47)IL PUGNALE AZZURRO

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Attonito, Saaràn rimase a fissarla.

Se non fosse stata Helun a dirgli con sfrontata chiarezza quelle parole, probabilmente avrebbe reagito duramente, invece rimase perplesso davanti a quelle verità che aveva sempre avuto sotto gli occhi, ma a cui non aveva mai pensato.

Si fermò a pensare.

Possibile che abbia ragione? Ragionò. In fondo lei era madre e ne sapeva molto più di lui di bambini.

Un giocattolo talmente bello da strapparselo di mano l'un l'altro per generazioni intere... Poteva essere plausibile, si disse.

Fino a quando il vero motivo per cui esso era stato costruito, non si fosse materializzato a minacciare gli uomini e si fosse attivato da solo? Talmente incredibile da poter anche essere vero.

In fondo, ambedue le volte che la Scintilla di Vita si era attivata, lui aveva soltanto tenuto in mano l'arma e null'altro.

Né in un caso, né nell'altro, egli non avrebbe saputo dire quando quella luce sarebbe stata scagliata verso quel mostro.

Nemmeno Frassinella lo sapeva per certo.

La pietra fissata sopra al Pugnale aveva emesso quella luce potentissima soltanto quando si era venuta a trovare abbastanza vicina a Zűin.

Quindi, se le cose stavano come gli aveva esposto Helun, se Zűin era lontano, anche quel potere lo era.

Restava latente, in attesa, pronto in caso di bisogno.

Se quel mostro se ne restava negli abissi della terra, la Scintilla di Vita sarebbe rimasta tranquilla nella Pietra Azzurra, ma se egli si avvicinava troppo alla superficie, ella si preparava, in attesa che si avverasse l'unica condizione che poteva farla attivare: l'arrivo di Zűin stesso.

Saaràn iniziava a capire che forse Helun aveva visto giusto.

Se le due forze restavano lontane entrambe non creavano danni, ma se una delle due si avvicinava troppo all'altra, tendevano a distruggersi a vicenda.

Forse era proprio come aveva detto lei e se così era, anche affidare quel Pugnale a qualcun' altro diventava meno importante.

Per la maggior parte del tempo, non sarebbe stato che un oggetto inerte.

Bello, bellissimo, stupendo, ma innocuo quanto poteva esserlo un'arma in mano a un Un.

Solo un giocattolo o poco più.

Tuttavia, pensò con sconforto, già una volta quel medesimo oggetto era diventato un tesoro che gli uomini si erano strappati di mano in mano, disposti a qualunque cosa pur di averlo.

Comunque fosse, innocuo o meno, quel Pugnale grondava di sangue.

"A chi lasciarlo, quando non potrò più tenerlo io?" pronunciò incerto.

Lei gli sorrise e gli prese entrambe le mani.

"Pensaci bene e vedrai che non sarà difficile trovare la persona adatta" gli disse.

"Tu sai già chi è?" le domandò incuriosito, ma lei questa volta si schernì e scrollò le spalle.

"Forse" gli rispose.

"Dimmi, chi è?".

Lei scosse piano la testa: "Preferisco che tu lo capisca da solo" gli disse raccogliendo il bastone da terra e andandosene a passo svelto, lasciandolo solo a osservare i fianchi dei monti.

La vide andare via.

Era inutile che la seguisse, lo sapeva.

Quando Helun faceva così, la sua donna non voleva che le facesse troppe domande e insistere oltre non avrebbe portato a nulla di buono.

OCCHIO LIMPIDODove le storie prendono vita. Scoprilo ora