33. Mela

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"Non andare via."
Lo scongiurai continuando a trattenerlo.
Lo sentii irrigidire i muscoli ma continuai a stringerlo. Appoggiai la testa sulla sua schiena e piano piano lo sentii rilassarsi.
Non mi importava del mio orgoglio in quel preciso istante. Non mi importava di nulla.
Mise le sue mani sulle mie. Erano grandi almeno il doppio e calde.
Chiusi gli occhi e trattenni le lacrime.
In quel momento non eravamo un criminale e una detective, un padrone e un ostaggio ma due esseri umani, pieni di dolore e paure. Pieni di sbagli fatti per fare la cosa giusta o in qualche caso, la cosa sbagliata e più comoda.
Come potevo giudicarlo se non avevo camminato con le sue scarpe?
Aveva fatto un gran casino. Non lo potevo difendere in nessun modo ma tra tutti i cattivi del mondo, sembrava davvero voler solo sopravvivere. Io non riuscivo a non credergli, non riuscivo più ad odiarlo e odiavo me stessa per essermi venduta nel giro di un mese. Per aver dimenticato chi ero e cosa volevo nella vita.
Ma ora, tutto quello che mi era sembrato ovvio e scontato vacillava di fronte ai miei passi e non sapevo cosa avrei fatto in futuro, sapevo solo cosa sentivo lì, in quel momento.
Skin si staccò da me e si voltò a guardarmi.
Gli porsi le chiavi scuotendo la testa.
Mi fidavo di lui, come lui si era fidato di me all'ospedale.
Camminò verso di me spingendomi dentro il suo ufficio, dove la musica non copriva le parole.
Eravamo a pochi millimetri l'uno dall'altro. I nostri volti si sfioravano.
"Se continui a rifiutare le tue vie di fuga, dovrò iniziare a pensare che stai bene qui."
Mi sussurrò come se fosse un desiderio.
Sorrisi.
"Sono una donna libera. Anche se mi incateni, non potrai mai cambiare il mio modo di essere. Non sono un tuo gioco o una tua proprietà. Non appartengo a questo posto.."
Restò immobile mentre parlavo.
"Ma posso credere alle tue parole e posso darti una tregua. Conosco Donati, posso capire perché mi hai chiesto di non farti la guerra ora. Posso essere brava per qualche giorno e poi pensare di nuovo a come arrestarti."
Sorrise di nuovo e appoggio la fronte sulla mia.
"Lo vedo quanto ami la tua famiglia e quanto fai per loro. Per tutti loro. Non dico che ripaga i tuoi sbagli ma intuisco che vorresti fare la cosa giusta per tutti. Non ti intralcerò in questa cosa. Te lo devo, per l'ospedale. Puoi credermi?"
Acconsentì lasciando che le spalle ricadessero verso il basso come se la tensione accumulata quei giorni se ne fosse andata all'improvviso.
Appoggiò le sue mani sulle mie braccia.
"Questo non significa che mi sto calmando. Poi continuerò con i miei tentativi di fuga e di scasso."
Sorrise.
La seconda volta in poco tempo.
"Ti ho dato la chiave.."
"Senza è più divertente."
Si morse il labbro a quelle parole. I suoi occhi andarono alla poltrona.
Quello che poteva passare nella sua testa mi fece arrossire violentemente.
"Facciamo una tregua? Solo questa notte?" Gli proposi con un sorriso e l'inspiegabile entusiasmo di una bambina.
Mi allontanai da lui di un passo e gli porsi la mano sorridendo.
"Quasi amici da ora."
Skin si rabbuiò. In quei momenti, potevo vedere come un pensiero gli passava per la testa e gli risucchiava le energie.
"Non ho molti amici. Ho poche persone di cui mi fido."
Restai ferma con la mano stesa davanti a me e gli feci un sorriso incoraggiante.
Doveva solo afferrare quella cazzo di mano e smetterla di pensare per un secondo. Smetterla di vedere tutto complicato ma vivere il qui e ora senza pensare alle conseguenze.
Aspettò qualche istante incerto ma poi allungò la sua mano stringendo la mia.
Era bello. Era una bella sensazione e infatti sorrisi compiaciuta.
"Tu mi stai fregando. In qualche modo so che uscirò distrutto da tutto questo."
Mi faceva tenerezza in alcuni momenti.
Grande, grosso e temuto ma terrorizzato da tutti.
Mi chiesi quante ferite nascondessero i suoi tatuaggi e il suo cuore.
Gli passai la chiave del suo ufficio con un sorriso.
Dentro stavo morendo.
Proprio lì, in quel posto c'erano tutti i segreti che cercavo di raggiungere da anni e io gli stavo ridando la chiave.
"Non voglio questa responsabilità. Non ora. Ma diciamo che prenderò in considerazione l'idea di dire che Billo e Sam collaboravano per incastrarti, se Donati riuscirà a fare arrivare qui la polizia."
E questo farà di me un poliziotto corrotto.
La prese con un sorriso e si allontanò da me di alcuni passi.
Mi fece segno di sedermi sulla sedia accanto alla sua scrivania e prese posto vicino a me.
"Sai qualcosa su Donati?"
Mi morsi la lingua per frenare il mio senso dell'umorismo che, spinto dal potere appena acquisito, voleva lanciargli mille frecciatine. Ma quella situazione era importante e stressante per lui, non era il caso di fargli passare il buon umore e rinchiuderlo di nuovo in sé stesso.
"So un mare di cose."
Pronunciai esaltata sorridendo.
Avevo seguito il suo caso. Sapevo quante volte fosse stato in tribunale e quante volte scagionato per piccolezze che, con tutta onestà, non avrebbero potuto scagionare nessun altro.
"Pericoloso e vendicativo. Nipote di uno dei primi boss messi in circolo in queste zone. Spaccio internazionale, prostituzione, riciclaggio di armi.. So che è stato accusato per molteplici omicidi ma aveva un'alibi di ferro; la moglie malata di cancro che sembrava accompagnare in ospedale ogni qual volta che qualcuno nei suoi paraggi spariva. La moglie lo denunciò per violenze di vario grado, ritrattò il suo alibi dicendo che si faceva riprendere dalle telecamere dell'ospedale ma poi fuggiva dalla porta sul retro. Il suo avvocato, un avvoltoio, è riuscito a fare credere che lei inventasse tutto per ripicca. È poi morta lasciando una lettera di scuse per le sue bugie, che circostanze misteriose! Donati ha una schiera di poliziotti corrotti in dipartimento ma non solo, giudici, sindaci, capi di stato.. ha un grande potere. Non una persona contro la quale vorrei stare."
Skin sospirò.
"Lo so."
Sorrisi e mi morsi un labbro.
Skin sembrava distrutto. Sapevo bene come funzionavano le guerre di potere e quanta distruzione lasciassero dietro di sé. Potevo leggere sul suo viso l'ansia che gli attanagliava lo stomaco e la paura che le cose non andassero come dovevano. E io non potevo fare altro che empatizzare con lui.
"Cosa credi che farà?" Chiesi con cautela.
Osservai uno dei tanti tatuaggi che faceva capo dalla camicia, la testa di un demone piuttosto inquietante, mentre aspettavo che dicesse qualcosa.
Skin stava pensando e quando pensava era eterno e di cattivo umore.
"Non lo so. Potrebbe fare qualsiasi cosa. Venire in discoteca per fare una sparatoria e ucciderci tutti, metterci alle costole altri sicari oppure farsi aiutare dai suoi amici per buttarci dietro le sbarre.."
"Oppure?"
Chiesi allora io sicura che Skin non sarebbe stato qui in un angolo ad attendere la sua fine.
"Oppure andiamo noi da lui e facciamo più o meno la stessa cosa."
"Oppure.."
Gli occhi di Skin saettarono verso di me.
Mi morsi di nuovo il labbro.
"Non ho grandi soluzioni in questo momento. Questa situazione è prodromica da tanto tempo e sta per scoppiare. Sarà una bomba atomica che arriverà direttamente sulle nostre facce. Ancora non so come fermarla."
Sospirai.
"Se lo facessimo arrestare?"
Il mio spirito da detective si fece largo a gomitate e cercando di trovare una soluzione legale a quel casino.
Skin sorrise.
"Donati non è uno che si fa arrestare. Lo hai detto anche tu, ha tutte le conoscenze giuste per continuare a fare quello che fa senza pensieri."
Mi grattai nervosamente il braccio e sentii dei brividi percorrermi la schiena a quelle parole.
Ancora una volta avevo la conferma di come bene e male si fondessero fra di loro e di come le cose non funzionavano come dovevano.
"Non preoccuparti. Questi sono problemi miei e li sistemerò io. Non è una cosa che deve fare star male te."
Sorrisi a quelle parole che Skin aveva pronunciato con quel tono che non ammetteva repliche. Mi stava congedando, la conversazione era finita.
Come quella sera sul divano il suo nervosismo era palpabile.
Era come se si pentisse delle confidenze fatte, come se il fatto di essersi esposto lo facesse sentire in colpa.
E io non potevo fare altro che accogliere questo sentimento negativo.

SkinWhere stories live. Discover now