17. Le scuse secondo un Agreste

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"Due errori non fanno una cosa giusta, ma forniscono un'ottima scusa"
Thomas Stephen Szasz

Marinette's pov

Quando punto il mio sguardo nei suoi occhi, incoerentemente con i miei principi e le mie decisioni, per un attimo mi dimentico di essere arrabbiata con lui. Continuiamo a guardarci senza che nessuno risponda alla domanda che ci siamo posti contemporaneamente, finché io scuoto la testa, riprendendomi dallo stato di trance in cui mi ha fatto finire.

<<Quindi?>> lo incalzo, in attesa di una risposta, che però non arriva.

<<Dì qualcosa>> affermo autoritaria, osservandolo.

<<Vengo sempre qui>> dice semplicemente, alzando le spalle.
"Perchè dovrebbe venire sempre qui?" mi ritrovo a chiedermi, non trovando sensato ciò che ha appena detto.
Mi ricordo però, subito dopo, che io stessa non ho realmente idea del perchè mi trovo in questo luogo, quindi, seppur la sua sia una risposta decisamente insufficiente, decido di accontentarmi di quello che mi ha rivelato e evitare di palesare i miei dubbi.

<<Ora tocca a te. Che ci fai qui?>> chiede nuovamente.

<<Non c'è un motivo>> taglio corto.
Alza le sopracciglia come se non mi credesse e, per un secondo, ho addirittura l'impressione che sia riuscito a leggermi dentro, intuendo che io sono venuta qui a seguito della volontaria ricerca di un luogo isolato. Non dice nulla che possa però confermare le mie impressioni, si limita a ricomporsi.

<<E sentiamo, hai intenzione di restare?>> continuo piuttosto, sottraendomi dai miei pensieri, con una traccia di esitazione nella voce. 

Abbasso lo sguardo sulle mie scarpe, le cui punte nere e lucide sono sporche di fango. Vicino a esse posso notare la mia lettera, scivolatami via dalle mani quando mi sono alzata improvvisamente.
Non mi dispiaccio particolarmente per il pezzo di carta, ormai sporco e irrecuperabile, perché sono certa di poter ricordare alla perfezione ogni parola che vi era impressa.

Piuttosto però, lo sono perché non lo voglio qui, volevo stare sola.

<<Sì, tu invece?>>

<<No, me ne stavo andando>> affermo con soffusa mestizia nella voce, che spero non sia in grado di percepire, mentre torno a guardarlo negli occhi. Prima che io possa avere il tempo per camminare verso di lui e superarlo, prende nuovamente parola.

<<No, non è vero>> asserisce convinto.

<<Come fai ad esserne così certo?>> gli domando con tono di sfida, dato che si comporta sempre come se fosse superiore a tutti.

<<Sei una pessima bugiarda>> replica, lasciando che un piccolo sorrisetto insolente ed orgoglioso gli domini il viso.

<<Addirittura sei così perspicace, non mi risulta proprio>>

<<La canzone era solo a metà, dimmi tu se vuoi chiamarla perspicacia>> risponde ed io ci metto qualche secondo per capire a cosa si sta riferendo.
Prima che sentissi l'arrivo di Adrien, stavo cantando una canzone e probabilmente - anzi sicuramente date le sue ultime parole - deve avermi sentita.

Sono sorpresa dal fatto che anche lui conosca quella melodia dato che non è molto famosa, ma oltre questo, sono soprattutto imbarazzata perchè era un momento privato dove credevo di essere da sola e odio che abbia appena infranto la mia privacy senza volerlo.

In verde [Miraculous & Hogwarts]Where stories live. Discover now