24. Il pianoforte

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"Domenica saremo insieme, cinque, sei ore, troppo poco per parlare, abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi"
Franz Kafka

Marinette's pov

Ascolto le sue parole e faccio come ha detto, varcando la soglia appena comparsa, pur non sapendo cosa potrei ritrovare al di là di essa. Mi giro dopo averlo fatto solo per guardare Adrien che ripete la mia azione. Lascia che la porta si chiuda alle sue spalle e questa scompare successivamente nel nulla in pochi attimi, con la stessa rapidità che aveva impiegato per apparire.

Attendo una risposta che possa colmare il silenzio causato dal mio stupore e questa non tarda ad arrivare.

<<Questo posto è conosciuto come la "Stanza delle Necessità". Appare solo quando qualcuno ne ha bisogno, ha sempre tutto quello che serve a chi la cerca>> mi dice il ragazzo che ho di fronte.

Mi giro nuovamente per poter dedicare del tempo all'osservazione del luogo in cui ci ritroviamo.
È piuttosto ampio, ma non in maniera eccessiva, infatti l'unico lampadario che è presente, emettendo fitta luce giallognola, riesce comunque ad illuminarne ogni angolo di esso. Si estende principalmente in altezza: quattro scure colonne sostengono una fine trabeazione aggettante sopra la quale si ergono due arconi, che semplificano il disegno della pianta fino a renderla un cerchio, dove è posta la fonte luminosa.
Il pavimento di pietra grigia è lo stesso di quello presente nel corridoio del castello, difatti, proprio come faceva di fuori, echeggia in modo secco ad ogni passo del biondo.

La cosa peculiare che mi salta subito all'occhio nell'attimo in cui volto il viso verso la stanza è il grande pianoforte di legno scuro che si trova proprio al centro. Di fronte a esso sono presenti due piccole seggiole nere, opache e apparentemente scomode. Al contrario di esse, la superficie dello strumento è piuttosto lucida e la sua perfezione quasi stona con il resto della stanza, umida e fredda. La sua posizione centrale sembra inoltre contribuire a creare nel luogo un'aria di soffusa armonia, enfatizzata dalla luce soave che proviene dalla fonte che si trova sopra l'oggetto, che si diffonde in modo equilibrato.

<<Suoni?>> domando, nonostante sia evidente la risposta. Mi avvicino al pianoforte per osservarlo con maggiore attenzione.
Poggio appena una mano sulla sua superficie e così facendo mi rendo subito conto che sulla parte superiore è adagiato un lieve strato di polvere, che si leva a seguito del mio gesto.

<<Da quando sono piccolo>> afferma, prima di iniziare a muoversi verso il punto in cui mi trovo io.
Nonostante sia evidente che Adrien già conosca questo posto, dato che mi ha portata qui con una certa sicurezza, nell'attimo in cui io mi sono dedicata all'osservazione dell'ambiente lui ha fatto altrettanto, con meticolosa attenzione.
È evidente che questo luogo, per merito della sua imponenza, riesca a impressionare anche gli animi di coloro che sono passati di qui più volte.

<<È un po' sporco>> aggiunge, accennando un sorriso quando nota l'impronta che le mie dita hanno lasciato sulla liscia superficie legnosa.

Mi perdo nell'osservarlo per qualche secondo e sono sorpresa di avere di fronte agli occhi una versione di lui che non ho mai avuto il piacere di vedere. Adrien è così diverso da sempre, con un'insolita voglia di dimostrarmi che poco fa io mi sia sbagliata nel definirmi come le altre, senza che sotto ci sia il
movente che lo porta di solito ad agire: la soddisfazione di poter avere ragione.

Nella sua spontaneità, che mi dà la possibilità di vederlo in questo stato libero da falsi costruiti austeri ed atteggiamenti di sprezzo, mi sembra bellissimo. Una bellezza che non dipende affatto dal suo aspetto impeccabile.

<<Vieni spesso qui?>> domando, sinceramente incuriosita dal suo atteggiament, ormai imprevedibile. Mi ha appena dimostrato di essere in grado di sorprendermi.

In verde [Miraculous & Hogwarts]Where stories live. Discover now