VII

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Lui quel giorno promise di non dire nulla su noi due, e così mantenne la sua promessa. Non me lo aspettavo, ero straconvinta che una volta rientrati in aula avrebbe raccontato tutto ai suoi amici, anche solo per vantarsene. Invece mi sorprese, con quella promessa mantenuta era riuscito a dimostrarmi tanto. Era riuscito a conquistarsi la fiducia. Così continuammo a nascondere il nostro amore per mesi. Nessuno sapeva niente, era solo nostro, lo vivevamo a pieno, eravamo diventati una sola persona, lui era il pezzo che completava il mio puzzle, ed io ero diventata la metà mancante del suo cuore.
Non mancavano però momenti in cui, mi sentivo colpevole, quasi una traditrice, io sapevo che non doveva continuare quella storia, o meglio da buona amica non avrei dovuto permettere nemmeno di iniziarla, ma purtroppo quando il cuore e la mente  non seguono uno stesso obbiettivo, il corpo non può farci nulla, segue il cuore. E io in quel momento seguivo il mio cuore.
Era la mia prima storia, la stavo vivendo a pieno, ero felice anche se non totalmente libera, però mi andava, per il momento, bene così.
I giorni passavano più veloci del solito, arrivavo a scuola felice, ci incontravamo io e lui nella salumeria di fronte la scuola, la signora Lucia ci preparava il solito panino e prosciutto, e poi entravamo in classe, prima io e poi dopo un pò entrava lui, per depistare le pettegole. Le ore in classe erano scandite dalle uscite in bagno, uscivo io e diventava magicamente incontinente lui. Ci vedevamo fuori, nel corridoio che separava i bagni maschili da quelli femminili. Lì ero libera di abbracciare il mio ragazzo, finalmente, perchè sopportare per ore le pettegole in classe che ci provavano con lui, non era di certo facile, dunque quelli erano minuti indispensabili, e a coprirci c'era il signor Mario, il bidello del nostro piano che aveva capito tutto, ma che era una tomba e di cui potevamo fidarci. Ecco diciamo che lui non era l'unico che aveva capito qualcosa. Un giorno durante l'ora di educazione fisica, il nostro prof. ci chiama in disparte e incomincia a ridere. Con quella risata accompagnata da una pacca sulla spalla a Francesco ci fece capire che lui sapeva tutto. E vi dirò che quel prof. è stato tante volte una mano santa, per le cazzate che mi combinava Francesco. Quante volte l'ha sgridato per comportamenti sbagliati nei miei confronti, quante altre volte gli ha fatto capire che tutta la gelosia che lui aveva nei miei confronti era inutile, quante moltissime volte ci ha coperti e dato consigli. Era anziano, lo chiamavano " baffo di ferro", ma vi assicuro che di duro come il ferro non aveva niente. Aveva un cuore enorme e buono, era come un nonno che ti dava consigli, non era un professore, era proprio quel nonno che io da qualche anno non avevo più.

Io e Te, il resto non conta ❤ Where stories live. Discover now