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Camminando per questi corridoi senza fine del teatro mi sento libera. Forse fa strano sentirlo dire, ma sono in pace con me stessa qui. Questo teatro è stato il mio tutto fin da piccola, quando mamma mi portava a vedere gli attori recitare.
Con la morte di mia madre, anche questo teatro è morto. Nessuno è più venuto qui ed è stato chiuso.
Questo è il mio posto preferito, il posto dove mi sfogo, il posto dove mi deprimo oppure festeggio (da sola)...
Tecnicamente non potrei nemmeno entrare qui, ma ormai ho imparato gli orari della sicurezza dell'edificio e mi intrufolo quando sono certa che nessuno può vedermi, ma tanto sono più che sicura che gli uomini della sicurezza sanno della mia presenza, ma non importa, non mi hanno mai detto niente.
In questo posto adoro ogni singola cosa, ogni singola sedia mezza rotta, ogni singolo granello di polvere... tutto quanto.
Il cellulare inizia a vibrare, segno che ho appena ricevuto un messaggio.
'Da Papà♡:
Piccola, arriverò tardi a casa stasera. Mi dispiace, ma ho un appuntamento con un nuovo cliente.'
Sbuffo sapendo che sta mentendo, non gli è mai importato più di tanto della mia vita. È sempre occupato con il suo lavoro, e questo ancora di più da quando mamma se ne è andata. Penso lo faccia per non pensarci troppo a lei. Anche se non mi considera più di tanto, so che mi vuole bene. Mi vuole bene a modo suo, ma mi vuole bene.
'A Papà♡:
Tranquillo, non è un problema... non lo è mai.'
Digito velocemente la risposta, ma prima che riesca a rimettere il cellulare in tasca mi arriva un altro messaggio.
'Da Papà♡:
Mi farò perdonare...'
Non rispondo nemmeno rimettendo apposto quel aggeggio... mi siedo al mio solito posto mettendo a terra la borsa e sorrido sapendo che potrò scollegarmi dalla realtà per un po'.
Inizio a suonare fermandomi a volte solo per trascrivere le note nel vecchio diario regalato da mia madre.
Le prossime ore che passerò qui, saranno fantastiche come sempre.
[...]
"Giorno piccola."
"Buongiorno papà..." dico lasciandogli un bacio sulla guancia prima di sedermi a fare colazione.
"Cosa hai fatto ieri?"
"Niente di ché. Sono stata sola, come al solito." dico mangiando quei pancakes cucinati come sempre da Melissa.
"Dovresti smettere di andare in quel teatro..."
"Non lo farò perché me lo dici tu."
"E invece dovresti. Lo dico per il tuo bene... Non voglio che anche tu faccia la fine di..."
"Non mi parlare di mamma! Non l'ha uccisa il teatro! L'ha uccisa un bastardo che è ancora in libertà! Sono passati 2 anni dalla sua morte e ancora niente, nessuno sa niente..." dico alzandomi dal mio posto. "Il teatro non ha ucciso mamma!" gli punto un dito contro prima di girarmi e tornare in camera mia a prendere la borsa.
È sempre la stessa storia, tutte le mattine...
"Non devi prendertela con lui, non è colpa sua."
"Lo so Meli... ma non può impedirmi di andare al teatro, è l'unica cosa che mi rimane di mia madre, nessuno mi prenderà anche questo." dico asciugandomi la lacrima che è scesa senza la mia volontà.
"Cosa ti preparò per pranzo?"
"Non dovresti disturbarti di preparare un pranzo che non sarà nemmeno toccato... probabilmente anche oggi avrà qualche cliente. Io non torno per pranzo, ci vediamo stasera."
"Come vuoi..."
Scendo di sotto e papà è già andato via, sempre la stessa routine: colazione saltata per litigata, il non salutarsi nemmeno quando esce, non pranzare insieme, non cenare insieme, mandare uno stupido messaggio per avvisare che non tornerà presto con una stupida scusa...
Premo il pulsante dell'ascensore e aspetto che arrivi, come sempre c'é solo la vicina del piano di sotto che sta spazzando.
"Buongiorno Faith." dice lei sorridendo.
"Giorno signora Parks." rispondo con un finto sorriso, come sempre.
Esco finalmente da quel palazzo enorme dove al ventitreesimo piano c'é il nostro appartamento a due piani sempre vuoto. Mi chiedo perché continuiamo a stare lì se non c'é mai nessuno.
"Signorina Peters, dove la porto?"
"Ti ha detto lui di venirmi a prendere? Sai benissimo che io non ho mai voluto un autista per me, quindi pensa a fare solo l'autista di mio padre."
"Ho capito signorina... ma..."
"Niente 'ma'! Voglio avere una vita normale!" dico forse a voce un po' troppo alta visto che i passanti si girano a guardarci. "Fai il tuo lavoro e basta..."
Mi allontano da quel uomo che papà obbliga a seguirmi ovunque, e lui rassegnato torna all'auto.
Arrivo giusto in tempo visto che la campanella suona proprio nel momento in cui varco il portone d'ingresso.
Raggiungo l'aula e sorrido a Sam che mi indica il posto accanto a lei.
"Perché hai quella faccia?" chiede appena mi siedo.
"Secondo te? Mi sono stufata sempre della stessa storia."
"Mi puoi dire che posto è quello in cui tuo padre ti dice che non puoi andare?"
"No, nessuno deve sapere che vado lì. È il mio posto..."
Per il resto della lezione rimango in silenzio, così come per tutte le altre ore...
A volte vorrei vivere in un paesino povero dell'Africa, almeno lì papà avrebbe un po' di tempo per me, riuscirebbe a capirmi e probabilmente non dovrebbe obbligare nessuno a seguirmi.
"Giuro su Dio che se non la smetti di seguirmi vado dalla polizia!"
"È un ordine di suo padre..."
"Con gli ordini di mio padre divresti pulirti il sedere! Non me ne frega cosa dice o fa. Sparisci immediatamente o ti farò licenziare!"
Ok, forse a volte serve a qualcosa essere la figlia di Jason Peters.
Lo vedo salire in macchina e sfrecciare via da lì, e appena lo fa proseguo per la mia strada.

Ecco una nuova storia... lo so che ne ho 382739292936292 e nessuna è completamente finita, ma cercherò di portarle avanti. Farò il possibile per riuscirci.
Spero vi piaccia e...

Un bacione.

Stalker? [H.S.] || IN REVISIONE Where stories live. Discover now