23) LE BACCHETTE DEL RISO

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Dopo aver messo tutti quanti al corrente delle ultime notizie, i sei decisero insieme il da farsi per la giornata.

Il Taiciuto propose di andare a mangiare e poi partire per una visita alla valle.

Saaràn e Helun si dissero subito d'accordo. Uscire da quella stanza avrebbe fatto senz'altro bene a tutti quanti.

Nel vederli concordi alla sua idea, il più entusiasta del gruppo, ovviamente fu Uleg.

Benché fosse il più anziano, da quando erano arrivati a Togriluudyn il Nonun pareva ringiovanito.

Il Naaxia gli invidiò un poco tutto quell'entusiasmo, ma fece finta di nulla.

Com'era prevedibile, il più restio a lasciarsi andare, fu Omnod.

Nonostante l'interesse che avevano suscitato in lui le ragazze Togril, il giovane Scengun restava circospetto verso ogni altro aspetto di quel genere di vita che sentiva totalmente estraneo al suo e, in fondo, non capiva.

Saryn e Gerel, dal canto loro accettarono subito volentieri l'idea dell'anziano servitore.

Avevano voglia di vedere cose nuove e soprattutto avevano fame.

Presa dall'euforia, la bambina si lanciò verso la porta e corse all'esterno, ma quando vide i due lupi arrotolati accanto al battente, s'immobilizzò sorpresa.

Il padre aveva detto che ne aveva visti molti, tuttavia non si aspettava di vederne alcuni così presto e ne rimase affascinata, incantata nello scorgerli a breve distanza da lei da non osare muoversi nel timore di svegliarli.

Dopo l'esperienza avuta con il lupo ferito e lo spostamento nella Steppa in loro compagnia, si sentiva sempre più attratta da quegli animali così belli e nobili, ben diversi dai mostri sanguinari che si era sempre immaginata che fossero.

Ormai aveva capito che anch'essi avevano sentimenti e attenzioni reciproche, erano cauti, devoti l'un l'altro, eppure, come gli Un, erano feroci e spietati al bisogno.

Non li condannava, non li giudicava, voleva solo saperne di più.

Erano belli così arrotolati l'uno accanto all'altra, le trasmettevano una tranquillità e un'armonia dalla quale faticava a staccare lo sguardo.

Era così ammaliata e concentrata nel guardare i lupi, che nemmeno notò che i Togril presenti nella piazza d'armi, quando la videro comparire sulla soglia della camera, uno a uno si fermarono a guardarla, indicandosela l'un l'altro.

A Saaràn la cosa non piacque.

Temendo che la bambina potesse esserne spaventata, la raggiunse e le mise una mano sulla spalla: "Non temere Gerel, non ti faranno nulla. Sono i genitori del lupo che abbiamo salvato. Da ieri sera mi seguono ovunque. Credo sia il loro modo di ringraziarmi" le disse delicatamente, ma lei:"Davvero, Aab? Carino da parte loro, non credi? Comunque non ne ho paura, soltanto non volevo svegliarli. Posso accarezzarli?" gli rispose lei, guardandolo speranzosa.

Lui non se la sentì di farle rischiare la vita in quel modo.

Si trattava pur sempre di due belve selvagge di cui sapevano ancora troppo poco per fidarsi del tutto. Scosse la testa.

"Attendi che siano loro ad avvicinarsi, Okhin. Allora potrai toccarli, d'accordo?".

Sebbene a malincuore lei acconsentì, restando a fissarli affascinata.

Nel frattempo, sentendo i due umani parlare a pochi passi da lei, Zurvas sollevò una sonnacchiosa palpebra e rimase a fissare la bambina.

Khar, sveglio già da tempo e all'erta, benché fingesse ancora di dormire, mosse appena le orecchie tese.

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