12 - Yeosang

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Le mie parole fecero piombare nel silenzio più totale la stanza. Si sentivano solo dei suoni provenienti dalla camera di Mingi... Anche per respirare non emettevamo il minimo suono.

'Se n'è andato.' Il peso di quelle parole mi spezzò il cuore in tanti piccoli frammenti inconsistenti. Non poteva essere vero, nessuno voleva che fosse vero... eppure, Yunho non era in giro da ore... No. Quasi mi ritrovai a pregare Dio che lui stesse ancora bene.

"Se Yunho se n'è andato..." mormorò Hongjoong. Sembrava che lui avesse rivoltato la Terra come un calzino se si trattava di ritrovare Yunho, dovunque fosse andato.

Il fatto che avrebbe potuto potenzialmente scappare di casa era ancora più triste che abbia litigato con Mingi. Guardai i ragazzi uno ad uno, erano tutti scioccati. Nessuno osava intervenire, come se il peso del solo pensiero avesse impedito a tutti di aprire bocca.

Poi un'idea mi illuminò la mente. Sgranai gli occhi e quasi sorrisi quando mi rivolsi ai ragazzi. "Ma sì... noi dobbiamo chiedere a Mingi!" esclamai.

Saltai in piedi e, senza aspettare risposta, mi fiondai in camera di Mingi. Bussai pesantemente alla porta, quasi a volerla sfondare, e attesi che il ragazzo rispondesse. In fondo, era la nostra camera, mia, sua e di Jongho.

Sentii dei passi rivolti verso la porta, e tutte le mie speranze si accesero come una lampada che illuminava un corridoio buio. 'Dai, Mingi, aprimi' lo pregai nella mia testa.

La serratura scattò e Mingi sfilò la chiave. Aprì la porta con lentezza esasperante, ma lo lasciai fare, finché non mi trovai davanti un ragazzo che non era Mingi.

Aveva i capelli scompigliati, gli occhi rossi e la pelle pallida di un cadavere. Delle occhiaie quasi nere gli circondavano gli occhi, cosa che non avevo notato quel giorno.

"Cosa c'è?" chiese prima di farmi entrare. Il letto era in disordine, le coperte gettate per metà per terra, le lenzuola arrotolate tra di loro e il cuscino che fino a quel momento era stato schiacciato sotto il peso di Mingi con la federa accartocciata.

Non era il miglior stato per presentarsi, ma non ci feci caso. Poco importava di com'era Mingi, l'importante era come stava. E stava malissimo.

Lo presi per le spalle e lo abbracciai, accarezzandogli la schiena, cercando di essere il meno invadente possibile. Poi lo lasciai andare e gli asciugai le lacrime con la manica.

"Mingi, devo chiederti una cosa," iniziai, col tono più gentile e confortante che riuscivo a trovare in quel momento. "Posso?"

Mingi annuì, e mi fece una pena assurda mentre lo guardavo. Sorrisi il più dolcemente possibile e lo abbracciai ancora una volta, senza mai distogliere lo sguardo da lui.

"Sai... Sai dov'è finito Yunho?" chiesi lentamente, come se stessi dicendo una cosa troppo brutta per essere sentita.

Mingi si staccò dall'abbraccio, sgranando gli occhi e guardandomi come se fossi uscito di testa o cose del genere. Non rispose.

"Mingi...?" tentai. Vidi il suo labbro inferiore che cominciava a tremare, e le lacrime che gli rendevano appiccicose le guance che cominciavano a scendere dagli occhi.

Fece un passo indietro e si buttò sul letto, abbracciando il cuscino al posto mio, e seppellendo la sua faccia in quello. Doveva essere bagnato fradicio.

"Non lo so," disse con voce spezzata. Si voltò. Comunicazione chiusa. 'No, Mingi, non a lungo, tu rispondi alle mie domande.' Stava mentendo, glielo si leggeva in faccia.


Quella fu la notte peggiore di tutta la mia vita. E non come mi dicevo perché il giorno dopo ci sarebbe stata la scuola, ma quella volta non avrei veramente chiuso occhio.

Adesso sì che stavo pregando, e avrei potuto recitare sette rosari solo per vedere Yunho in casa almeno per due minuti ancora. Invece no. Maledetto te, Yunho.

Jongho stava fingendo di dormire, Mingi era in bagno, io ero steso sul letto a braccia aperte, lo sguardo perso nel vuoto del tetto, la bocca semiaperta come se fossi inebetito.

Non avrei chiuso occhio neanche per un nanosecondo per quella notte. L'avrei passata a consolare Mingi, poco ma sicuro. Non sapevo per chi provare pena. In fondo, Yunho aveva abbandonato tutti, non solo il suo amico.

Il buio mi avvolgeva come una coperta pesante, serrandomi la gola. Mi sentivo lo stomaco stretto in una presa di ferro, e mi veniva da vomitare tutto quello che avevo mangiato.

Non ce la facevo, il pensiero di Mingi disperato e Yunho perso chissà dove era opprimente e non mi permetteva di rilassarmi e dormire come avrei voluto. Ma ovviamente, non ci riuscivo.

Jongho si dimenò sul letto come se stesse avendo un brutto sogno e stesse provando a scappare da qualunque fantasia che stava infestando i suoi incubi.

Inarcai le sopracciglia e sospirai, lasciando che tutto il peso delle mie riflessioni mi schiacciasse contro il letto per distruggermi dall'interno.


Non volevo ammettere di aver visto Yunho correre in bagno appena qualche minuto prima. Infatti, non era ancora seduto accanto a me a supportarmi per due ore di matematica.

Volevo solo fondermi con la sedia e fingere di non esistere, in ultima fila era abbastanza facile, con nessuno che disturbava per farti stare attento.

Quindi mi persi nei miei pensieri, troppo stanco per concentrarmi. Un rumore di passi mi distrasse, e una sensazione di sollievo si fece strada dentro di me.

Eccolo, Yunho, a testa bassa. Si sedette velocemente vicino a me, troppo triste per parlare, e fissò il muro bianco alla sua destra per evitare il contatto visivo con me.

Mi lasciai scappare un sospiro, ma quando Yunho si girò fu troppo tardi per camuffarlo.

Contrariamente a come mi aspettavo, cioè che continuasse a guardare nella direzione opposta a me, mi rivolse un piccolo sorriso e non distolse lo sguardo, come se volesse forzarmi a guardare da un'altra parte al posto suo.

Ma, a distrarmi, ci fu un evento secolare: la prof stava consegnando le verifiche, lasciandomi un più che dignitoso sei. Mi sentii il centro del mondo per aver preso una sufficienza.

"Te lo dico io, la risposta giusta è sessantotto virgola due!" Il sibilo di Yunho mi fece girare, di conseguenza negandomi l'ammirazione del mio voto.

"No, è sessantanove!" ribatté in un sussurro il ragazzo con cui Yunho sembrava discutere, Changbin. Li osservai in silenzio, sorridendo tra me e me, non perché le loro risposte erano sbagliate.

"Adesso te lo dimostro... sporcaccione..." Yunho si voltò verso di me, e senza dire una parola, afferrò il mio foglio e si mise a cercare la risposta dell'esercizio 11. Quando la trovò sbarrò gli occhi e mi guardò con un sopracciglio alzato. "Due virgola settanta?" chiese, leggendo dal mio foglio.

"No, idiota, due virgolasettantacinque" dissi sorridendo, strappandogli la verifica di mano. "Vediamocos'ha avuto il genio" dissi, difendendomi da uno Yunho incazzato che tentavadi picchiarmi con un pugno.

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