Parte terza 1) GIOTURNA! GIOTURNA È TORNATA!

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Saaràn arrivò alla Casa dei Lupi giusto in tempo per il tramonto.

In mano teneva un involto di stoffa.

La Signora l'attendeva e lui ci teneva a mantenere la parola che le aveva dato alla mattina.

Davanti alla porta d'ingresso non vi erano più che i due Murlag di guardia.

Della lunga fila di persone che alla mattina attendeva pazientemente di essere ricevuta, non vi era più traccia.

Immaginò che i Togril avessero fatto ritorno alle loro case prima che fosse troppo buio e sospirò, pensando a quella gente mentre si affrettava per la via.

Anche lui avrebbe voluto tornarsene a casa, invece non poteva.

Era stanco, affamato, aveva sete, la schiena gli doleva e le gambe, affaticate dal troppo camminare, chiedevano requie.

Era in piedi da tante di quelle ore che nemmeno si ricordava cosa volesse dire riposarsi.

Le novità per quel giorno parevano non finire mai, eppure la Sua Signora voleva che quella sera stessa loro due partissero per andare chissà dove e per chissà quanti giorni di seguito.

Cosa avrà inteso dire, quando parlava dell' Infinitamente Piccolo?

Non ne aveva idea e la cosa non lo rassicurava per nulla. Anzi, a dire il vero, lo preoccupava parecchio.

Prima di dirigersi verso la Casa dei Lupi aveva salutato la moglie, i figli, Uleg, Omnod e da ultimo si era diretto alle stalle a vedere come stava il vecchio Monglik.

Quando lo vide steso nella paglia, si emozionò.

Prima di andare da lui si levò dalla spalla le borse che aveva tolto dal cavallo di Nuuts e le appoggiò di traverso a un recinto.

Non voleva farlo agitare per quello che vi era all'interno.

Dentro vi era l'aculeo che aveva tagliato nel recinto dei Tarpan a quella cosa immonda e non si sentiva di lasciarlo in giro.

La sua sola vicinanza agitava troppo i cavalli e non voleva che Monglik si dimenasse, correndo il rischio di riaprire la ferita alla gamba.

L'influenza che quell'oggetto aveva sia sugli animali che sulle persone era troppa e non voleva correre rischi inutili.

Nemmeno lui era tranquillo nel maneggiarlo, tuttavia, piuttosto di saperlo passare di mano in mano, preferiva tenerlo sempre con sé, almeno fino a quando non avesse potuto liberarsene consegnandolo a Frassinella.

S'inginocchiò volentieri nella paglia.

La stanchezza accumulata lungo il giorno si faceva sentire e la schiena e le gambe gli bruciavano da morire.

Aveva pensato più volte di non andare al suo appuntamento con la Yaonai, di tornare indietro, poi il cavallo gli posò la testa in grembo e Saaràn glielo lasciò fare.

Si fermò un poco accanto a lui, accarezzandolo a lungo.

Salutò il pezzato come avrebbe fatto con un vecchio amico di lunga data, con calma, quasi fosse un commiato.

In fondo non sapeva se si sarebbero ancora rivisti.

Fu lieto di vedere che la febbre era scesa quasi del tutto e che il Tarpan aveva ripreso a mangiare.

Nonostante l'età si stava riprendendo bene.

Sospirò, benché fosse ancora molto debole, aveva buone possibilità di rimettersi presto in piedi.

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