39) IMPRUDENZA FATALE

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Fu un attimo.

Gerel terrorizzata spalancò gli occhi, provò la tentazione di tirare indietro il dito per estrarlo, ma all'ultimo si controllò e non lo fece.

Si portò la mano libera alla bocca e soffocò un urlo di terrore.

Rimase immobile, con il dito bloccato tra i denti del lupo e la mano terribilmente vicina alla sua bocca.

"Aab" sussurrò appena in un fil di voce e Saaràn voltandosi a guardare, rimase bloccato dallo sgomento.

Gli occhi gli si sbarrarono per quello che vide e il sorriso si spense sulle labbra.

Impietrito, incapace di fare qualunque cosa, osservò atterrito lo sbaglio tremendo che aveva commesso.

Si era lasciato sorprendere come uno sciocco e il lupo ne aveva subito approfittato.

Al vedere il delicato dito di Gerel bloccato tra quelle fauci che avrebbero stroncato un braccio umano come un fuscello, le budella gli si serrarono in una morsa dolorosa.

Istantaneamente si trovò a decidere se salvare la vita a Gerel o soddisfare la richiesta della Signora e, nello scegliere cosa fosse più importante per lui, non ebbe dubbi.

Strinse forte il pugnale, pronto a conficcarlo nel collo del lupo senza pietà. Si preparò a slanciarsi avanti con tutta la rapidità di cui poteva disporre il suo corpo, quando proprio nel momento in cui i muscoli delle braccia e delle gambe gli si tendevano per il salto, la palpebra dell'occhio dell'animale si sollevò a mostrare una pupilla gialla e venata di sangue, acquosa e sinistra al tempo stesso.

Era puntata dritta su di lui. Saaràn si raggelò sul posto: il lupo sapeva e attendeva la sua mossa.

Se l'uomo avesse aggredito l'animale, il dito, la mano, forse la vita stessa di Gerel sarebbe andata persa in un battito di ciglia.

Rimase immobile, con il pugnale alzato e il cuore che batteva all'impazzata.

La bambina trattenne il respiro.

Non sapendo cosa fare e non volendo cedere allo sgomento, Gerel chiuse gli occhi davanti allo sguardo feroce del lupo.

Per un momento tutto rimase sospeso nel silenzio del vento.

L'uomo, la bambina, il lupo, il fiato, il coraggio, tutto rimase immobile.

Poi, sempre tenendo l'occhio puntato sull'uomo, le fauci della belva si disserrarono appena.

Sentendo diminuire la pressione sulla pelle, Gerel fu pronta a gettarsi indietro e ad allontanare il dito dalla bocca dell'animale.

"Aab!" strillò sentendosi libera, lasciando sfogare in quell'urlo tutto lo spavento che coraggiosamente aveva trattenuto fino a quel momento.

D'istinto si gettò contro le gambe del padre e gliele strinse.

Senza nemmeno pensare a lasciarsi distrarre ancora, con un gesto veloce Saaràn la spostò dietro di sé, mettendola al sicuro.

Puntò il pugnale verso il lupo pronto a colpire, ma la belva non si mosse più.

La pupilla gialla e spietata parve spegnersi, abbassarsi.

Con un sospiro esausto, l'animale chiuse lentamente la palpebra e rimase immobile. Pareva dormire.

Deglutendo dalla tensione, Saaràn si allontanò di alcuni passi portando con sé Gerel, poi, con il cuore in bocca, quasi temendo il peggio, le osservò la mano.

Sul dito si vedevano ancora i segni dei denti serrati, però nemmeno una di quelle terribili lame aveva inciso la pelle.

Non c'era neppure una goccia di sangue, solo un poco di saliva densa e spumosa che pulì freneticamente con la mano.

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