7 - Yaelin

6 1 0
                                    

Senza dubbio, non sarebbe stato difficile insegnarmi tutto quello che gli altri ragazzi avevano imparato in tre mesi. Io avevo più o meno la metà del tempo.

Imparavo molto velocemente, e quello era un loro vantaggio, oltre che al mio.

Davanti allo specchio, mi fissavo come se avessi improvvisamente cambiato aspetto. In peggio. Non ero molto felice di quello che vedevo, insomma.

Qualche giorno prima avevo scoperto che la ragazza di cui adoravo il corpo, volto e atteggiamento, una delle tante cose che volevo essere, si vedeva brutta. Esattamente come mi vedevo io.

Allora ero andata in una sorta di crisi.

Come faceva lei a sentirsi brutta? Cos'ero io, se lei era meglio di me? Come avrei fatto a trovare un modello in lei? E, soprattutto, era sensibile e fragile come me?

Avevo preso in conto una 'soluzione' che credevo di aver abbandonato anni prima... L'unica cosa che contava, il mio corpo, era diventato un giocattolo durante quel periodo. L'unica ragione per cui le mie amiche mi consideravano una malata mentale da tempo era per quello...

No, non potevo ricaderci dentro, non potevo buttare via tutto solo per una persona... Ma ero all'orlo di una crisi, mi sentivo uno schifo e tutto il peso che mi portavo dentro si era fatto sentire una volta per tutte.

Quel peso non se ne sarebbe andato tenendomi tutto dentro. Quel peso sarebbe rimasto. Ecco perché Jongho aveva trovato una consolazione, qualche ora prima, ed ecco perché io non ne avevo mai trovata una.

Lui si era lasciato andare. Io no.

Lui si fidava. Io no.

Lui non aveva le paranoie per farlo. Io sì.

Ma a chi avrei potuto dire tutto quello che avevo dentro da anni? Nessuno, o quasi, sarebbe stato disposto ad ascoltarmi... se non Jongho o Seonghwa.

Ma erano già troppo impegnati. E sapevo perfettamente, per esperienza, che dire le cose ai maschi era meglio che dirle alle femmine.

Le ragazze facevano storie immense, ed era del tutto possibile che mi avrebbero insultata o cose del genere. Quindi l'opzione che mi rimaneva era non dire niente a nessuno e vedere quanto sarei resistita.

Più o meno molto tempo.

"Ci sei?" gridò una voce da fuori. Sussultai. Cazzo. Era Yeosang? Ma da quanto tempo ero lì dentro? Mi affrettai ad aprire la porta e ad uscire. "Scusa," mormorai imbarazzata.

Yeosang mi rivolse un sorriso dolce prima di entrare a sua volta, aumentando la mia voglia di scavare una tomba per sprofondarci dentro e non tornare mai più.

Volevo solo morire in quel momento.


Ero stata nella camera che condividevo con San e Wooyoung per la maggior parte del tempo, un po' da sola, un po' in loro compagnia.

Ma proprio non ce la facevo a togliermi dalla testa Yeosang. Era più che altro impossibile, con il suo ciuffo ribelle, lo sguardo innocente e tranquillo...

E specialmente il sorriso dolce che mi aveva rivolto, quasi fosse un modo per rassicurarmi. 'Non scusarti con me' sembrava volesse dire.

Un'idea mi attraversò la mente per poi lasciarla subito dopo. Potevo forse dirgli di Sunghoon e Sunoo, di quello che io e gli altri ragazzi facevamo quasi tutte le notti? O era segreto?

In quel momento, dei passi svelti si avvicinavano sempre di più alla porta.

Alzai un sopracciglio, poi mi spostai dal letto e mi appoggiai alla porta. Sembrava che fuori non ci fosse nessuno. Silenzio. Non capivo. Non capivo niente.

"Ridammela!" gridò una voce, facendomi trasalire. Chi era che urlava così alle nove di sera? E, soprattutto, chi aveva ancora la forza di stare in piedi? Sicuramente non io.

La maniglia si abbassò, ed ebbi i riflessi pronti per spostarmi, in anticipo di mezzo secondo rispetto alla porta che si aprì in quel momento.

San entrò sorridente tenendo una maglietta stretta in mano, seguito immediatamente da Yeosang che tentava di riprendersela. In un millisecondo, capii.

Il mio sguardo si spostò sul ragazzo, e sgranai gli occhi. Ma non dissi niente. Aspettai che San si accorgesse che esistevo anch'io, cosa per cui gli servì del tempo, dove stavo fissando i pettorali e gli addominali scoperti di Yeosang.

Quando finalmente i due ragazzi si voltarono e si accorsero di me, Yeosang si congelò sul posto, arrossendo violentemente, mentre San fece un sorriso enorme e gettò la maglia che teneva in mano per terra.

"Tutto tuo!" esclamò. Passò meno di un secondo, e mi ritrovai Yeosang addosso.

Il ragazzo trasalì quando si ritrovò premuto contro di me, senza una maglia addosso. Le sue mani sfiorarono i miei fianchi, e ci ritrovammo uno di fronte all'altra, imbarazzati come poche volte nella vita.

Entrambi facemmo un piccolo passo indietro. Yeosang farfugliò delle scuse, prima di raccogliere la maglia che San aveva buttato sul pavimento qualche secondo prima.

Lo guardai mentre si alzava, spostando gli occhi dalle sue braccia alla sua schiena. Perché era così lento? Perché ci stava mettendo così tanto tempo? Non che fosse un problema per me. "Scusa davvero, è stato San..." balbettò Yeosang.

Non si mise la maglia subito quando la raccolse. La tenne in mano per qualche secondo, e mi squadrò dall'alto in basso, dal basso all'alto...

Le nostre guance erano completamente colorate di un rosso acceso, lui stava arrossendo ora di più, ora di meno... Un sorrisetto storto si fece strada sulle sue labbra.

Fece qualche passo verso di me.

Era sempre più e troppo vicino...

La mia mano ebbe un brivido. La sua anche... Sotto le mie dita, sentii pelle calda, umida, quasi sudata, ma soprattutto di una durezza che non mi sarei aspettata.

"Ti piacciono, eh, ragazzina?" sussurrò Yeosang canzonatorio, mentre mi teneva il polso fermo per evitare di spostarlo dai suoi addominali...

"S-sì..." riuscii a balbettare, la mia mente era del tutto vuota, non ci potevo fare niente. Stavo toccando gli addominali di Yeosang Kang.

Il calore della sua pelle ancora scoperta mi fece sciogliere, la mia mano ora stava tremando d'eccitazione, era tutto così perfetto. Niente avrebbe tolto la mia mano di lì. Nemmeno per tutto l'oro del mondo.

'Ragazzina'. Il modo in cui mi aveva appena chiamata inviò un brivido lungo la mia schiena. 'Ragazzina'... una cosa che mi sarebbe rimasta attaccata come una cicatrice indelebile.

Yeosang si mosse ancora di più contro di me, scaldandomi col suo corpo bollente. Doveva avere una temperatura corporea molto alta. Al contrario di me.

"Chi te l'ha regalata questa collana?" chiese, distogliendomi temporaneamente dai miei pensieri. Le sue dita si rigiravano intorno alla sottile catena d'argento.

"Seonghwa," sussurrai.

"Ah. Seonghwa." Guardò la mia collana per tempo che parve interminabile, giocandoci, mentre la sua espressione si fece un po' più fredda, come quando l'avevo incontrato per la prima volta, qualche giorno prima.

Yeosang fece un passo indietro, tirando con lui la collana, poi la lasciò andare.

Si voltò come per nascondersi, e poi si mise addosso la maglia dopo averla sbattuta dalla polvere. "È un segreto." Il suo sussurro mi riportò bruscamente alla realtà, e sospirai. Annuii, un po' delusa.

"Le tue mani sono morbide," si girò verso di me ed uscì dalla porta, come se quello che mi avesse detto fosse la cosa più normale del mondo dopo che avevo toccato gli addominali di un mio conoscente.

Due ragazzi avevano fattodue cose differenti con me, ma tutte e due strane e dettate da... un'attrazione,forse?

EVERYTHINGWhere stories live. Discover now