15) IL PONTE

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Attesero a lungo prima che la colonna riprendesse a muoversi e poi avvenne a tratti, in un lento avanzare intervallato da frequenti rallentamenti e soste.

La siepe sulla destra era ora così fitta da nascondere quasi del tutto l'abisso che vi era oltre a essa.

Non avendo ogni momento sotto gli occhi l'ossessione del vuoto, gli Un ebbero la sensazione che le cose fossero migliorate.

Saryn e Gerel si rilassarono un poco.

Anche Omnod, rendendosi conto di essere più riparato, di quando in quando osò addirittura aprire gli occhi, le guance gli ripresero colorito e rilasciò un minimo le redini tese del cavallo che cavalcava.

Il Tarpan, sentendolo finalmente un poco più rilassato, si distrasse brucando un ciuffo d'erba, indifferente all'agitazione che agitava il suo cavaliere.

Seduta alle spalle di Saaràn, anche Helun si tranquillizzò un po' nel vedere la boscaglia al suo fianco farsi più fitta.

Gli serrava ancora le braccia attorno ai fianchi e teneva la faccia ben premuta alla schiena, ma la sua stretta non era più soffocante come prima e un piacevole calore passava dal corpo morbido della moglie al suo.

Ne sentiva il gradevole contatto sul grembo.

La pressione del seno della donna contro la pelle, lo sfregamento prolungato dei suoi polsi contro i fianchi e l'inguine, iniziavano a procurargli un fine piacere che poco alla volta lo portava a eccitarsi.

Nell'aria frizzante della montagna, Saaràn avvertiva un'energia fresca, giovane, una potenza che nella Steppa raramente avvertiva durante il giorno.

Lì, l'aria, specialmente quando attraversavano zone acquitrinose, alle volte era stantia, ammorbata da zanzare e odori molesti anche per giorni e giorni di fila.

Qui no, era diverso. Tutto era nuovo e stimolante.

Un formicolio improvviso gli smosse il basso ventre e lo stimolò nei genitali che ebbero un sussulto, però dovette riprendersi immediatamente. Spostandosi sulla sella, grugnì indispettito.

Purtroppo non era il momento adatto per lasciarsi andare a pensieri di quella fatta, così cercò di distrarsi.

Siccome lungo il sentiero la siepe era così fitta che a malapena filtravano pochi spiragli di luce attraverso i suoi rami, Saaràn non poté fare altro che guardare in alto.

La montagna che stavano scalando proseguiva al di sopra del sentiero su cui si trovavano diminuendo poco alla volta la pendenza, arrotondandosi all'indietro e sparendo alla sua vista.

Dall'altra parte del burrone, invece, la sommità della parete che scendendo quasi a strapiombo serrava in un percorso tortuoso il torrente, seguendone un cammino quasi parallelo, si avvicinava alla loro poco alla volta, stringendone in basso l'alveo.

Erano quasi giunti a vederne la sommità, che un passo dopo l'altro iniziava a delinearsi come una increspata e ampia zona pianeggiante che si estendeva per parecchi Tesen.

In fondo, davanti a loro, ben visibili anche se limitate nella visuale dalla siepe, lontane e poste tutto attorno come barriere invalicabili, altre catene montuose svettavano biancheggianti di nevi non ancora sciolte.

Ten-gri riempiva gli spazi lasciati vuoti dalle cime, saturandoli con il suo blu cobalto.

Rare nuvole vi navigavano attraverso, candide e isolate le une dalle altre.

Il sole pomeridiano illuminava larghe strisce di monti, intervallate da profonde anse già immerse nelle tenebre e alte cime, parzialmente velate da una penombra perlacea.

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