16. Passato e veritá

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Traggo subito un sospiro di sollievo.
-'io non mi tranquillizzerei fossi in te'- è arrabbiato, lo sento dal suo tono.
-'mi spieghi cosa ti è saltato in mente?'- chiede.
-'ha funzionato... Sei venuto'-
Lui sta in silenzio e fa un debole respiro e io ne approfitto per continuare.
Cerco il suo viso nel buio salendo lentamente dal suo petto fino a trovare la sua guancia e lo sento dapprima irrigidirsi e poi rilassarsi. -'hai detto che non dovevo permettere a nessuno di decidere per me. Non posso permettertelo.'-
-'Sam tu non capisci. Dico sul serio'-
Prende la mia mano tra le sue.
-'anch'io. E mi fa male vedere che ti distruggi così. Continuerà a consumarti da dentro lentamente finché ti trasformerà in qualcosa che non sei. E a me piace quello che sei.'-
-'tu non sai chi sono'- mormora.
-'ma tra noi non c'è bisogno di parlare. Tu hai capito chi ero ancora prima che ti parlassi.'- gli ricordo accarezzandogli il dorso della mano.
-'non voglio che tu me ne parli adesso, voglio solo che tu lo faccia non importa quando o con chi o dove. Vuoi che io sparisca per sempre dalla tua vita? Vuoi che questo sia l'ultimo momento che passiamo insieme?'-
-'non importa quello che voglio. Per me sei importante Sam non immagini quanto. Non immagini da quanto io non sentivo... Qualcosa. Credevo di non esserne più capace..'- fa una risata amara. -'ma adesso ho paura'- mentre parlava si è avvicinato a me e ha cercato il mio viso.
-'ho paura di farti del male, perché chi mi sta intorno si fa sempre male'- lo dice con una voce talmente carica di dolore che lo sento anche dentro di me.
-'anch'io ho paura. Ho paura che tu esca da qui e non rivederti mai più, questa è la mia paura perché io...'-
Dirlo vuol dire ammetterlo anche a me stessa per la prima volta.
-'io ho bisogno di te'- dico tutto in un fiato sentendo estremamente vere quelle parole. -'non mi importa nient'altro.'-
Lui mi bacia di slancio facendomi finire contro una parete dello spazio angusto.
È un bacio delicato ma anche deciso, un bacio dei suoi.
Quando ci stacchiamo è talmente vicino che riesco a vedere un po' di più del suo viso.
-'voglio che tu sappia che in qualsiasi momento tu puoi andartene.'- dice sulle mie labbra tenendomi il viso tra le mani.
-'Ryan'-
-'dimmi solo che lo sai'-
-'lo so ma non succederà'- e per la prima volta sono io a baciarlo, gesto che sorprende anche me stessa.
-'credi che dovremmo uscire?'-
-'abbiamo ancora tempo no?'- risponde malizioso.
Rido prima che le mie labbra si chiudano sulle sue.
Ci baciamo per un tempo che sembra troppo breve e quando ci separiamo sono letteralmente senza fiato.
-'mi devi ancora una giornata insieme.'-
-'si, te la devo. E stavolta non c'è pioggia che tenga.'- dice sorridendo poi però torna serio in fretta.
-'io.. Io voglio spiegarti'-
Quelle tre parole sono la cosa più bella che potesse dirmi.
Lo abbraccio. Lui mi circonda la vita con le braccia stringendomi a se.
-'grazie'- mormoro.
Usciti da lì ce ne andiamo.
La sua mano nella mia, è la prima volta che mi tiene per mano e so solo che mi piace. Diciamo che l'ho sempre pensata come una cosa stupida, una cosa che fanno le mamme con i bambini, ma adesso capisco perché lo fanno tutti, da sicurezza e calore nello stesso tempo.
-'aspetta un attimo'- dico bloccandomi.
Lui mi guarda interrogativo.
-'me ne sto andando da una festa che ho organizzato io. Si può fare?'-
-'tu te ne vai sempre dalle feste. E a proposito, come ti è venuto in mente di chiamare quella gente? Spiegamelo, c'era pure quel...'-
-'sapevo che se tu avessi pensato che non ero al sicuro saresti tornato da me'- dico stupidamente facendo spallucce.
A lui compare un sorriso e con la mano ancora nella mia mi tira a se.
-'prometto di non andarmene più se poi a te vengono queste idee brillanti'-
In poco tempo arriviamo a casa sua.
-'suona strano se ti chiedo di entrare?'- chiede lui con un sorrisino.
-'ehm.. No'-
Lui scoppia a ridere.
-'abbiamo già dormito nello stesso letto e non ho allungato le mani giusto?'-
Peccato che non sa che adesso quella che forse non terrebbe a bada le mani sono io.
-'lo so'- dico arrossendo.
-'sai è la prima volta anche per me'-
Sgrano gli occhi a quelle parole. -'ma cosa dici?'-
Lui ride di nuovo.
-'intendo che è la prima volta che dormo e basta con una ragazza.'-
-'fantastico...quindi devo avere schifo a dormire nel tuo letto? Spero che cambi le lenzuola'- dico guardandolo male.
-'l'ultima ragazza che ha dormito in quel letto sei stata tu'-
Dentro di me ci sono tante personcine che esultano e battono le mani.
Non riesco a trattenermi dal fargli un sorriso.
-'ok ti sei riscattato'-
Una volta entrati mi rendo conto che tutto è più caotico dall'ultima volta che sono venuta. Come se non ci fossero stati per molto tempo e quindi non l'avessero messa a posto.
-'vado a farmi una doccia'- dice dandomi un bacio veloce sulla guancia.-'vuoi farla prima tu?'-
Faccio segno di no con la testa.
-'ok allora mettiti comoda.'-
Mentre lui è in bagno io vado nella sua stanza. Cerco di non guardare il letto per non farmi prendere da un attacco di panico.
Ryan ci impiega solo pochi secondi a fare la doccia, in genere io ci impiego mezz'ora.
Entra nella stanza in asciugamano per prendere i vestiti e i lividi sulla schiena sono ancora più evidenti.
-'sembra facciano male'- dico avvicinandomi a lui, mi guarda un attimo confuso e poi capisce. -'non è niente'-
Passo una mano sopra pensiero sulla sua schiena mentre è ancora di spalle e lui si irrigidisce.
-'scusami'-
Lui si gira verso di me.
-'non sono nulla'- assicura accarezzandomi il polso procurandomi dei brividi.
Le nocche non sono messe per niente bene.
Si mette una maglietta velocemente.
-'sembri abituato.'- gli faccio notare.
-'in un certo senso..'- dice corrucciando le sopracciglia e guardando le nostre mani.
Sollevo le sue mani e do un bacio su entrambe all'altezza delle nocche sbucciate.
-'nuovi metodi della medicina?'-
-'si può guarire ed essere guariti in modi diversi'-
Lui accenna un sorriso guardandomi per un po'.
-'c'è una cosa che voglio farti vedere'- dice illuminandosi all'improvviso come se se ne fosse appena ricordato.
Apre l'ultimo cassetto e ne tira fuori una busta.
La prendo lanciandogli un'occhiata veloce.
-'cos'è?'-
-'un'occasione'-
Apro la busta e trovo dentro una ricevuta.
Mi ci vuole qualche secondo per realizzare cos'ha davvero tra le mani.
-'hai mandato il mio libro a una casa editrice'- affermo più che chiedere.
-'non sai cosa risponderanno, personalmente lo pubblicherei domani'-
-'sul serio?'- dico lasciandomi sedere sul letto raggiante.
-'assolutamente'-
-'non posso credere che tu glielo abbia mandato... Non so se avrei mai avuto il coraggio di farlo.'-
-'lo so l ho mandato per questo. Dopo averlo letto ho dovuto farlo, non ti saresti mai data una possibilità da sola'-
-'non posso crederci'- dico nascondendo il viso tra le mani.
Lui sorride per la mia espressione.
-'oddio'- lo abbraccio di slancio.
-'ok direi che l'hai presa bene, per un attimo ho pensato che mi avresti ucciso'-
-'due settimane fa forse si'- dico.
-'e poi cosa è successo?'- chiede sdraiandosi di fianco sul letto.
-'una persona mi ha detto che ero una sfigata e che dovevo imparare a vivere.'- dico con leggerezza buttandomi accanto a lui con la ricevuta tra di noi.
-'non sono sicuro che abbia usato esattamente questi termini'-
Scoppio a ridere. -'più o meno.'-
ci guardiamo in silenzio e sono consapevole di averlo davvero vicino, nella sua stanza, nel suo letto.
-'comunque aveva ragione, dovevo lasciarmi andare'-
-'e lo hai fatto?'-
-'lo sto facendo.'-
Mi accoccolo più vicina a lui appoggiando la testa al suo petto.
Rimaniamo così abbracciati per un po' finché lui non rompe il silenzio.
La sua mano sale lentamente sulla mia schiena disegnandomi cerchi, ogni volta che le sue dita scendono trattengo il respiro.
-'mio padre mi picchiava'- dice dopo un po', dalla sua voce non trapela nessuna emozione. Mi irrigidisco ma non lo interrompo per paura che si fermi.
-'lo ha sempre fatto, per qualsiasi motivo. Era sempre arrabbiato, sia da ubriaco che da sobrio. Picchiava anche mia madre. È andato avanti finché ho compiuto 15 anni. Una sera È tornato a casa ubriaco e ha cominciato a picchiare mia madre. Non so cosa è scattato dentro di me sapevo solo che lo odiavo, che volevo che smettesse per sempre di farci del male. Mi sono buttato addosso a lui e ho comunicato a picchiarlo, alla fine era stato lui a insegnarmi come fare... Ero piccolo ma lui era ubriaco quindi avevo un vantaggio. Mia madre mi ha fermato a un certo punto mentre si disperava. Ho cercato di convincerla a scappare, a denunciarlo ma lei non ha voluto. Lei lo amava'- fa una risata amara.-'non ho più visto nessuno dei due. me ne sono andato e ho vissuto un paio di giorni da un amico. Questo mio amico Luis faceva parte di un giro brutto, era solo come lo ero io e quelle persone si presero cura di noi se così si può dire. Sfruttarono la nostra rabbia a loro vantaggio, ho sempre avuto problemi a controllarla, non ero in grado di fermarmi e a loro faceva comodo.
Hanno iniziato a farci fare degli incontri contro altri ragazzi, scommettevano e io gli portavo soldi. Ero un ragazzino solo, arrabbiato, pieno d'odio verso chiunque: il soggetto perfetto da sfruttare.
All'inizio mi piaceva, sfogavo quello che avevo dentro poi crescendo ho iniziato a capire che non era giusto. Ho cercato di uscirne ma il mio amico non voleva andarsene. Lui era tutto ciò che avevo, era come un fratello. Una sera gli avevano detto che doveva farsi battere, avevano scommesso sul suo avversario e lui doveva perdere. Ma quello lo provocò e lui non ce la fece a trattenersi. Evidentemente non approvarono la sua decisione. Venne ritrovato morto due giorni dopo. Lo fecero passare come un caso di overdose ma io sapevo la verità '-
-'oh mio dio'-
-'decisi che ne avevo abbastanza. Me ne sono andato immediatamente dalla casa che ci avevano dato. Sono sparito per un po' credendo che fosse semplice, che bastasse volerlo ma quelle non sono persone che ti lasciano decidere. Sono loro a scegliere cosa devi fare, ti salvano dalla merda in cui ti trovi solo per metterti nella loro'-
-'sei.. Sei ancora obbligato a fare come vogliono?'- chiedo con voce strozzata per quelle rivelazioni.
Lui non dice nulla.
-'Ryan?'-
-'sto cercando di uscirne. Ma loro non vogliono saperne, a quanto pare sono una miniera d'oro per loro. Sono costretto a battermi ovunque vada, gli incontri si volgono ovunque e a qualsiasi ora. Avversari diversi posti diversi ma in fondo è sempre la stessa cosa.'-
-'è per questo che sparisci e torni conciato così. Ti obbligano a perdere?'-
Lui scuote la testa. -'mi obbligano a vincere e io lo faccio ma non è una liberazione, sono stanco di dovermi battere, prima era un modo per sfogarmi adesso invece non fa altro che farmi stare peggio.'-
Mi appoggio sui gomiti sul materasso per poterlo guardare in faccia.
-'ci deve essere un modo per uscirne. Sei andato alla polizia?'- chiedo incapace di pensare che non ci sia una via di uscita.
-'no. Ma mi sto facendo aiutare per uscirne. La polizia non farebbe nulla... Non avrei prove. Sono bravi in questo e se scoprissero che ho parlato probabilmente finirei con Luis... È per questo che non ti volevo vicina. Non ho mai avuto nulla da perdere, non mi importava di cosa poteva succedere... Ma ora ho qualcosa da perdere. Se scoprono che stiamo insieme e io decido di tagliarmi fuori..'- non finisce la frase. Sento un brivido strisciarmi sulla schiena.
-'non deve andare per forza così. Jordan lo sa?'- chiedo.
-'si, mi sta dando una mano. Siamo amici da tanto, dalla scuola. Quando ho tentato di andarmene sono andato da lui e mi ha ospitato, poi però sono tornati a prendermi. Una volta che diventi uno di loro sei di loro proprietà.'-
-'ma eri solo un ragazzino come potevi saperlo.. Avevi bisogno di aiuto'- dico scuotendo la testa.
-'a loro non importa'-
-'Ryan devi andare alla polizia. Dire tutto quello che sai, possono e devono aiutarti. Avrai sentito qualcosa, visto delle facce, puoi incastrarli. Non dirmi che non ci hai mai pensato'-
-'si ci ho pensato.'- borbotta. -'ma ripeto. Se lo scoprissero non finirebbe bene. Per questo non voglio avere nessuno intorno'-
-'beh peccato che tu hai qualcuno intorno e non ho intenzione di andarmene'-
-'se fossi furba saresti già uscita da quella porta'- dice facendo un cenno verso l'ingresso della stanza.
-'non mi interessa essere furba, preferisco essere felice. Con te lo sono.'-
Ribatto sicura.
-'vuoi dirmi che non è cambiato nulla dopo che ti ho detto queste cose? Picchio le persone senza motivo, ho talmente tanta rabbia in corpo da farmi paura da solo, sono immischiato con quel tipo di persone e per te non cambia niente?'- mi chiede incredulo.
Mi metto a cavalcioni su di lui prendendo in contropiede lui e me stessa.
-'non cambia nulla se non che adesso so perché sei così arrabbiato. So che hai dei motivi validi, so che sei una brava persona nonostante la merda in cui hai vissuto fino adesso. Questo non fa di te una persona cattiva ma una persona forte.'- parlo con enfasi, cercando di convincerlo di fagli vedere quello che io vedo in lui. Lui si tira su a sedere e io finisco seduta più avanti su di lui.
-'non vuoi andartene?'- chiede e dalla sua voce capisco che è incredulo.
Scuoto la testa con decisione. -'no. Non c'è nessun altro posto in cui vorrei essere'-
Assicuro guardandolo fisso negli occhi per fargli capire che sto dicendo la verità.
-'ma voglio che tu mi faccia una promessa'- dico.-'promettimi che andrai alla polizia. Che uscirai da questa cosa e che sarai al sicuro.'-
Lui mi accarezza una guancia e fa un piccolo sorriso.
-'promettimelo.'- ripeto prendendo il suo viso tra le mani.
Lui si abbassa verso la mia bocca dandomi un bacio leggero.'-promesso'- dice sulle mie labbra.
-'sei incredibile lo sai?'- fa una breve risata allontanandosi da me abbastanza da potermi guardare negli occhi.
-'vuoi che io sia al sicuro quando ti dico che tu potresti non esserlo per colpa mia?.'-
-'io sono al sicuro quando sei con me'- ribatto. Ed è vero. Con lui lo sono e so che lo sarò sempre, non posso avere paura se ho lui vicino.
Lo bacio con decisione e lui mi stringe forte a se.
-'grazie per avermene parlato.'- dico appoggiata alla sua spalla. Non deve essere stato semplice per lui, non so chi lo sappia a parte me, forse solo Jordan.
Ho paura a pensare in che situazione si trova ma ne ho per lui non per me. Vorrei che tutto quello non fosse successo a lui, che non avesse mai dovuto sopportare tutto quel dolore. Ma sono anche arrabbiata al pensiero che qualcuno abbia potuto approfittarsi di un ragazzino per fargli fare cose tanto orribili.

This Summer is MINEWhere stories live. Discover now