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"Non allontanarti dal gruppo! Non andare alle feste! Non bere alcolici! Non iniziare a fumare assolutamente niente! Non andare in discoteca perché è pericoloso!" ripete per l'ennesima volta.
"Ho capito! Tu torna a dormire."
"No, vengo con te all'aeroporto."
"Non fare finta di preoccuparti per me. Ho 21 anni e so badare a me stessa!"
Entro in cucina dove trovo Melissa ancora in pigiama a prepararmi la colazione.
"Buongiorno Faith!" dice sorridendo.
"Giorno Mel. Non preoccuparti per la colazione. Non voglio mangiare perché altrimenti vomito tutto."
"Ti senti bene?"
"Sisi, è solo che l'ultima volta che ho preso un aereo per fare un viaggio di ore e ore, è stato con mamma anni fa."
"Hey, andrà tutto bene." dice appoggiando una bella tazza di caffè fumante davanti a me.
"Sì, andrà tutto bene..."
"Tieni..." dice porgendomi una chiave.
La guardo confusa e lei mi prende la mano e la fa poi racchiudere intorno alla chiave.
"Perché una chiave?"
"E l'unica chiave della biblioteca. Così puoi stare tranquilla che nessuno prenderà il pianoforte."
"Grazie Mel, sei la migliore!" dico abbracciandola.
"Non devi ringraziarmi. Sto solo facendo quello che mi ha detto tua madre: 'se poi un giorno non ci sarò più, prenditi cura della mia principessa!'."
Asciugo velocemente quella lacrima che è sfuggita senza permesso e nascondo velocemente la chiave in tasca.
"Devi metterla in valigia se non vuoi che te la portino via."
"Sì, la metterò in valigia."
"Penso sia ora di andare." dice sorridendo.
"Hai ragione. Grazie per il caffè, ne avevo davvero bisogno."
"Divertiti a Parigi!"
Torno in salotto per prendere la valigia e la borsa e poi salgo sull'ascensore.
La saluto prima che le porte di chiudano e sorrido.
Lei è sempre stata come una seconda mamma, si è sempre presa cura di me.
Arrivo in aeroporto e della mia classe non c'é ancora nessuno.
È stata una brutta idea non fare colazione. Vado verso un bar e prendo una brioche e un caffè macchiato.
"Pensavi di partire e non salutarmi?" chiede una voce alle mie spalle facendomi sussultare.
"Ma sei impazzito?! Mi hai spaventata!" quasi urlo.
"Non volevo spaventarti." si siede davanti a me.
"Cosa ci fai tu qui? Come fai a sapere che parto?"
"Ehm... vediamo... hai controllato di avere i documenti per il viaggio?" chiede.
"No, ma sono sempre nella borsa. Proprio vicino al biglietto dell'aereo." dico prendendo la borsa per controllare, ma del biglietto e dei documenti nessuna traccia.
"Ti saranno caduti quando sei stata al teatro l'ultima volta. Li ho trovati sul palco." dice appoggiando tutto sul tavolo. "Se non li trovavo non saresti più partita."
"Grazie." dico mettendoli nella borsa.
"Parigi è una bella città, ti piacerà."
"Non ci sono mai stata, ma era il sogno di mamma portarmi lì..."
"Dovresti sbrigarti, tra un po' hai il volo e stanno arrivando i tuoi compagni."
"Sì, vado."
"Controlla di non avere niente fatto di metallo addosso prima di fare il check-in." dice e mi ricordo di avere la chiave in tasca. La prendo e la metto in valigia. Quando mi rialzo non lo vedo più. È sparito nel nulla.
Raggiungo gli altri e Samantha mi salta addosso.
"Ciao anche a te Sam."
"Partiamo! Oggi partiamo!"
"Lo so Sam, lo so."
"Perché hai quella faccia? Stai cercando qualcuno?"
"Cosa? No!"
"Ti stai guardando intorno come se cercassi qualcuno."
"No, non sto cercando nessuno. Andiamo a fare il check-in."
[...]
"La vuoi smettere di fissare il cellulare? Magari non vuole risponderti o non può proprio rispondere."
"Ma di cosa stai parlando?"
"Metti giù quel cavolo di telefono!"
"Ok, ora lo metto via..."
"Faith, ci siamo sempre dette tutto, o almeno io l'ho fatto. Ci conosciamo da una vita e sai benissimo che non ho mai detto a nessuno i tuoi segreti... Perché non mi vuoi dire cosa sta succedendo?"
"Cosa vuoi che ti dica? Che probabilmente un maniaco mi sta seguendo? Che ha il mio numero di telefono, sa a che scuola vado e che probabilmente adesso ha anche tutti i miei dati? Vuoi saperlo sul serio?"
"Cosa? Un maniaco?"
"Sono più che sicura che sicura che io non gli ho mai detto a che scuola vado anche se lui sostiene il contrario."
"Magari non è un maniaco."
"Quando gli dico che non fa bene il suo lavoro da stalker, si limita solo a ridere e a grattarsi la nuca. E cosa significa questo?"
"Che probabilmente hai azzeccato..."
"Esatto. Volevo tenerti fuori da questa storia per il tuo bene."
"Magari è solo uno secchione capace di entrare nei database della polizia e scoprire tutto sulla tua vita."
"E tu come lo chiami questo?"
"Ok, è uno stalker, ma ne sei sicura?"
"Abbastanza sicura. Stamattina si è presentato all'aeroporto con il biglietto e i miei documenti sostenendo di averli trovati al teatro."
"Da quanto lo conosci?"
"Da una settimana penso... L'ho conosciuto al teatro dove recitava mia madre, lui a quanto pare è il proprietario e ha intenzione di demolirlo per costruirci un parcheggio."
"Vuole distruggere il teatro?"
"Sì e devo trovare un modo per impedirglielo, quel teatro è tutta la mia vita!"
"Se hai bisogno di aiuto, puoi contare su di me."
"Lo so, infatti dopo la nostra gita a Parigi dovrai aiutarmi a trovare un modo per salvare il teatro."
"Abbiamo a disposizione altre 4/5 ore di volo, penso che possiamo iniziare ora a pensarci." dice sorridendo. "Se quello è uno stalker, avrà a che fare con me."

Stalker? [H.S.] || IN REVISIONE Where stories live. Discover now