20 - Yeosang

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Due ragazzi minacciavano Seonghwa, e, nel buio sentii i loro sguardi puntati su di me. Ma parvero riconoscere la mia voce, e si rilassarono un po', lasciando andare le spalle di Seonghwa che sospirò di sollievo.

"Yeosang, perché sei qui?" chiese Hoshi.

Guardai le scale dietro di me, eravamo al sesto piano, un corridoio ci separava dalla porta blindata di quel piano. Mi avevano mandato loro a controllare, ma cosa ci facevano loro lì, allora? Mi spostai a lato.

"Hoshi, Jun, siete impazziti?!" esclamai. I dormitori erano due piani sotto, eravamo sicuri. "Non sapete di Sunghoon?!" Mi misi le mani tra i capelli, erano più irresponsabili di Mingi! Non era possibile!

Mi arresi, le loro risposte non mi interessavano anche se avevano qualche anno in più di me, mi voltai e presi a correre per la porta blindata del sesto piano. Pure i ragazzi grandi dovevano mettersi a fare gli stupidi adesso, ma non gli avrei permesso di fermarmi.

Camminai fino alla porta di metallo, ma qualcuno fece dei passi dietro di me, e sentii solo dei rumori confusi prima che qualcuno fermò i miei polsi dietro la schiena e un'altra mano che afferrava la maglia del mio pigiama.

"Chi sei? Cosa vuoi?" disse una voce femminile, che mi teneva dal petto. Mi sorpresi a sentirne la profondezza, e bastò quella a farmi capire chi mi stava tenendo il petto. Non potei fare a meno di arrossire, dato che Yaelin poteva sentire il mio battito cardiaco...

"Yaelin, sono Yeosang, lasciatemi andare!" esclamai quando la persona dietro di me, molto probabilmente un ragazzo, mi strinse le braccia fino a farmi lacrimare leggermente. Scacciai le lacrime e ritornai a protestare.

"Ah, Yeosang," disse lei, indugiando con la mano sul mio petto, come se volesse farmi aspettare per la sua risposta. "Finché non mi dici perché sei qui." Mi fissò intensamente. "Parla."

Il ragazzo dietro di me sussultò quando sentì la voce profonda della ragazza. Non ne era abituato, e nemmeno io lo ero. Lasciai che un sospiro uscisse dalle mie labbra, più di rassegnazione che d'altro. "Io... Mi hanno mandato qui," ammisi, la mia voce molto più debole di prima.

"Keeho, avevo ragione." disse al ragazzo dietro di me, lo conoscevo di vista, ed era un po' un criminale sotto copertura. "Bene, ce l'abbiamo fatta anche senza Shotaro," mormorò Yaelin tra sé e sé, poi alzò lo sguardo su di me un'altra volta.

"Ti porteremo da Sunghoon. E anche tutti gli altri ragazzi." sentenziò con voce profonda e penetrante. Ci misi un attimo a capire. 'Tutti gli altri ragazzi.' Quindi non solo Hoshi e Jun, ma anche...


Quella piccola stanza, piccola perché c'erano più o meno una ventina di persone dentro, faticava a contenerci tutti, ma, con un bel po' d'ingegno, ci eravamo stretti per avere tutti una visuale al centro.

In mezzo alla stanza, Hoshi torreggiava su Sunghoon, che, con sguardo cattivo e tagliente, gli teneva perfettamente testa. "Voglio sapere come vi chiamate. Adesso. Non lo ripeterò." disse Sunghoon, con una faccia che fece capire subito ad Hoshi che era inutile controbattere ed era meglio cominciare le presentazione.

Hoshi, Jun, io, Soobin, Yeonjun, Jeno, Anton, Hongjoong e infine Wooyoung. Noi eravamo in nove, loro in quindici. Trenta sguardi ci erano puntati addosso, che ci fissavano sorpresi, freddi o indifferenti. Non mi sarei mai aspettato di trovare quelle persone lì.

"Yeosang... Wooyoung... Hongjoong?" chiese Jongho, lasciando che la sua bocca si aprisse abbastanza da mostrare i denti di sopra. Era decisamente il più scioccato, anche se Seonghwa e Mingi non si sarebbero aspettati me e gli altri due ragazzi a fare quel genere di cose.

Ci mancavano solo Yunho e San, gli unici tra i nostri membri che non erano al corrente di quello che facevamo noi e anche quell'altro gruppo di ragazzi. 

Deglutii, e mi sentii come un peso in gola. Guardai Sunghoon, i suoi occhi stretti a mandorla, perfettamente neri come i suoi capelli, contrastanti con la pelle pallida, cadaverica. Incuteva paura al primo sguardo.

Le sue parole, però, non riflettevano niente di tutti i luccichii che aveva negli occhi. "E se ci alleassimo?" chiese, e un'ondata di sollievo mi percorse tutto il corpo lentamente, come calore che si diffondeva in una stanza.

Hoshi alzò le sopracciglia, evidentemente interessato. Non sembrava disgustato né sembrava disprezzare la proposta. "Potrei pensarci," rispose, grattandosi il mento e lanciandoci occhiate. Soffermò gli occhi su Hongjoong, che, come ben sapeva di dover fare, si avvicinò a lui.

Joong, nel gruppo, era quello che prendeva le decisioni più importanti, era il più riflessivo ma anche il primo pronto ad agire. Dato che Hoshi e Jun c'erano raramente, Hongjoong diventava il capo di tutto. Lo ammiravo.

I ragazzi cominciarono a parlare e a gesticolare, e ad ogni cambio d'espressione in uno dei loro volti il cuore batteva sempre più forte, il suono che mi echeggiava nelle orecchie e che mi infastidiva leggermente, perché sembrava che il cuore volesse esplodere fuori dal mio petto.

"Accettiamo."

La risposta di Hoshi ebbe reazioni diverse: qualcuno sospirò di sollievo, alcuni sorrisero, altri ancora cominciarono a borbottare tra di loro, gli ultimi non ebbero affatto delle reazioni. 

Sentii come se mi stessi alzando al cielo dal sollievo di non dover più competere con un avversario sconosciuto, perché un nemico conosciuto faceva meno paura di uno di cui non si conosceva il volto.

Hongjoong tornò in piedi accanto a me, prima rimase silenzioso, poi cominciò a sussurrarmi all'orecchio. "Sai che è la soluzione giusta. Loro hanno più esperienza di noi, anche se noi abbiamo Hoshi e Jun." Annuii. 

Come al solito, Joong aveva ragione. Ma sapeva cos'era un errore? Sapeva cosa significava sbagliare? Mi ritrovai a pensare che la sua vita fosse perfetta, senza fallimenti, che non conoscesse cosa fosse la delusione.

Poi smise di guardarmi e si voltò dall'altra parte, assumendo un'espressione fredda e perfetta. Lo guardai come se fosse stato una statua di marmo, e, quando finalmente distolsi lo sguardo da lui, mi accorsi che anche Yaelin lo guardava con lo stesso presentimento.

Una sensazione fastidiosa salì in me come edera spinata, raffreddando il mio corpo ma scaldando i miei pugni bollenti, li serrai e strinsi gli occhi, fulminando Yaelin con una faccia che l'avrebbe paralizzata se solo mi avesse intravisto.

Stavo forse diventando geloso?

Se solo Hongjoong avesse mantenuto il contatto visivo l'avrei bruciato solo con lo sguardo. Ma, fortunatamente, non incontrò mai gli occhi della ragazza, cosa che mi sollevò un almeno pochino. 

'Non provare a toccarla, Joong.'


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