LA WILD JR. HIGHT

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Megami Pov's

"E questa sarebbe la Wild?" Chiese Steve squadrando i giocatori avversari dalla testa ai piedi

"Ehi! Cosa stanno facendo alla mia macchina!" urlò Nelly Raimon correndo verso l'auto. Alcuni membri della Wild stavano analizzando il mezzo della nostra Manager come se fosse un ufo.

"Veramente la Royal è stata battuta da questi soggetti" esclamò Kevin

"Non sottovalutateli" disse Bobbie

Mentre i ragazzi commentavano questa situazione, io mi guardavo intorno. La sede della Wild era situata al centro di una foresta, c'era del verde in ogni angolo. Subito la mia mente andò alla mia amica, Flavia, allergica al polline, e il solo pensiero mi fece ridere.

"Cosa ti fa ridere?" mi chiese il numero 10

"Che fai mi controlli?" domandai girandomi verso Axel

"Chi può dirlo" disse facendo spallucce

"Pensavo a Flavia, è allergica al polline, è buffa quando gli viene l'allergia" risposi facendomi scappare una risatina. Quando Axel stava per rispondermi, quello che doveva essere un giocatore della Wild mi si parò davanti, guardandomi dalla testa ai piedi. Appena finita le sua ispezione, si soffermò sulle mie curve.

"La mia faccia è qui vedi" dissi seccata. Lui non mi rispose e non mi tolse gli occhi di dosso. Quel modo in cui mi guardava mi fece rabbrividire. Tutti i brutti ricordi stavano scorrendo liberi nella mia testa paralizzandomi.

"Non l'hai sentita? Spostati" sputò Axel mettendosi in mezzo "Meglio che vai a riscaldarti, tra un po' inizia la partita" disse l'attaccante, ma il giocatore della Wild non si mosse "Te lo consiglio vivamente, non farmi diventare cattivo" aggiunse marcando ogni singola parola. Finalmente il membro della squadra avversaria girò i tacchi e andò via.

"Meg stai bene" mi chiese Axel sventolandomi una mano davanti agli occhi. Non risposi, abbassai lo sguardo, evitando in tutti modi quello di Axel. "Megami, mi stai facendo preoccupare" disse Axel mettendomi le mani sulle spalle "Meg?! Guardami"

"Devo andare in bagno" dissi interrompendo il contatto con Axel. Corsi verso gli spogliatoi femminili e chiusi la porta alle mie spalle.
Mi fiondai nel lavandino e aprii il rubinetto. Mi bagnai la faccia cercando di cancellare quelle immagini che scorrevano nella mia testa, ma non la smettevano. Sangue, lividi, pugni, calci, pasticche, medici, assistenti sociali... ero entrata in loop infinito. Mi bagnai la faccia più volte, ma ogni volta che l'acqua andava a contatto con il mio viso le immagini non sparivano, ma si facevano ancora più chiare nella mia testa. Scoppiai a piangere, quella ferita che consideravo ormai chiusa, non lo era mai stata. Non avevo la forza di fare i conti con il mio passato, auto convincendomi che non servisse. Solo crescendo, mi stavo rendendo conto, che una ferita non curata porta problemi.

"Meg?! Sei qui?" disse una voce femminile da dietro la porta "Sono Silvia, stai bene? Axel è preoccupato" sentì dire a Silvia da dietro la porta.
Mi andai a lavare la faccia, mi asciugai, e cercai di rendermi presentabile. Aprì la porta e Silvia mi guardò preoccupata

"Stai bene?" mi chiese accarezzandomi la spalla

"S-si, credo di sì"

"Axel ha detto a tutti che eri andata un attimo in bagno, così nessuno ti tartasserà di domande" disse Silvia

"Dovrò ringraziarlo" risposi superando Silvia

"Meg!" mi bloccò la mia amica "Se hai bisogno io sono qui" sorrise Silvia. Sorrisi e andai ad abbracciarla

"Lo so Silvia" abbracciai la mia amica, che tirò un sospiro di sollievo.
Andammo insieme verso il campo. I Ragazzi erano tutti lì, la partita sarebbe iniziata a momenti.
Axel notò subito la mia presenza e, con la scusa di bere, corse nella mia direzione.

"Tutto ok?" mi chiese tra un sorso d'acqua e l'altro

"Si, grazie" forzai un sorriso

"Non forzalo il sorriso, preferisco quello sincero" disse posando la borraccia e tornado in campo. E per la prima volta in vita mia, non avevo la risposta pronta, aveva capito in mezzo secondo che il mio non era un sorriso sincero, che avevo mentito sul mio stato d'animo e, come se nulla fosse, aveva posato l'acqua ed era tornato a riscaldarsi. Avvertì una fitta allo stomaco e, subito dopo, il vomito salire. Dalla prima volta che lo avevo incontrato, Axel era sempre stato in grado di stupirmi, nei suoi modi di fare e nel suo modo di dimostrare affetto, era entrato nella mia vita come un uragano stravolgendola completamente, facendomi provare emozioni che credevo di non riuscire a sentire, dopo tutto quello che avevo passato. Eppure lui, con un semplice sguardo, era in grado di provocarmi una serie di brividi, ma non brividi in senso negativo, ma brividi belli, che danno adrenalina e tanta, tantissima felicità.

Axel Pov's

La partita iniziò, e come ci aveva mostrato Celia, i giocatori della Wild avevano capacità fisiche a dir poco assurde. Nella corsa, negli scatti e soprattutto, nel salto. Non avevo mai visto dei giocatori sollevarsi tanto da terra. Il mio sguardo scivolava sempre verso la panchina, dove era seduta Meg.

"Vedi che si consuma se la guardi continuamente" ridacchiò Nathan

"Come?! Torna in posizione, meglio" accennai un sorriso al mio compagno indicando la sua posizione.

Il primo tempo si concluse in parità. I giocatori della Wild non sembravano minimamente stanchi, mentre noi eravamo devastati.

"Io non ce la faccio capitano!" disse Jack a Mark
"Fallo fare a qualcun altro" continuò

"No" rispose Mark " Lo farai tu, e sono sicuro che ce la farai" bevve un sorso d'acqua il capitano. Jack non rispose, si guardava i piedi e giocava nervosamente con le mani

"Perché pensi di non farcela?" domandò una voce femminile che avrei riconosciuto tra mille. Infatti, Megami era in piedi davanti a Jack, che aspettava una risposta

"Perché ho paura! Paura di cadere e deludere tutti voi! Paura di saltare così in alto" ammise Jack passandosi una mano sulla faccia

"Sai Jack, anche io ho tante paure, ma sono proprio quelle, che ci mettono alla prova. Devi solo avere il coraggio di affrontarle e, se cadrai, non ti rialzerai da solo. Se riuscirai ad andare avanti noi faremo il tifo, sempre" sorrise lei mettendogli una mano sulla spalla. "Mark si fida di te, il tuo fratellino si fida di te, Axel si fida di te, io mi fido di te, puoi farcela" aggiunse Megami accennando un sorriso che mi contagiò. Meg si andò a risedere e, d'impulso, mi avvicinai a lei.

"intendo questo, quando dico che preferisco il tuo sorriso sincero" posai la borraccia
"Perché quando sorridi, ti sorridono anche gli occhi" dissi dandole le spalle e tornando in campo

"Axel..." mi sentì chiamare, ma il fischio dell'arbitro interruppe la nostra conversazione.

"Forza ragazzi è il momento di portare a casa la vittoria!" urlò Mark

Jack riuscì ad eseguire il Trampolino Inazuma, dandomi lo slancio con la pancia. Portammo a casa la vittoria. Mark era esaltato, come il resto della squadra in fin dei conti.
Arrivati a scuola, dopo un saluto generale, andai via, nella speranza di togliermi Megami dalla testa. Cosa che, ovviamente, non mi riuscì.
E mentre mille emozioni mi scorrevano nel corpo, la sua voce non era più solo
nella mia testa.

"Axel!" disse alle mie spalle "Io penso di doverti delle scuse, e delle spiegazioni" aggiunse

"Per che cosa" chiesi senza voltarmi

"Per essere scappata, quando mi hai...d-difesa" disse con la voce spezzata. Mi girai di scatto e quando la vidi il mio corpo si mosse da solo. Andai verso di lei e l' abbracciai, accarezzandole dolcemente la testa. Lei non si mosse, si abbandonò completamente al mio contatto, affossando la testa nell'incavo del mio collo.

"Non mi devi nulla" dissi senza perdere il contatto "Non voglio spiegazioni o tanto meno delle scuse. Se un giorno te la sentirai, sarò felice di ascoltare la tua storia, fino ad allora, io sarò sempre qui" sorrisi alla cugina di Mark. Megami non rispose, rimase attaccata a me, e piano piano, delle lacrime stavano rigando il suo volto. Gliele asciugai delicatamente, e la strinsi forte, cercando di trasmetterle un po' di tranquillità e di far e entrare un raggio di sole, nel suo mondo nuvoloso.

Inazuma Eleven: Sotto lo stesso cieloWhere stories live. Discover now