21) PRIMI PASSI

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Omnod e Uleg, vedendo arrivare Saaràn, si alzarono in piedi.

Il Naaxia scese piano dal carro, zoppicando vistosamente quando toccò il suolo e li raggiunse.

Il collo era rigido, la ferita alla schiena gli doleva tremendamente, il volto tumefatto era gonfio e l'occhio gli pulsava per i colpi ricevuti.

La mano destra stretta a pugno, quasi scompariva dentro alla manica della casacca, nell'intento di mascherare l'arma che teneva tra le dita.

Sembrava infuriato.

Appariva disarmato, eppure il giovane Scengun portò la mano al pugnale che portava alla cintola quando se lo vide arrivare contro e, torvo e scuro in volto, si fermò a poche dita dal suo naso.

"Signore" gli disse il giovane Un, deglutendo.

"Oggi" iniziò a dire Saaràn alitando tutta la sua rabbia in faccia al soldato "Non partiremo!".

Preso alla sprovvista, timore e sorpresa si dipinsero sul volto del ragazzo, ma ebbe il buon senso di tacere e non rispondere.

Annuì velocemente, senza pronunciare una parola.

Saaràn strinse gli occhi, soddisfatto.

Inspirò forte. Provò il fortissimo desiderio di estrarre il pugnale e conficcarglielo nella gola, tuttavia si trattenne.

Calmo, doveva mantenersi calmo e lasciarlo vivere ancora per un po'.

Respirò a fondo, poi si rivolse a Uleg:

"Uomo" fece al Nonun con maggiore distacco "Ho bisogno ancora una volta della tua cavalcatura".

Lo disse tutto di un fiato, per non doverlo ripetere una seconda volta e subire un'altra volta quella umiliazione.

Ora che l'aveva chiesto si sentiva meglio.

Si vergognava a farlo, eppure doveva.

Aveva passato ore di fredda mortificazione prima di decidersi a compiere quel passo, nondimeno alla fine dovette ammettere che se voleva cavalcare fino a sera e portare a termine il suo piano, avrebbe avuto bisogno di un aiuto.

Sapeva che chiedendo in prestito un altro cavallo avrebbe tradito ancora una volta Monglik, ma in un modo o nell'altro avrebbe trovato come farsi perdonare dal fedele Tarpan pezzato.

Attese, fiducioso che il Taiciuto gli dicesse che andava bene, invece lo vide scuotere la testa.

Saaràn era già quasi al punto di sentirsi umiliato da quel rifiuto e pronto a reagire malamente, quando il Taiciuto disse, grave e pensoso:

"Non serve, padrone. Se vuoi una sella come la mia, te ne preparerò una adatta per il tuo Tarpan, così non dovrete separarvi. È un buon cavallo, Monglik la porterà egregiamente".

Omnod lo fissò malamente, chiedendosi se stesse prendendo in giro il Naaxia, invece vide che parlava sul serio.

Nel frattempo, sentendosi nominare dal Taiciuto, anche se distante dai tre uomini, il Tarpan sollevò la testa e nitrì.

Saaràn guardò Uleg incredulo:

"Davvero potresti farne un'altra?" gli fece incuriosito e quello annuì.

"Quanto tempo mi puoi dare? Ci vuole tempo per metterla insieme" gli domandò il Taiciuto.

"Di quanto tempo hai bisogno?" gli replicò di rimando Saaràn.

"Qualche ora, ma sopratutto cuoio, legno, attrezzi. Me li puoi fornire?".

Questa volta toccò a Saaràn fare cenno che poteva fare come gli era stato chiesto.

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