63. Skin

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La gente intorno a noi stava iniziando ad abbandonare il locale ma non ci importava.
Continuavamo a ballare come se fosse l'ultima volta.
Erano questi i nostri accordi; balliamo come non abbiamo mai fatto prima ed infatti, non c'era grazia nei nostri movimenti.
Facevamo semplicemente quello che ci andava di fare e io mi sentivo come mai prima di allora.
Non c'erano ricordi lontani che mi tornavano alla mente per rovinare tutto, non percepivo ansia per il futuro. Percepivo solo Mela, il suo odore di sudore e i suoi capelli che mi colpivano la faccia quando si muoveva velocemente.
Il suo respiro era affannato, sapeva di cannella e potevo sentirloo anche attraverso le nostre maschere.
L'amore.
Avevo sempre pensato che fosse banale e sopravvalutato.
Qualcosa che ti fa compiere gesta sconsiderevoli, che ti fa perdere tutto e poi non si lascia dimenticare.
Un'altra cicatrice da indossare alla mia anima.
Ora invece, Mela mi sembrava curativa e rigenerante.
Era come un bicchiere d'acqua la mattina dopo una sbronza colossale e anche se il benessere che mi stava regalando era proporzionato al dolore che avrei provato una volta che se ne sarebbe andata, ne valeva la pena.
Ne valeva la pena un migliaio di volte perché non c'era nulla di banale in quella donna.
Sapevo che sarebbe finita.
Mela non era una delinquente, avrebbe cercato la sua strada e l'avrebbe trovata ma non si sarebbe abbassata ad un livello come il nostro.
Noi non avevamo fatto molto di buono nella nostra vita e lei era una donna buona e leale.
L'avrei lasciata andare. Non l'avrei costretta ad essere chi non era.
Lo aveva fatto per una vita intera, ora si meritava di più.
Per questo la strinsi forte a me. Perché non sapevo per quanto tempo ancora avrei potuto farlo.
"Facciamo qualcosa di sconsiderevole questa notte."
Le sussurrai all'orecchio e lei si mise sull'attenti.
Perché dopo una vita passata ad essere diligente, aveva bisogno di fare pazzie.
"Vieni."
La presi per mano e la trascinai dall'altra parte della sala, nel verso opposto di dove andavano le altre persone.
Entrammo in cucina e afferrai una bottiglia di spumante bevendone un sorso.
Mela me la tolse di mano e ne bevve altrettanto.
"Mangiamo latte e biscotti?"
Mi chiese alzandomi la maschera quanto bastava per baciarmi.
Risposi al bacio, dal quale mi scostai controvoglia, ma ripresi a marciare.
Afferrai due pile appoggiati in cucina e gliene passai uno invitandola ad indossarlo.
La portai nel garage sotterraneo e aprii la portiera della Ferrari.
"Questa è molto poco da te."
"Infatti è di Billo."
Le lanciai la chiave e presi posto sul sedile del passeggero.
"Dove andiamo?"
Mi chiese su di giri quanto me.
"Parti. Non importa dove andiamo. Anche in Messico se vuoi."
Rimase ferma alcuni istanti a pensare a ciò che le avevo detto e poi mise in moto.
Fece una brusca accelerata e scoppiò a ridere.
Uscì dal garage e partì sgommando.
"Se ci arrestano questa sera siamo fottuti."
Mi ricordò continuando a ridere mentre superava le altre macchina e si lanciava sulle strade di New York.
"Aspetta, frena!"
Le ordinai all'improvviso e lei frenò bruscamente non capendo cosa fosse successo.
Uscii dalla macchina e rincorsi i due ragazzi che avevano catturato la mia attenzione.
"Scusatemi."
Li richiamai facendoli voltare.
"Ora voi penserete che sono un maleducato ma questi servono più a me che a voi."
Gli strappai il mazzo di rose che il ragazzo teneva in mano e corsi verso la macchina mentre i due mi ricoprivano di insulti.
"Che fai? Sei impazzito?"
Mi chiese Mela rimettendo in moto per fuggire.
"Sì, credo di sì."
Continuò a guidare per diversi minuti con la radio a palla e noi che cantavamo canzoni stupide.
"Aspetta, mi è venuta un'idea. Posteggia qui."
Frenò la macchina posteggiandola dove le avevo indicato e mi seguì fuori all'aria aperta. Si congelava e noi non avevamo una giacca decente.
"Ma dove siamo?"
Mi chiese guardando l'albergo di fronte a sè.
"Questo è l'albergo più pazzesco che esiste in questa città. Vieni con me."
La presi sotto braccio e varcai la soglia. La guardia ci fermò all'istante con fare minaccioso e Mela si strinse al mio braccio.
"Non potete entrare, che cosa credete di fare?"
Mi avvicinai a lui con fare minaccioso.
"Sono il signor Fluttenberg. Cosa significa che non posso entrare?"
Chiesi con accento tedesco.
La guardia si agitò.
"Mi mostra un documento?"
Lo presi sotto braccio e lo allontanai leggermente da Mela.
"Mia moglie è in camera? È tornata? Siamo alla 702."
L'uomo si agitò ancora di più.
"Non saprei.."
"Che significa? Paghiamo per cosa la sicurezza se non sapete chi entra e chi esce? Voglio parlare col direttore."
A quel punto, il poverino iniziò a sudare.
"Mi sembra sia rientrata ma non sono sicuro."
Lanciò uno sguardo interrogativo verso Mela.
"Bene. Noi andiamo al bar a bere qualcosa. Se dovesse arrivare avvisami."
Afferrai Mela per una mano ed iniziai a trascinarla dentro l'albergo.
"Signore! Non mi ricordo il suo viso senza maschera."
Mi girai di scatto.
"Lei si dovrebbe vergognare!"
Non gli permisi di dire altro e mi incamminai a passo spedito verso il bar.
"Se pazzo. Potevamo andare da un'altra parte a bere qualcosa."
Mela mi bloccò la via mettendosi davanti a me e alzò di nuovo la maschera per baciarmi.
"Ma non ti porto a bere qualcosa."
Deviai la strada e mi avvicinai ad una porta, chiaramente chiusa.
Iniziai a trafficare con la serratura finché riuscii ad aprirla.
"Ti porto a pattinare."
Varcai la soglia e chiusi la porta dietro di me per poi accendere la luce ed illuminare la grande pista di pattinaggio.
"Vieni."
Corsi giù dagli spalti e aprii la porta del gabbiotto con un calcio, non avevo avevo tempo di aprirla in maniera più gentile.
Afferrai dei pattini per me e per lei e la aiutai ad indossarli.
"Quante leggi stiamo infrangendo?"
Mi chiese continuando a ridere.
"Qui si esibiscono i pattinatori più famosi al mondo e ora noi."
Le presi la mano e la aiutai a sollevarsi.
"Non ho mai pattinato prima."
Mi rivelò con un poco di rimorso.
Presi le nostre scarpe e poi entrai in pista.
"Aspettami."
Andai a posare le scarpe dalla parte opposta perché quando sarebbero venuti a cercarci dovevamo essere pronti a scappare.
E sarebbero arrivati.
Due pazzi mascherati da joker erano appena entrati nell'albergo più famoso della città sotto falso nome.
Era questione di tempo.
Tornai da lei e le presi le mani portandola al centro della pista.
Mela era concentrata ma si muoveva a scatti. Se non l'avessi sostenuta, sarebbe caduta a terra.
"Perché tu sai pattinare?"
Mi chiede mettendomi le mani al collo.
"Perché mi sono goduto la vita."
Girò gli occhi al cielo.
"Perché all'orfanotrofio era una delle poche cose che ci era consentito fare. C'era un laghetto che d'inverno ghiacciava e i volontari ci avevano regalato dei pattini."
Sorrise pensando a un piccolo me che faceva qualcosa che non fosse illegale.
"Io, Billo e Sam organizzavamo corse clandestine con scommesse di soldi."
"Non lo avrei mai detto."
Le alzai la maschera e la baciai.
Era diventato il gesto della serata. Ogni tot di tempo, dovevamo prendere la nostra boccata d'ossigeno scambiandoci un bacio che in realtà ci toglieva il fiato.
"Tu perché non sai pattinare?"
La feci volteggiare e la presi al volo prima che cadesse a terra.
"Papà era molto rigido. Tanto studio, poco divertimento."
"E con le amiche?"
Alzò le spalle.
"Combatteva con i criminali ogni giorno, aveva poca fiducia nel mondo quindi io non potevo quasi mai uscire. E poi c'era lo studio. Papà mi faceva sentire in colpa se non prendevo splendide pagelle. Voleva che mi costruissi un futuro e si era dimenticato di farmi vivere il presente."
La presi la mano alzandola vicino al mio petto ed iniziai a ballare con lei.
"Facciamo una lista di cose che non hai mai fatto e vorresti fare."
Rise.
"Non ho mai nuotato con i delfini. Non ho mai dormito in uno chalet."
"Andiamo, pensa in grande. Queste cose te le faccio recuperare in un giorno."
Rise di nuovo.
"Non ho mai guidato un elicottero."
Questo era più complesso ma potevo farcela.
"E nemmeno una nave. Non ho mai ballato su un palo della lap dance."
Fu il mio turno di ridere ricordandomi lo spettacolo che qualche mese prima mi aveva regalato.
"Più tardi potrai mostrarmi che sai fare."
"Non ho mai rubato qualcosa. Non ho mai scalato una montagna.."
Chiusi gli occhi registrando i suoi non ho mai perché volevo darle tutto in quel poco tempo che ci rimaneva.
"Tu invece cosa non hai mai fatto?"
Ci pensai un attimo.
Non ho mai detto ti amo a nessuno. E nessuno lo ha mai detto a me.
"Ho fatto quasi tutto."
"Che palle."
Le abbassai la maschera per coprirle bene il viso ed iniziai a portarla dall'altro lato della pista.
"Non sono mai fuggito dalla sicurezza di un albergo."
Mi guardò curiosa mentre mi toglievo i pattini in fretta e furia ma quando la misi a sedere sul bordo degli spalti si accorse della luce delle torce in corridoio che arrivavano verso di noi.
"Merda."
"Scappa!"
Urlai afferrando le scarpe ed iniziando a correre a piedi nudi.
"Ehi voi, maledetti bastardi!"
I due uomini della sicurezza e il poliziotto iniziarono a correre lungo gli spalti mentre con il cuore in gola e i piedi scalzi noi ce la davamo a gambe.
"Merda Skin, la polizia!"
Mela si voltò per guardarsi alle spalle e io scoppiai a ridere.
"Muoviti!"
Aprii una porta ed iniziai a correre giù per le scale.
"Sai dove stiamo andando?"
No, non lo sapevo.
"Muoviti!"
Tuonai di nuovo quando sentii la porta aprirsi poco più sù.
Ci ritrovammo in garage senza più fiato in corpo.
"Hai detto che non hai mai rubato niente?"
Le chiesi prendendole la mano e tirandola contro un muro.
Misi un dito sulla bocca facendole segno di rimanere zitta ed iniziai a controllare le macchine.
Quasi tutte avevano le chiavi inserite.
"Vieni."
Entrammo in una Porsche e appena chiusa la portiera, la porta del garage si aprì lasciando entrare i nostri inseguitori.
Mela mi guardò sconvolta.
"Sei sicuro che la porta del garage si apra una volta che l'avremo raggiunta? Se ci fosse bisogno di un sensore?"
Scossi la testa e le sorrisi.
"Lo tirerò giù se necessario. Sei pronta?"
Mi fece un cenno di assenso.
Misi in moto la macchina e partii sgommando.
"Sono lì!"
Sentii urlare mentre mi avvicinavo alla porta del garage.
Questa iniziò ad aprirsi molto lentamente.
"Merda arrivano!"
Urlò Mela attaccandosi al mio braccio.
"Skin sono qui! Skin!"
Lanciai un'occhiata allo specchietto retrovisore e li vidi sempre più vicini a noi.
"Cazzo Skin!"
Accelerai di nuovo partendo a gran velocità e seminando le guardie dietro di noi.
Feci il giro dell'isolato e abbandonai la macchina.
"Mettiti le scarpe."
Ordinai a Mela per riprendere a correre subito dopo.
"Ci stanno cercando?"
Mi chiese lei agitata.
Sicuramente avevano già chiamato i rinforzi.
La bloccai vicino all'incrocio e mi sporsi dal muro per guardarmi intorno.
"Okay, via libera. Togli la maschera e cammina normalmente."
Mela scosse la testa.
"Se ti vedesse qualcuno? Se Donati dovesse venire a sapere che.."
"Allora corri!"
Urlai vedendo la guardia in fondo all'isolato correre verso di noi.
"Corri!"
Urlò di rimando Mela riprendendo la marcia verso la nostra Ferrari.
Presi il posto del guidatore e partii prima ancora di aver chiuso la portiera.
"Li abbiamo seminati?"
Scoppiai a ridere come non mi succedeva da tanto tempo e poco dopo Mela mi seguì.
"Tu sei pazzo. Io lo sapevo che eri pazzo!"
Lanciai un urlo assaporando quelle sensazioni che mi facevano sentire finalmente vivo.
"Skin.."
Mi voltai verso di lei.
"Ti senti male?"
Le chiesi preoccupato vedendola così seria.
"Io mi sono innamorata di te."

SkinWhere stories live. Discover now