6. Mela

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Respira, conta fino a dieci, stringi forte il palmo della mano, pizzicati la pancia..

Mi ripetevo queste cose mentre me ne stavo sdraiata su un fianco, legata come un salame, bendata e imbavagliata, sul retro di un furgone che probabilmente mi stava portando a morire.
Mi avrebbero gettata in mare? Mi avrebbero murata viva?
La mia paura era legata alla sofferenza. Torture, dolore fisico.. Non potevo tollerarlo.
Preferivo un colpo in testa e ciao mondo.
Ciao gatto dalle mille fusa, ciao amici adorati, ciao lavoro e ciao casa.
Ciao persino a te Buch, nonostante la nostra storia d'amore era più una storia di non amore.
D'altronde ognuno va incontro al proprio destino e quando programmi male la tua sequenza di azioni non ti resta che pagarne le conseguenze.
Erano passati tre giorni da quando mi ero fatta beccare. Tre giorni passati in quella camera da letto, legata con una manetta singola ad un palo.
Mi avevano lasciata completamente sola, con l'unica compagnia di una televisione e una donna del sud america che continuava a portarmi cibo e caffè.
Era stato impossibile comunicare con lei, fuggiva non appena aprivo bocca.
Poi quella sera all'improvviso avevo rivisto Skin. Era entrato in camera con gli altri, mi avevano bendata e legata. Non avevano parlato molto, che si può dire a chi stai per spedire in paradiso?

Il furgone arrestò la sua corsa all'improvviso. Avevamo fatto dodici curve, quattro verso la destra e c'erano stati due semafori. Avevamo avuto una terza fermata, forse delle strisce pedonali, non ne ero sicura. Mi mancava l'aria, non sapevo dire se la colpa fosse dello scotch che serrava la mia mascella o la paura che mi stava uccidendo lentamente.

Quando le porte si aprirono smisi di respirare totalmente. Sentii i piedi toccare per terra, due forti braccia afferrarmi dalle ascelle e trascinarmi chissà dove. Vedrò come morirò?
Una porta si aprì e dei rumori, voci e forse della musica in sottofondo investirono i miei sensi, ero troppo spaventata per capire realmente il mondo intorno a me.
C'era odore di profumo da donna, sigarette e alcool. Dove cazzo ero finita?
Sentii le lacrime pungermi le narici. L'avvertivo proprio lì quella sensazione claustrofobica del non avere via d'uscita. Mi bruciava il naso come se avessi un brutto raffreddore. Mi chiesi se i corpi che avevo trovato per strada durante quegli anni, avessero provato la stessa sensazione.
L'ennesima porta si aprì e con uno spintone, caddi in avanti.

Addio mondo, mi hanno appena lanciato giù da un dirupo, o forse in mezzo al mare da una barca, o da un aereo che solcava i cieli di Manhattan.

Invece, la mia faccia andò a cozzare contro qualcosa di morbido e profumato.

"Giratela e slegatela prima che muoia soffocata." La voce di Skin fece esplodere ogni mio sentimento. Mi accorsi che dalla paura, mi tremava una gamba e cercai di fermarla per darmi contegno.
Le stesse mani di prima mi voltarono e mi strapparono violentemente lo scotch dalla bocca.
"Fanculo." Ululai per il dolore.
"Che principessina. Per essere un detective, sopporti poco il dolore."
"Una detective, maschilista di merda."
Risposi di getto facendoli ridere.
Mi slegarono le braccia, le gambe e poi tolsero la benda dagli occhi.
Rimasi a bocca aperta.
Di fronte a me, Skin, Billo e Sam se ne stavano a braccia conserte e con il sorriso da coglioni di chi ha capito finalmente il senso della vita stampato in faccia.
Mi trovavo in una camera. Ma non una camera qualsiasi. Una camera immensa!
Ero seduta su un letto nero e oro, rotondo che era grande praticamente come l'intera stanza di casa mia. Di fianco, c'era una vasca da bagno con idromassaggio, delle poltroncine, uno scaffale pieno di libri e poi un tavolo con delle sedie, una dispensa con i vetri trasparenti che mostrava una quantità di alcool e cibo sconsiderata e delle grandissime tende nere che coprivano quelle che dovevano essere delle ampie vetrate sul lato destro della camera.
"Benvenuta al club 41, tua casa e tuo luogo di lavoro per i prossimi.. Diciamo a vita. Potrai dormire, mangiare e rilassarti in questa camera, al momento la tua camera, e lavorerai per pagare i nostri servizi." Billo mi sorrise e mi fece un inchino.
Schizzai in piedi.
"Che.. Cosa.." Ora si che avevo paura.
Che cosa credevano che sarei diventata la loro puttana? Nemmeno a morire.
Guardai Skin diritto negli occhi. Quegli occhi scuri e gentili che mi scrutavano con aria dura.
"Smettila con questi pregiudizi di merda. Ti ho già detto che le ragazze non sono prostitute ma ballerine. Qui nessuno è obbligato a fare niente. Tranne te ovviamente. Tu farai i cocktails e spero che non mi hai detto cazzate e li sai fare per davvero."
Spalancai la bocca. Ma che cazzo stavano dicendo.
"Voi pensate davvero che io collaborerò a questa merda? Che non mi ribellerò e.."
I tre scoppiarono a ridere dandosi sguardi d'intesa. Mi morsi il labbro.
Sam si avvicinò e mi porse un fazzoletto sorridendomi. Mi resi conto che stavo piangendo.
"Grazie." Sussurrai prendendolo e lui mi fece un cenno di rimando. Tra i tre, sembrava sicuramente il più serio ma anche il più gentile. Era più grosso rispetto agli altri. Anche Billo e Skin erano muscolosi ma lui era "pompato". Sembrava timido, non parlava molto, per lo meno così mi era sembrato dai pochi istanti passato insieme. Era quello che mi metteva meno in soggezione.
"No, non collaborerai ma d'altronde o questo, o il fosso. Al momento non so che fare di te ma non mi piace uccidere la gente."
Scoppiai a ridere quando Skin finì la sua frase e mi beccai un occhiataccia.
"Quindi, abbiamo creato la nuova attrazione del club, la poliziotta sotto sequestro. Abbiamo creato l'evento sulla nostra pagina, dicendo che abbiamo catturato una poliziotta che si aggira per il locale cercando aiuto e una via di fuga. Dunque, qualsiasi cosa tu dica, sarà presa come un gioco di ruolo."
Impallidii a quelle parole.
"Buch mi cercherà."
Per l'ennesima volta i tre scoppiarono a ridere.
"Non lo farà. Lo avrebbero fatto le tue amiche se non avessimo lasciato una lettera in cui diceva che avevi bisogno di spazio, di ragionare sul tuo futuro e dopo lo stress dell'altro anno, dove ti hanno accusata di aver mandato a puttane l'intervento, sentivi il bisogno di allontanarti. La stessa lettera l'ha ricevuta il tuo capo, il tuo gatto è stato consegnato alla tua vicina e Buch.."
"Buch?" Chiesi trattenendo il fiato. Skin mi guardò non osando proseguire.
"Gli ho consegnato personalmente cinquantamila dollari in contati per far sì che sostenesse con tutti il fatto che ti eri presa una pausa. Ha acconsentito. La scelta era quella o la morte..."
"D'altronde non ha fatto resistenza. Mi dispiace."
Fu Sam a finire la frase.
Non ci rimasi molto male. Buch era un bravo uomo ma sicuramente pensava a sé stesso e alle sue palle. Non teneva abbastanza a me per rischiare il culo e non lo biasimavo per questo.
Certo che, proprio noi che avevamo fatto un giuramento, non avremmo dovuto permettere al prossimo di corromperci con tale facilità ma d'altronde, l'etica e la morale era diversa per ognuno di noi.
"I miei colleghi sanno che sono venuta qui. Stanno aspettando il momento giusto per intervenire.."
I tre uomini mi osservarono seri.
Skin scosse la testa.
"Non lo hai detto a nessuno. Nessuno ti cercherà. Abbiamo comunque atteso qualche giorno per averne certezza ma i nostri agganci ci hanno confermato che non hai condiviso con nessuno le tue prove. Prove che ovviamente sono sparite al momento. Ti sei dileguata nel nulla. Tutto questo per mettere a tacere la tua sete di riscatto che ti ha quasi uccisa."
"Mi conoscete proprio bene a quanto pare."
Sospirai osservando la parete.
Skin fece un passo verso di me, mi mise un dito sotto il mento e lo alzò per guardarmi negli occhi.
"Noi di te conosciamo tutto."
Mi sussurrò facendomi rabbrividire.

SkinWhere stories live. Discover now