9. Mai più

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Ho caldo, mi sento appiccicosa e tutto il locale comincia a girare, sento che potrei vomitare da un momento all'altro.
Una mano si serra nella mia obbligandomi a camminare.
-'non mi sento bene'- farfuglio senza riuscire a sentire la mia voce.
Sento di non avere il controllo del mio corpo. Anche se non sono del tutto in me il mio cervello ricorda che ho studiato quando vengono questi sintomi. Ho studiato quale sostanza li induce e mi si accappona la pelle solo a pensarci. Mi ha drogata. Ketamina? GHB? Si possono facilmente disciogliere in una birra.
Il rumore della musica si fa lontano e la stanza in cui mi trovo adesso è più fresca ma sento comunque la pelle bruciarmi.
Distinguo il volto di Marco davanti a me che mi squadra prima di buttarmisi addosso. Sento le sue mani salirmi sotto il vestito, me lo toglie strappandolo.
Non riesco a dire niente, non riesco a digli di fermarsi. Vorrei gridare, spingerlo via ma non ci riesco: sono intrappolata nel mio stesso corpo.
-'no, no'- riesco solo a dire mentre lui comincia a baciarmi con violenza la bocca per zittirmi, poi il collo e a premersi contro di me. Probabilmente adesso indosso solo reggiseno e mutande.
Lo vedo slacciarsi i pantaloni e capisco che è finita, che non posso fare niente per fermarlo.
'Vai via da qui'. Penso. 'Non sei davvero qui, è solo un sogno. Sei in spiaggia, sei in acqua, ti stai buttando dal promontorio. Ryan è con te. ' Mi lascio scivolare sulla parete mentre Marco si è slacciato i pantaloni.
-'ti piacerà vedrai'- mi dice in un orecchio.
Mi fai schifo. Mi fai schifo. Non riesco a parlare.
Sento delle lacrime scendermi sulle guance, ok fai quello che vuoi ma sbrigati. Voglio tornare a casa, voglio solo tornare a casa.
Quando lui si mette sopra di me chiudo gli occhi e aspetto che finisca tutto. Che il bravo ragazzo mi lasci andare.
Nessuno è mai come sembra. Nessuno è mai quello che mostra agli altri.
A un certo punto non lo sento più sopra di me, vedo delle scene susseguirsi velocemente: Marco per terra, un ragazzo sopra di lui di cui non vedo la faccia. Lo colpisce, sento il rumore dei pugni vibrarmi nel petto.
Sangue.
Non posso sopportare di vedere qualcuno morire. Cerco di dire basta ma credo di riuscire solo a farfugliare qualcosa.
Il ragazzo si volta verso di me. Non potrei non riconoscere quegli occhi anche da drogata. Anche se adesso mi fanno quasi pura.
Marco giace a terra lamentandosi e contorcendosi.
Ryan mi fa alzare ma non riesco a ordinare alle mie gambe di sorreggere il mio peso.
Mi aggrappo a lui che continua a chiedermi qualcosa che non riesco a capire. Deve aver usato una dose massiccia di droga, ce ne vuole molta per fare perdere i sensi a qualcuno.
Gli occhi mi si rovesciano e non vedo più nulla.

Mi sveglio seduta in macchina, ho una felpa infilata addosso. È calda e confortante. Mi fa sentire al sicuro.
Perché ho bisogno di sentirmi a sicuro?
In un attimo mi si formano delle immagini nella mente per rispondere a quella domanda.
Sussulto e mi stringo di più nella felpa.
La testa mi gira e mi fa male ma questo non mi distrae dal sentirmi sporca. Mi sento violata.
-'ehi'- qualcuno mi sta parlando,
Di fianco a me.
La macchina si ferma.
-'Sam?'- mi fa voltare verso di se e sussulto a quel contatto. -'è tutto ok. Sei al sicuro adesso'- mi parla con dolcezza. Il suo tono mi rassicura, vorrei che continuasse a parlarmi.
-'come ti senti?'- mi chiede.
-'bene'- mormoro tenendo lo sguardo basso.
-'ti sto portando all'ospedale'- dice.
-'no no ti prego'- salto su guardandolo in faccia. -'mi ha drogata, l'effetto sta svanendo, sto bene'-
-'non sei ancora un medico per poterlo giudicare'-
-'ti prego Ryan'- dico guardandolo supplichevole.-'voglio solo tornare a casa'-
Lui stringe forte il volante, tanto che le nocche gli diventano bianche.
-'lui è riuscito a..'- non finisce la frase ma io ho capito cosa intende.
Mi accoccolo di più dentro la felpa continuando a sentire le sue mani su di me.
Scuoto la testa. -'sei arrivato in tempo'-
Lui sembra rilassarsi un pochino.
-'sono stata una stupida. È tutta colpa mia, mi avevi detto di..'- parlo freddamente come se non fosse successo a me, come se fosse successo a un'altra ragazza.
lui si volta di scatto verso di me e si avvicina per assicurarsi che senta bene quello che sta per dirmi.
-'in nessun modo. Nessuno. Quello che è successo è colpa tua. Un no è no. E cazzo quello stronzo ti ha persino drogata.'-
Capisco dallo sguardo che è fuori di se.
-'puoi portami a casa per favore?'- chiedo con voce monocorde. Sento che tutte le emozioni che ho represso fino adesso stanno per travolgermi e non voglio che lui sia presente quando lo faranno.
Quando arriviamo a casa ricordo che Rox non c'è e che la casa è buia e vuota.
-'vieni a casa mia, non ti lascio lì da sola'- dice venendo ad aprirmi la portiera. Non ho la forza di discutere. Voglio solo un bagno. Voglio togliere le sue mani da me.
Appena apre la porta corro di sopra, ricordo dove si trova il bagno visto che è lì che lo avevo medicato.
Mi chiudo la porta alle spalle e apro l'acqua del lavandino, mi tolgo la felpa e vedo dei segni sul mio corpo, alcuni sembrano graffi, altri lividi che hanno la forma delle dita di una mano come se avesse premuto nella mia carne.
La mia faccia è un disastro, i capelli sono appiccicati alla testa per il sudore, sono pallida e umida, il trucco mi è colato sulla faccia.
Comincio a sfregarmi le braccia con tanta forza da farmi male mentre comincio a singhiozzare. Devo toglierle, devo toglierle.
Non mi accorgo neanche che Ryan entra nella stanza finché non mi blocca le braccia.
-'ehi, basta.'- cerca di tenermi ferma ma io mi divincolo mentre le lacrime cominciano a scendere e i singhiozzi mi sconcuassano il petto.
Lui mi abbraccia stringendomi forte a se, e io sento il mio respiro tornare regolare piano piano.
-'ti prego toglile'- mormoro singhiozzando sul suo petto.
Lui mi prende il viso tra le mani guardandomi confuso. -'cosa Sam?'- chiede in un sussurro. Sento il dolore nella sua voce.
-'le sue mani. Ti prego toglile'- dico guardandolo negli occhi.
Lui irrigidisce la mascella e chiude gli occhi e mi stringe di nuovo se.
-'vieni con me'- mi sussurra in un orecchio. Continuando a tenermi abbracciata mi porta con se nella doccia.
Non ho paura con lui, non mi importa se sono qui mezza nuda tanto sento che il mio corpo non sarà mai più mio.
Si toglie la maglietta e i pantaloni rimanendo in mutande poi apre l'acqua calda della doccia che ci investe. Siamo uno davanti all'altra nella doccia piccola tanto che che le nostre braccia e le nostre gambe si sfiorano a ogni movimento.
Lui comincia a pulirmi, mi accarezza delicatamente sotto l'acqua, lo sguardo concentrato e io lo lascio fare.
Le sue mani passano dove mi ha toccata lui, cancellando le impronte dalla mia pelle.
Il suo sguardo si indurisce quando arriva ai segni delle dita che risaltano sulla mia carnagione chiara e sui graffi, li si sofferma di più li e io chiudo gli occhi.
Mi massaggia i capelli sotto l'acqua e quando ha pulito ogni centimetro della mia pelle mi avvolge in un asciugamano.
-'grazie'- dico riaprendo gli occhi. Ora ci sono solo le sue mani sul mio corpo.
Mi da un bacio sulla fronte che dura a lungo.
E mi porta con se fuori dalla doccia.
Mi prenda una sua maglietta che mi arriva praticamente alle ginocchia.
-'sdraiati pure sul letto, io vado sul divano'-
-'no, no ce n'è bisogno'- assicuro.
-'non voglio stare da sola'- aggiungo stringendomi nelle spalle.
Sto meglio, mi sento pulita adesso ma non voglio che lui se ne vada.
-'per te è un problema?'- chiedo.
Lui è sorpreso.
-'no, come preferisci tu'-
Si sdraia sul letto e io mi avvicino al letto sdraiandomi accanto a lui che spegne le luci.
-'ti senti meglio?'- chiede vicino a me nel buio. Riesco a sentire il suo respiro regolare vicino a me.
-'si, meglio'- assicuro.
-'sarebbe stata la mia prima volta'- butto fuori dopo un po'. Avevo bisogno di dirlo.
Lo sento irrigidirsi vicino a me.
-'scusa. Avevo bisogno di dirlo ad alta voce.'-
lui si gira su un fianco verso di me e nella fioca luce che filtra dalla finestra vedo che mi sta guardando, mi volto anch'io su un fianco verso di lui.
Mi accarezza una guancia portando una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Poi scende accarezzandomi con la punta delle dita tutto il braccio provocandomi dei brividi in tutto il corpo.
-'succederà quando sarai tu a volerlo'-
La sua sembra una promessa. -'non ti succederà mai più una cosa del genere'-
Gli credo. Voglio cedergli.
Le sue labbra si posano leggere sulle mie in un bacio lento e delicato.
Stavolta sono io ad accarezzargli una guancia, all'inizio si irrigidisce ma poi si rilassa, gli passo le punte delle dita sul sopracciglio e sul labbro che poco tempo fa gli ho medicato.
-'grazie'- mormoro di nuovo poco distante dalle sue labbra.

This Summer is MINEWhere stories live. Discover now