25. Mela

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"Conta fino a cinque e vedrai che il dolore sarà scomparso."
"Papà, fa ancora tanto male." Piagnucolai aggrappandomi alle sue mani.
"E allora controllalo. Se non se ne va, rinchiudilo nella tua testa. Sei tu che controlli il dolore, non il contrario. Sei forte Mela, sei la bambina più forte del mondo!"

"Uno, due, tre, quattro.."
"Apri gli occhi Mela. Avanti cazzo.."
Sorrisi quando sentii quella voce burbera e misi ogni senso sull'attenti. Faceva male? Non mi sembrava più.
Avevo avuto così tanto dolore da pensare di impazzire. Ora non sentivo nulla, mi sentivo solo intorpidita.
C'era puzza di disinfettante e di ospedale.
Un momento..
Spalancai gli occhi e sussultai.
"Skin?" Lo chiamai ad alta voce terrorizzata ma poi mi accorsi che era accanto a me e mi teneva la mano.
Con il suo pollice, disegnava dei piccoli cerchi delicato sul mio palmo. Mi osservava preoccupato.
"Che ci facciamo qui?"
Brevi flash di quello che era successo iniziarono a passarmi nella testa.
Ricordavo di essere uscita. Il freddo, la neve, la macchina..
Cazzo..
"Mela.. Ho poco tempo.. Ascoltami."
Le sua mano tatuata si fece strada fino al mio mente e voltò la mia testa verso di lui.
Aveva gli occhi rossi, aveva gli occhi disperati.
"Mi hai portata qui.." Sussurrai allora commossa.
Lui fece un cenno di assenso.
"Ti ho promesso di proteggerti e che non ti sarebbe successo nulla.."
A costo della sua vita.
Trasalii quando mi resi conto di ciò che aveva fatto.
Ero qui, la libertà a portata di mano. Potevo fuggire. Potevo dire la verità, urlare, chiedere aiuto.
Cosa aspettavo?
Eppure quell'uomo dagli occhi tristi mi aveva salvato mettendo a repentaglio la sua di vita. Chi lo aveva fatto oltre a lui? Butch che si era preso i contanti e mi aveva venduta?
"Arriverà un poliziotto e ti farà delle domande.."
La sua voce tremò. Aveva paura. Quell'uomo grande e grosso che suscitava terrore in tutti, ora aveva paura.
"Mela ti sto pregando.. Ti sto pregando di pensare alle ragazze e ai miei fratelli.."
In quel momento la porta si spalancò.
Non mi voltai a guardare. Gli occhi scuri come la notte di Skin mi tenevano incollata a lui.
"È sveglia!" Sentii l'infermiera urlare e poi un gran trambusto.
"Ti prometto che le cose cambieranno. Faremo un contratto. Sistemeremo le cose in maniera che non facciano male a nessuno. Pensa agli altri.."
Un poliziotto entrò a gran passo nella stanza. Non lo conoscevo.
Intimò a Skin di allontanarsi e con mia sorpresa, lui si tirò indietro.
Penso che nessuno aveva mai osato dargli un ordine. Eppure in quel momento era spacciato, non poteva ribellarsi, obbediva in silenzio.
Gli strinsi la mano più forte.
"Non voglio che vada via."
Che cosa? Mi sono bevuta il cervello. Sarà il trauma cranico. Questa è la mia fottuta occasione di scappare e sbatterli in galera. Assassini, mafiosi, criminali, ti dice qualcosa Mela? Eppure, ripensai alle ragazze. A come le aveva salvate. A come aveva salvato me a costo di fottersi per sempre. Pensai a come mi aveva stretta in quell'aereo, a quando avevo ballato per lui. A Neve, a quanto mi ero sentita libera in quei momenti.
"Lui resta." Sussurrai stringendolo più forte.
Skin mi sorrise incredulo.
"Signorina Mary Sol.." Rabbrividii quando sentii quel nome e mi venne da sorridere. "Il suo compagno deve uscire."
Pronunciò la parola compagno con disprezzo e un secondo poliziotto si avvicinò a lui afferrandolo per un braccio ed iniziando ad allontanarlo.
Scattai a sedere immediatamente di fronte a quella scena e sentii un dolore fortissimo alla pancia. Mi accasciai. Non sapevo nemmeno cosa mi fosse successo, ora che ci pensavo.
Skin lanciò un urlo e mandò a sbattere il poliziotto contro il muro.
"Stai bene?" Mi chiese correndo verso di me.
Avevo le lacrime agli occhi per il dolore.
"Passa inosservato."
Miami con la bocca sapendo bene quello che stava accadendo.
Skin sembrò capire, lasciò andare le mani lungo il corpo e non oppose resistenza quando il poliziotto lo afferrò di nuovo e gli mise le manette.
Lo portò fuori, nonostante io continuassi ad oppormi.
"Signorina, deve calmarsi. Io sono qui per aiutarla."
"Voglio andare a casa!" Tuonai cercando di alzarmi mentre il poliziotto tentava di riportarmi ad uno stato di allerta minore.
"Mi ascolti, le farò solo alcune domande e se sarà tutto okay potrà tornare dal suo compagno. Come si chiama?"
"Lo sapete benissimo come mi chiamo!" Tuonai io conoscendo perfettamente la prassi di quegli interrogatori.
Avevo dei punti in testa, arrivavo in PS con un uomo pieno di tatuaggi e la faccia di un criminale. Pensavamo fossi una puttana, rapita da chissà che luogo e lui il mio pappone.
"Il suo compagno è arabo?" Mi chiese il poliziotto facendomi rabbrividire.
"A cosa allude?"
"Sappiamo come culturalmente trattano le donne.." trattenne il fiato in attesa di una mia reazione.
Mi allontanai da lui facendomi piccola sui cuscini.
"Come si permette? Sta facendo delle insinuazioni razziste.."
L'uomo spalancò la bocca e mise le mani di fronte a sè.
"Voglio solo aiutarla. Sapere se qualcuno le sta facendo del male."
Negai scuotendo la testa.
"Cosa ha fatto lì?" Chiese indicando il taglio sulla mia tempia.
Rimasi in silenzio per qualche istante.
"Sono sicura che il mio ragazzo ve l'ha detto. Sapete tutto. Lasciatemi in pace."
Il poliziotto scosse la testa. Mi porse il suo bigliettino da visita.
"Ha paura?"
Scossi la testa.
"Le ha mai fatto del male?"
Scossi di nuovo la testa e sentii le lacrime bagnarmi gli occhi.

Sì, mi ha rapito. E mi ha anche colpita alla testa. Ma poi mi ha salvata, due volte. Di cui una ero finita nei guai a causa sua. Però era tutto un casino ma lui non era mai stato cattivo con me, questo non potevo dirlo. Io lo avevo attaccato e lui si era difeso.

Negai di nuovo con forza.
"Vi minaccia? Vi controlla?"
"Non ci fa niente di tutto ciò!"
Risposi e mi resi conto di aver fatto una stronzata. Lui alzò il sopracciglio di rimando.
"Vi?" Chiese con un sorriso furbo sul volto.
Bastardo.
Stava giocando con me, consapevole che dopo l'anestesia non ero totalmente lucida.
Rimasi in silenzio.
"Ci sono altre donne come lei? Dove vi tiene? Siete in ostaggio?"
Sospirai guardando davanti a me.
"Non ho niente da dire. Sono stanca. Voglio solo andarmene."
L'uomo scosse la testa.
"Non può."
"Sono in ostaggio?" Chiesi a testa alta usando le sue parole.
Sorrise e si avvicinò alla porta.
"Vuole che lo rimandi qui? Posso trattenerlo. Posso aiutarla. Mi dia solo un cenno.."
"Sì. Lo rimandi qui."
Interruppi i suoi sproloqui e scoppiai in lacrime appena questo uscì dalla stanza, insieme a lui l'unica speranza di tornare libera. Stupida, mille volte stupida cretina.

"Skin!" Tuonai quando lo vidi entrare velocemente nella stanza.
Aveva una guancia arrossata.
Bastardi.
Ero così stupidamente felice di rivederlo.
Si avvicinò a me e si mise a sedere là, dove aveva passato le ultime ore.
"Ti ha tirato un pugno?"
D'istinto Skin si toccò la guancia ma non rispose. D'altronde, aveva la faccia che sembrava una cartina geografica, piena di tagli e ferite dalla scazzottata con Sam.
"Cosa gli hai detto?" Mi chiese con la voce spezzata.
"Nulla. Non gli ho detto nulla."
Mi osservò per alcuni istanti cercando di leggere la verità sul mio viso ma sapeva bene anche lui, sebbene fosse incredulo, che se avessi cantato lui sarebbe già stato chiuso in una cella. Senza esitare un secondo.
"Nulla." Ripetei più forte toccandogli di nuovo il braccio.
Questa volta lo ritrasse come se lo avessi scottato. Non amava essere toccato, questo lo avevo intuito.
"Dobbiamo andarcene da qui. Okay?"
Scossi la testa alle sue parole e vidi i suoi occhi prendere fuoco.
Non amava essere contraddetto.
"Non ci torno in prigione."
Scattò in piedi arrabbiato e si mosse furibondo nella stanza.
I suoi occhi caddero verso la porta e così anche i miei. Il poliziotto ci stava spiando. Appena si accorse che lo avevamo beccato si allontanò velocemente.
"Mi fai finire in galera."
Sussurrò Skin tornando da me.
Scossi la testa di nuovo con forza.
"Cazzo Mela, non farmi questo."
"Non voglio più stare lì.."
"Va bene. Va bene cazzo!"
"Come faccio a sapere che non menti?" Chiesi facendolo infuriare.
"Io non mento mai!"
Alzai gli occhi al cielo.
"Dicevi di essere il fattorino.."
"Cristo Mela."
Tirò un pugno sul tavolino e di nuovo, il poliziotto si affacciò alla finestra. Quell'uomo sapeva che qualcosa non andava.
"Andiamo a pranzo da qualche parte?"
Gli chiesi facendolo sbiancare.
"C'è stata una tempesta, hai dodici punti della pancia, hai avuto un'appendicite finita in peritonite. Inoltre, sono le sette di sera, hai dormito un giorno intero. Cosa cazzo ti dice il cervello?"
Mi toccai il punto che mi doleva e rimasi in silenzio spaventata.
Skin annuì sperando che avessi esaurito le parole.
"Andiamo a casa mia."
"A casa tua.." ripetè Skin ormai in trance.
"Preferisci la galera?" Chiesi facendolo impallidire.
Scosse la testa.
"Casa tua va benissimo."
Gli sorrisi.
Era bello avere un briciolo di potere anche se sapevo, mi avrebbe fatto pagare ogni cosa.

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