingue e che non sempre è un bene, lo incitai ad andarsene con le parole, anche se i miei occhi dicevano ben altro.
Inutile star a raccontare le risate che le mie amiche dall'altro lato della cornetta si stavano facendo, in quanto seppur per me fosse emozionante la scena, per una persona che la viveva dall'esterno era una scena da morir dal ridere. E beate loro. Io invece avevo perso dieci anni di vita, anche se ero tanto tanto felice.

Io e Te, il resto non conta ❤ Where stories live. Discover now