19 - Seonghwa

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Col corpo, ero nei sotterranei della biblioteca. Con la mente, ero ancora in quel vicolo del pomeriggio prima.

La voce di Sunghoon mi cullava in un confusionario sonno-veglia, dove i pensieri si sovrapponevano e non mi lasciavano soffermarmi su uno di quelli per troppo tempo. Stavo perdendo il senso del tempo quando la voce di Sunoo, in piedi accanto a Sunghoon, mi chiamò. "Seonghwa. Sai qualcosa?"

Sussultai leggermente e mi guardai intorno, come per trovare risposte negli occhi dei ragazzi, ma ci vidi solo degli sguardi d'attesa. Continuai a fissarli come un ebete, la bocca semi aperta. Finalmente, qualcuno venne in mio aiuto. "Shotaro non è venuto per una settimana," specificò Soul.

In effetti, era da quella volta che aveva tentato di spaventarmi che non lo vedevo più in giro, non solo in quelle notti. Non sapevo niente, ma provai a fare qualche ipotesi coerente. "E se avesse deciso di non venire più?"

Quando tutti i ragazzi smisero di parlottare tra di loro, mi sembrò di rivivere il momento in cui Yunho avrebbe potuto scappare di casa. Tutto piombò nel silenzio e l'espressione di Sunghoon si raffreddò come ghiaccio.

"Ha promesso, e sa che non può ritornare indietro." disse, anche se sembrava indifferente, dalla sua voce traspariva tutta la rabbia e anche qualcosa simile alla rassegnazione. Si stava dicendo che se Shotaro non sarebbe più venuto, sarebbe stato uguale a prima?

"Sunghoon," tentò Jinsik, guardandolo dritto negli occhi, "è del secondo anno, come molti di noi. Credo sia solo spaventato," proseguì, provando a calmare il ragazzo.

"Non mi interessa!" sbottò lui. Shotaro doveva essere un soggetto importante per lui se ci teneva così tanto a vederlo durante le riunioni. "Potrebbe essere anche delle elementari, ma ha promesso! Se non ci vuole più tra i piedi, deve dirmelo in faccia come ha fatto prima!" aggiunse.

Nessuno osò controbattere, cosa che fece rimanere dello stesso umore Sunghoon. Dopo un po' di silenzio, qualcuno parlò. Qualcuno che non era un ragazzo. "Shotaro ieri notte non era con noi al sesto piano." Yaelin indicò Keeho con un cenno.

"Ti ho chiesto dov'era Shotaro, non dove non era," sibilò Sunghoon a denti stretti, trattando Yaelin come una bambina con evidenti difficoltà. La cosa mi fece arrabbiare, e se avessi potuto dire a Sunghoon tutto quello a cui stavo pensando, probabilmente l'avrei reso muto per il resto della vita.

"Infatti so dov'era," rispose la ragazza, che era calmissima seduta vicino a me. "Era in un bagno della scuola a limonare con la sua fidanzata," disse tranquillamente, guardando le sue unghie come se stesse raccontando una storia noiosa sui pinguini.

Tutti sbarrarono gli occhi e si scambiarono occhiate scioccate, mentre Yaelin continuava a guardarsi e mordersi le unghie, completamente incurante di quello che aveva appena detto ad alta voce.

Anche la perfetta freddezza del volto di Sunghoon si intaccò, lasciando spazio ad una sorpresa difficile da contenere. "Stava... Stava cosa?!" esclamò, sgranando gli occhi e lasciando intravedere la vena sul collo che pulsava.

Yaelin si alzò e si avvicinò a Sunghoon lentamente. "Hai sentito. Stava limonando. Ha una ragazza e, dentro ad un bagno, se la stava baciando. Stavo passando di lì e ho sentito dei rumori, quindi ho sbirciato."

Sunghoon strinse i pugni e intimò: "Perché stavi passando di là? PERCHÉ ERI IN BAGNO?! COSA DOVEVI FARE?!" La sua rabbia si riversò tutta su Yaelin che stava solo innocentemente raccontando dove aveva visto Shotaro. Se mi avesse gridato contro in quel modo, gli avrei spaccato il naso, come minimo.

La ragazza fece un piccolo passo indietro, per poi ritornare alla compostezza di qualche momento prima. "Avrò il diritto di spiare, come mi hai detto tu. Stavo solo facendo quello che mi hai 'ordinato' di fare." rispose.

Sunghoon rimase interdetto per un istante, soppesando le parole della ragazza. 'Ci godo' pensai, sorridendo tra me e me. Yaelin era proprio quello che serviva per dare un freno all'autorevolezza e all'egocentrismo di Sunghoon. Avrei voluto fermare il tempo per soffermarmi a guardare la faccia sorpresa del ragazzo.

"Hai ragione," ammise borbottando e incrociò le braccia. Anche se Yaelin era più grande di lui, era strano che una ragazza stesse deliberatamente prendendo gioco del ragazzo che aveva fatto la prima riunione della scuola. Sempre che quello che aveva detto Yaelin sul non essere i soli nottambuli.

La ragazza non fece una piega e mi ritrovai a pensare se le interessasse qualcosa di quello che stavamo dicendo. "Proverò a spiarlo," disse prima di sedersi di nuovo accanto a me.


Era l'una e mezza di notte, i corridoi erano vuoti se non per me che ritornavo nella mia stanza. Di solito percorrevo quel percorso con Shotaro, ma la notte prima era l'unica volta che si era fatto vedere ma la speranza di rivederlo era tutta morta stanotte.

Sentii dei rumori che non avevano niente a che fare coi miei pensieri, e mi voltai per vedere chi era, ma era tutto buio e non vedevo a dieci centimetri dal mio stesso viso.

Cominciai a camminare lentamente nell'altra direzione, tastando le pareti con una mano e agitando l'altra davanti o di lato a me per sentire qualcosa sotto i polpastrelli. Mi sentivo uno stupido, e benedii sinceramente il buio.

Mi mossi finché i passi non si fecero più vicini a me, e capii che ero proprio io l'obiettivo, se non era qualcosa oltre a me. Ma in quel corridoio deserto non c'era niente che non fosse... me. Mi preparai dunque al peggio.

I passi si fermarono a pochi metri da me e, data la vicinanza, riuscii a distinguere due sagome disitinte, una più alta e l'altra poco più bassa. Rabbrividii, la prima era più grande di me, mentre la seconda doveva essere più o meno come me.

"Chi va là?!" esclamò uno di loro, sentendo la mia presenza nell'oscurità. Susssultai, peggiorando la situazione come risultato. Mi morsi il labbro quando realizzai che le figure si erano avvicinate a me.

Feci un passo indietro ma una mano raggiunse la mia spalla. Perché questo genere di cose dovevano succedere tutte a me? Ero sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato! Ero la sfiga delle sfighe.

Anche un'altra mano si appoggiò sulla mia spalla e mi tirò verso una persona. Un tintinnio provenne dalle tasche dei pantaloni del ragazzo. Sospettai. "Chi sei? Sei Sunghoon?" chiese sibilando.

"No, non sono io..." risposi, collezionando un po' di voce per non sembrare un coniglio spaventato. Ma questa volta a minacciarmi era qualcuno di più grande, non Shotaro.

"Dov'è? Portaci da lui, immediatamente!" ordinò l'altra voce, e mi raggelai, non sapevo se Sunghoon fosse ancora in biblioteca, e non sapevo nemmeno dov'era la sua camera e con chi la condivideva. Ero in un mare di guai.

Perché quella voce era di Hoshi, e dove c'era Hoshi, di solito c'era anche Jun. E quella era una di quelle volte che erano insieme a tentare di picchiarmi o qualunque altra cosa che non fosse innocente, quando sentii un'altra voce. Non era nessuno di loro due.

"Seonghwa?"

"Yeosang?"



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