CUORI INTRAPPOLATI

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Megami Pov's

I giorni passarono veloci, e la squadra di Mark aveva da poco ricevuto la notizia di poter partecipare al football frontier, solo dopo aver affrontato la Occult jr. High, in caso di sconfitta la squadra sarebbe stata sciolta.
I ragazzi si impegnavano molto durante l'allenamento, specialmente Kevin, determinato a dimostrare che poteva segnare senza l'aiuto di Axel.

Finiti gli allenamenti, andai in ospedale per eseguire il solito elettrocardiogramma annuale. Da quando mi avevano diagnosticato un soffio al cuore mi obbligavano a fare delle visite ogni anno e, in caso contrario, non avrei più potuto mettere un piede su un palco, se non dopo aver seguito la visita.
"Salve avevo un appuntamento per un elettrocardiogramma"  dissi alla segretaria.
Quest'ultima digitò velocemente qualcosa sul computer e mi fece accomodare nella sala d'attesa. Dopo aver trascorso un quarto d'ora abbondante in sala, alzai lo sguardo dal telefono, e notai una figura dai capelli bianchi che attraversava il corridoio.
Mi alzai di scatto e mi affacciai nel corridoio.
Axel entrò in una stanza e si chiuse la porta alle spalle. In quel preciso momento la mia testa iniziò a riempirsi di domande.
Perché era lì? Si era fatto male? Poi era venuto solo? Stava venendo a trovare qualcuno?
Tutti i miei pensieri vennero interrotti dal medico, che mi chiamò per fare la visita.
Persi circa 10 minuti o poco più, e il pensiero di Axel era ancora un chiodo fisso nella mia testa. Quindi decisi di passare, casualmente, per il corridoio in cui avevo intravisto Axel.
Mentre attraversavo il corridoio mi soffermai su una porta in particolare, la targhetta attacca di fianco diceva "Julia Blaze".
Era la sorella di Axel? Decisi che era meglio andar via, infatti ripresi a camminare, quando una voce alla mie spalle mi paralizzò

"Megami?" mi sentì chiamare. Axel era in piedi davanti alla porta su cui mi ero soffermata a leggere il nome "Che ci fai qui?" mi domandò appoggiato sullo stipite della porta

"Ciao Axel, avevo una visita" risposi giocherellando con una ciocca di capelli "Quella è tua sorella?" chiesi senza giri di parole e indicato la targhetta.

"Vieni" disse Axel facendomi cenno di entrare.
La stanza era molto luminosa, le pareti bianche contribuivano a rendere il tutto ancora più brillante. Al centro della stanza c'era un lettino con al centro una bambina che apparentemente, dormiva.

"È così dalla finale del Football Frontier" disse Axel guardando la sorellina sdraiata nel lettino

"Ma è passato quasi un anno" dissi guardando Axel

"Già" sospirò sedendosi accanto alla bimba "Mi sono ripromesso che non metterò più piede su un campo da calcio fino a quando Julia non si sarà svegliata" affermò stringendo la mano della sorella

"Lei sarebbe d'accordo?" chiesi guardando prima Julia e poi Axel

"Se non fosse venuta alla finale dell'anno scorso, tutto questo non sarebbe successo" sputò Axel trattenendo le lacrime. D'impulso mi avvicinai ad Axel mettendogli una mano sulla spalla

"A volte, nella vita, succedono cose brutte, ma questo non significa abbandonare le proprie passioni o colpevolizzarsi per ciò che è successo" dissi senza interrompere il contatto con Axel
"Bisogna solo avere la forza di andare avanti" conclusi mentre ritraevo la mano. Axel non diede cenno di volersi muovere, rimase seduto a guardare Julia.

"La fai semplice" rispose schietto

"Magari fosse così semplice" abbassai lo sguardo "Tolgo il disturbo" aggiunsi con la voce spezzata. Uscii di corsa dalla stanza e rapidamente asciugai una lacrima che scorreva lungo la mia guancia.
Durante il tragitto il pensiero di Axel si fece ancora più forte, con un impulso matto di correre da lui e abbracciarlo. Ma la mia testa aveva avuto la meglio, impedendomi di fare quello che il mio cuore urlava da quando lo aveva visto in ospedale. Mentre la mia testa vagava, le risate dei ragazzi mi riportarono alla realtà. Ero davanti al campo al fiume e come al solito, Mark e la squadra, ero alle prese con l'allenamento.
Senza pensarci due volte scesi di corsa e andai incontro a Mark.

"Ragazzi riposo" esclamò Mark. Si rivolse a me con uno sguardo preoccupato, solo
in quel momento mi accorsi di avere gli occhi lucidi.

"Ehi, tutto ok?" mi strinse mio cugino

"Sisi, avevo solo bisogno di un tuo abbraccio" Mark ridacchiò e mi strinse forte, dandomi un senso di protezione che non sentivo da anni

"Puoi chiedermi quanti abbracci vuoi lo sai" disse accarezzandomi i capelli. "Sei sicura che va tutto bene?"

"Sisi tranquillo" mentii, non volevo caricare Mark con i miei problemi non se lo meritava.

Axel Pov's

"A volte, nella vita, succedono cose brutte, ma questo non significa abbandonare le proprie passioni o colpevolizzarsi per ciò che è successo, bisogna solo avere la forza di andare avanti"

Le parole di Megami non facevano altro che rimbombarmi in testa. Da quando era andata via, ero entrato in una sorta di loop.
Tutte le volte che Julia era venuta a vedere le mie partite, con quel meraviglioso sorriso e con gli occhi di chi stava andando a guardare il suo idolo. Come esultava quando segnavo, come rideva quando sbagliavo un passaggio e come mi incoraggiava quando le cose non andavano bene.
Strinsi i pugni e mi asciugai velocemente le lacrime che ormai avevano inondato il mio volto.
Megami aveva ragione, Julia vorrebbe vedermi su quel campo, non vorrebbe che io stessi qui a piangere sul latte versato. Quando alzai lo sguardo verso la porta, restai ad osservare il punto in cui Meg era sparita. Era stata capace di capire il mio stato d'animo semplicemente osservando. Lei custodisce dentro di sé qualcosa che le causa sofferenza, un peso che la trattiene, come se la sua luce interiore fosse intrappolata da un dolore. Solo dopo aver pronunciato quelle parole mi resi conto di quanto io e lei siamo simili: entrambi con un passato da cancellare e la determinazione di trovare la forza per andare avanti..

Uscì di scatto dalla stanza di Julia e andai direttamente al campo al fiume nella speranza di trovare Mark.
Infatti lui era lì, ma non era solo. Megami era sulla panchina in compagnia di Silvia, che parlavano tranquillamente mentre sistemavano le borracce usate dai giocatori.
In quel preciso momento Kevin aveva usato la sua nuova super tecnica, che gli aveva permesso di segnare. Esultarono tutti, e io decisi di farmi avanti

"Mark!" urlai ricevendo l'attenzione del portiere

"Axel!" sorrise Mark

"Io volevo dirti, che accetto" esclamai guardando il capitano.

"Benvenuto in squadra Axel!"
Quando mi girai vidi Silvia sorridere ma non fu quello a catturare la mia attenzione. Megami mi guardava e sorrideva, con un sorriso così sincero che avrebbe potuto far crollare un palazzo. Quando mi incatenai nei suoi occhi, mi resi conto di una cosa: con un solo sguardo, quella ragazza aveva conficcato una freccia nel centro del mio cuore.

Inazuma Eleven: Sotto lo stesso cieloWhere stories live. Discover now