16 - Yaelin

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Che cosa stavo facendo?

Tolsi la mano dopo una frazione di secondo, solo dopo averlo sentito sotto le mie dita... Uno strano istinto mi pregava di lasciare la mano lì, toccarlo di più, sentire il suo corpo che tremava al mio tocco. Ma mi trattenni, e invece mi raggomitolai contro di lui.

Sentii il suo respiro spezzarsi per poi ritornare normale, ma sapevamo entrambi dannatamente bene che era inutile fingere che niente fosse successo, perché in realtà era successo qualcosa di davvero audace.

Imbarazzata, decisi di tenere le mani in tasca e accontentarmi di sentire il suo braccio contro il mio mentre mi avvicinai ancora di più, il suo calore si spargeva su di me come acqua, infiammando le mie guance di vergogna.

Avrei dovuto forse scusarmi con lui? Era stato uno sbaglio, non sarebbe dovuta finire così ma... era finita proprio così. Non sarei riuscita a levare quel ricordo dalla mia mente, un leggero brivido mi percorreva la spina dorsale quando ci pensavo, d'imbarazzo ma anche di qualcos'altro...

Distolsi lo sguardo dal suo profilo, che avevo ammirato per tutto quel tempo... Arrossii ancora di più quando mi accorsi che, appena mezzo secondo dopo che mi ero girata, avevo uno sguardo puntato addosso. Non sapevo se era di Yeosang o di Wooyoung, uno a destra e l'altro a sinistra.

Mi vergognavo di quello che avevo fatto, quindi riportai l'attenzione al film, che, sfortunatamente per me, era già passato dall'azione ai titoli di coda. Sbarrai gli occhi, 'No, non adesso,' pregai. Proprio adesso che avevo bisogno di distrarmi. Ma succedeva sempre così: quando avevo bisogno di qualcosa, quella cosa spariva magicamente.

"Penso che possiamo andare a letto," disse Hongjoong, sbadigliando come se niente fosse. Magari fossi come lui, invece non avrei più dormito per una settimana. Intanto il ragazzo si diresse verso la sua camera, seguito da Seonghwa e Yunho.

Mi alzai giusto in tempo per sentire un braccio che si avvolgeva intorno alle mie spalle. Mi voltai, aspettandomi di ritrovarmi Yeosang, invece era San. Quando lo guardai, ero sicura che potesse sentire perfettamente il battito del mio cuore che accelerava e minacciava di esplodermi fuori dal petto.

"Non credo che ti sia piaciuto, eh?" scherzò, mentre mi fissava con un sorrisetto. "Beh, sappi che Mingi è sempre così. Nemmeno a noi è piaciuto tanto," accennò a Wooyoung, che camminava di fianco a me. "Adesso il piccolo Wony avrà gli incubi, poverino," disse con aria fintamente penosa per il suo amico.

Scoppiai a ridere vedendo le loro espressioni contrastanti, uno provocante e l'altro offeso. "Dai, San, sappiamo tutti come hai gridato, vero?" ribatté Wooyoung, con un faccia ora impertinente, strofinando le mani.

"Dovevi vederti," rispose San, mantenendo la stessa espressione di prima. Aprì la prima porta, quella più in fondo al corridoio, e lasciò che Wooyoung entrasse per primo, per poi lasciar entrare anche me, lasciando andare le mie spalle e chiuse la porta dietro di lui. Poi accese la luce.

Non eravamo soli, anzi. C'era qualcuno dentro. Qualcuno con una borsa nera in spalla, dei vestiti appoggiati al letto... Il ragazzo si voltò e spalancò la bocca, lasciando cadere la borsa e rovesciando un po' di vestiti. Yunho? Cosa ci faceva lì nella nostra camera alle quattro di notte? Stava rubando? Non riconobbi niente di mio, quindi mi sollevai un po'. Ma che stava facendo?

"Yunho? Che ci fai qui?" esclamò San, spalancando gli occhi, in un tono abbastanza alto da far accorrere alcuni ragazzi a vedere cosa stava succedendo e perché San gridava in quel modo. I primi ad affacciarsi alla porta furono Hongjoong e Jongho.

Ma il peggio doveva ancora succedere. Mingi arrivò di corsa, sbattendo contro Jongho. Si fermò improvvisamente quando scorse Yunho, e sembrò che non si fossero mai parlati prima e addirittura riso di loro stessi.

"Y-Yunho...?" balbettò Mingi, la sua voce sembrava un sussurro in confronto a quella di San. Yunho, in risposta, si raggelò sul posto e sembrava che avesse smesso di respirare per un momento. La sua faccia si raffreddò, e aggrottò la fronte. "Complimenti, stronzo." disse, con una voce che fece pietrificare tutti.

Credevamo che avrebbero potuto fare pace, ma ebbi il sospetto peggiore del mondo, quello che avevamo sempre temuto da quando i due ragazzi avevano litigato, ancora qualche giorno prima. Allora Yunho non era scappato di casa. Ci stava solo provando.

Mingi si offese al commento, sgranò gli occhi e schiuse la bocca. Fece qualche passo verso l'amico, che lo guardava come se fosse stato un cimice. "Yunho... mi dispiace..." sussurrò Mingi, mettendogli le braccia intorno al corpo, abbracciandolo.

Yunho lo guardò prima di sciogliersi una volta per tutte. Spostò la borsa a terra con un piede e abbracciò Mingi a sua volta, che, scioccato, sussultò. Ma poi un sorriso si fece strada sulle sue labbra e lo abbracciò più forte.

"Ok, va bene, ti perdono," acconsentì Yunho, asciugando le lacrime di Mingi con una manica. Era una scena tenera, che smentiva il mio pensiero fisso in cui credevo che i maschi non avessero emozioni. Mingi reagì esultando e continuando a dare abbracci a Yunho, più felice di qualunque bambino che avessi mai visto.

"Manca solo che si baciano," si intromise Seonghwa, appoggiandosi allo stipite della porta e osservando la scena quasi commosso.

Scoppiammo tutti a ridere, e ci dimenticammo di tutto: della scuola, del litigio di Mingi e Yunho ora risolto, del film appena visto perché eravamo solo noi nove, e, solo ed esclusivamente in quel momento, capii che nessuno ci avrebbe potuto separare. 


"Ci sono arrivati da fonti attendibili dei fatti recentemente accaduti." La prof di inglese che sembrava avere un vocabolario di parole strane stampato in testa, ci stava avvertendo di qualcosa che lei stessa aveva definito "urgentissimo".

"Come no." sussurrai a Jongho, fortunatamente seduto accanto a me, fidato compagno di banco ma anche spacciatore di bigliettini per le verifiche. "Guarda, ci scommettiamo che si mette a parlare di noi che 'bullizziamo' quelli del primo anno," aggiunsi ridacchiando.

Jongho mi guardò divertito, per poi continuare a prestare attenzione, così per dire, alla prof che parlava. Io mi stesi sul banco, annoiata come poche volte. "...al sesto piano." Bastarono quelle tre parole a far sussultare me e Jongho. 'Il sesto piano? Oh cazzo. Siamo nei guai...'

Pensai a Shotaro e l'orologio che aveva rubato. A Seonghwa e la collana che mi aveva regalato. A Sunoo e tutti i gioielli su quella mensola. Ai ragazzi... Stava tutto per finire? Non poteva andare così. Ne andava del mio orgoglio.

Lanciai una fugace occhiata a Jongho, impallidito accanto a me. "Sai già a cosa sto pensando, vero?" chiese in un sussurro. Annuii, perché era impossibile non pensarci. Guardai Han, Haechan e altri ragazzi che erano in classe mia ma anche che venivano sempre nelle riunioni di notte.

Erano molto preoccupati.

Se qualcuno avesse fatto nomi, saremmo stati spacciati.

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