26) GUARIGIONE

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Avanzando rasente ai muri, Saaràn con una mano si riparava il volto dalla pioggia che si era di nuovo fatta battente.

Facendosi chiaro con una torcia Neko lo precedeva di alcuni passi e il vecchio Curandero, benché fosse stanco e provato dalla situazione, aveva una gran fretta di arrivare a destinazione.

Camminava spedito per la sua strada, incurante che, alle sue spalle, il Naaxia facesse fatica a stargli dietro.

I muscoli delle gambe gli dolevano ancora per lo sforzo sostenuto a trasportare i malati, tuttavia, non volendosi lasciare distanziare, l'Un arrancava a passo svelto non badando molto a dove metteva i piedi.

Aveva troppo desiderio di trovare sua moglie Helun e di riabbracciare i due figli, Gerel e Saryn, per poterselo permettere.

Arrivato davanti alla porta della camerata successiva, però, per poco non venne scaraventato in terra da uno scontro improvviso.

Qualcuno che proprio in quel istante ve ne usciva in gran fretta lo urtò, prendendolo in pieno.

Un corpo metallico e duro come il ferro lo investì con la forza di un toro e lo sbalzò indietro, dandogli l'impressione di essere andato a sbattere contro una roccia.

Dopo lo stordimento iniziale, ripresi a fatica controllo ed equilibrio, Saaràn vide che si trattava di Chonyn, il Compagno di Guerra di Cha-Cik, il lupo che aveva curato.

Il soldato indossava l'armatura e portava l'elmo sotto il braccio, ma nello scontro improvviso il copricapo gli cadde in terra e il soldato si chinò per raccoglierlo.

Saaràn vide che nel farlo il giovane Togril vacillò un attimo e si appoggiò con una mano allo stipite della porta per sostenersi.

Non sembrava essere in forma come l'ultima volta che si erano visti.

Quando si rialzò, Chonyn sorrise al Naaxia e gli fece un cenno di scuse.

Saaràn, potendolo finalmente vedere in volto, comprese subito di cosa si trattava.

Al pari di tanti altri, anche il militare era ammalato.

Il sorriso era stanco, gli occhi febbricitanti e il fiato corto, a tratti sforzato, di chi aveva contratto il morbo di Gioturna.

Aveva la fronte sudata, le labbra e le mani scure, la pelle del viso giallastra, tirata sugli zigomi,

Il giovane era vestito e armato come se dovesse partire in missione, tuttavia si vedeva chiaramente che non sarebbe stato nemmeno in grado di sfilare la corta spada che portava al fianco.

Benché fosse rivestito di ferro della testa ai piedi, il militare non avrebbe potuto reggere in nessun modo uno scontro diretto con un soldato dell'Urdu.

Riconoscendo il medico che lo precedeva, Chonyn si rivolse a Neko e gli parlò pronunciando poche parole alla volta, prendendo spesso il fiato e sospirando a fondo alla fine di ogni faticosa frase portata a termine.

L'anziano curatore, una volta che ebbe finito, tradusse per l'Un.

"Chonyn è contento di rivederti e sarà lieto di fare altre cavalcate assieme a te, appena ce ne sarà la possibilità" gli disse "Ti chiede perdono per esserti venuto addosso in quella maniera, ma aveva saputo del tuo arrivo a Togriluudyn e voleva venirti a salutare".

"Cercava... me?" fece Saaràn sorpreso, poi ricordandosi di quello che era successo al giovane Monglik a causa della sua scelleratezza, aggiunse: "Ringrazialo da parte mia, ma digli che non ci saranno più corse lungo le montagne. Lui e il suo cavallo hanno vinto e io riconosco la sconfitta".

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