15 - Yeosang

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Due e cinquantanove...

Dieci secondi. Nove secondi. Otto secondi. Sette secondi. Sei secondi. Cinque secondi. Quattro secondi. Tre secondi. Due secondi. Un secondo... Tre di notte spaccate. 'Ti odio, Mingi.'

Esattamente perché adesso Mingi si era schiantato sul divano di casa nostra, seguito da noi altri, un po' esitanti. "Tienili tu, Yeosang," mi disse, sistemandomi in grembo un barattolo a dir poco enorme di pop corn.

Abusando dell'abbonamento a Netflix di Hongjoong, Mingi aveva proposto di guardare un film tutti e nove assieme, perché, conoscendoci da almeno due anni, sapeva che noi adoravamo divorarci serie TV e film di qualsiasi genere insieme.

Il bello di guardare i film insieme era che tutti ci distraevamo dalla realtà, nessuno pensava alle cose che potevano essere successe qualche ora prima, cose che non ci sarebbero passate nemmeno per l'anticamera del cervello se eravamo lì seduti assieme a notte fonda aspettando il colpo di scena finale di qualche serie TV o film che era sempre Mingi a scegliere.

Il cuore prese a battermi un po' troppo forte sia perché non sapevo cosa aspettarmi dalla mente pazza di Mingi ma soprattutto perché Yaelin si era appena seduta vicina a me, talmente vicina che se si sarebbe girata avrei potuto sentire il suo respiro sul mio collo... Mi persi a fantasticare su qualunque cosa poteva succedere... Ma non successe niente.

Cercai di distrarmi il più possibile dalla sua vicinanza guardandomi intorno, ma i suoi capelli anche se corti mi sfioravano la spalla... Mi sentivo come se mi stessi sciogliendo di calore, ma il buio delle tre di notte mi nascondeva, almeno un po'.

Sospirai, anche se sotto sotto sapevo che Mingi sarebbe finito per scegliere qualcosa che sarebbe andato bene a lui e a solo qualcun altro, ma non a tutti. Infatti, che film aveva scelto? It. Ammetto che non avevo mai visto un horror, specialmente perché poco mi interessavano. Non mi interessavano i film in generale.

A luci spente, la tensione si poteva sentire ancora di più nell'aria, come qualcosa che avrei potuto toccare se avessi allungato la mano.

Yaelin rabbrividì accanto a me e sporse la mano che prima sembrò cercare la mia, per poi concentrarsi sul cibo appoggiato sopra di me. Voleva forse tenermi la mano? Cosa? Non ci stavo capendo, stavo guardando il film con occhi spalancati.

Finora nessuno aveva avuto una reazione.

Mi ritrovai a dubitare un po': avevamo quasi tutti vent'anni, maggior parte di noi era maggiorenne, cosa mai avrebbe potuto provocarci un horror? Non stavo più seguendo il film, troppo perso nei miei pensieri. Succedeva sempre così, molto spesso distoglievo l'attenzione da qualcosa, concentrato nelle mie profondissime riflessioni.

Sentii la mano di qualcuno che si avvicinava a me, poi Yunho, seduto accanto a me, riuscì finalmente ad arrivare dove voleva, fino a rubarmi il cibo che tenevo appoggiato sulla pancia. Niente più pop corn per me...


Un urlo disumano riempì la stanza, seguito subito dalla grida di tutti noi, tanto che Yunho, quando sussultò dalla paura, si rovesciò addirittura quasi tutto il cibo rimasto, cospargendosi di briciole e sporcando il divano a sua volta.

Dopo un attimo in cui riprendemmo fiato, ci mettemmo a ridere come se non ci fosse stato un domani. "Dovevate vedere la sua faccia!" esclamò Mingi indicando Yunho mentre si asciugava le lacrime di risate. Al posto di fermarsi, si mise a ridere ancora di più quando vide l'espressione anche se fintamente offesa del suo amico. "Ma smettila, dovevi vedere come hai saltato!" ribatté Yunho ridendo a sua volta.

Solo dopo quella simpatica scenetta mi ritornò in mente che avevano litigato, e sembrò ritornare in mente anche a loro che non erano più amici, come dimostrarono quando si girarono nelle direzioni opposte, incrociando le braccia ed evitando il contatto visivo.

L'adrenalina cadde all'improvviso, lasciandoci debolmente illuminati alla luce della TV,  a guardarci a vicenda appena qualche istante dopo che i due ragazzi parevano aver finalmente dimenticato tutto. Ma si erano dimenticati anche che nessuno dei due avesse fatto qualcosa di proposito, come si intuiva dagli sguardi in cagnesco che si rivolgevano occasionalmente.

Decisi di non prestare attenzione a loro, infatti li lasciai perdere per un po' di tempo.

Il resto dei minuti passati da quel momento scorsero "normalmente", dato che ogni volta che accadeva qualcosa che rendeva il film horror, tutte le persone nella stanza o quasi prendevano a gridare finché non avevano più aria nei polmoni, per poi tentare di calmarsi e riprendere a ridere come se niente fosse.

Fu in uno di quei momenti "calmi" che tutto per me cambiò.

Eravamo tutti in silenzio, i nostri respiri ormai pesanti erano gli unici rumori presenti nella stanza, in perfetta sincronizzazione, e quasi si potevano sentire i nostri battiti del cuore che andavano in contemporanea.

Nessuno osò parlare o commentare a bassa voce, come spesso accadeva mentre guardavamo un film. Era silenzio più totale, il che mi piacque. Non potevo soffermarmi a riflettere per troppo tempo in quelle condizioni.

Ma avvenne un altro fatto che mi impedì di riflettere ancora meno.

Non sapevo ancora che Yaelin aveva allungato la mano verso di me finché non sentii il suo gomito contro il mio, in uno strofinare insistente ma lento delle nostre braccia. Decisi di fingere che quello non avesse catturato la mia attenzione...

La sua mano, o almeno a me sembrava, si muoveva con esasperata lentezza. Qualcosa stava per accadere sicuramente, quindi trovai difficile non spostare lo sguardo su di lei.

Fu un attimo, e la sua mano finì sul mio stomaco, cercando qualcosa che non c'era, perché Yunho l'aveva rubato. Lei continuò a tastare, come se il solo muoversi avrebbe fatto pentire il ragazzo di avermi preso il cibo e me l'avrebbe ridato. Ma non successe niente, a parte le mie guance che diventavano più calde della temperatura del sole duplicata.

Un'altra frazione di secondo, un istante, e la sua mano scese. Sgranai gli occhi e, finalmente, dopo molta tentazione, riuscii ad abbassare lo sguardo verso quella, che non si toglieva dal mio stomaco, anzi, rimaneva lì.

Ma non era ancora tutto. E io non lo sapevo.

La sua mano si abbassò ancora di più, ma lei non sapeva niente. Io osservavo tutto, pietrificato sul posto. Era buio, nessuno notò niente, e quasi benedii Mingi per aver scelto le tre di notte come orario.

Non potevo cedere ma soprattutto non potevo gemere ad alta voce, quindi mi morsi il labbro e mi trattenni come meglio potevo, coprendomi la bocca con una mano. C'era quasi. Mancava poco, pochissimo, e cominciai a rivolgerle tutte le maledizioni che mi vennero in mente, fino ad un certo momento.

La mia mente si offuscò e smisi di imprecare nella mia testa quando la sua mano arrivò a toccare il mio...

EVERYTHINGWhere stories live. Discover now